Poker di donne di Edmondo Cipolli: quattro donne difficili da dimenticare

poker di donne

“Poker di donne. Storie di donne straordinarie e difficili da dimenticare” (edito da GmPress, luglio 2020) è il libro d’esordio di Edmondo Cipolli. Si tratta di tre lunghi racconti che vedono quattro donne protagoniste, molto diverse le une dalle altre ma tutte accomunate da un carattere tenace e dalla voglia di godersi la vita e i suoi piaceri. 

Poker di donne- La trama dei tre racconti

Poker di donne vede quattro donne protagoniste di tre lunghi racconti che possono essere considerati tre romanzi: Antonella, una ragazza veneta trasferitasi a Roma con la mamma e il papà, troppo autoritario per il suo carattere forte e volitivo che la porterà a sposarsi molto presto con un uomo senza grandi pretese. Antonella, grazie alla sua tenacia, riuscirà ad affermarsi nel mondo del lavoro, tanto da diventare una manager di successo.

Santina e Yana sono invece le due protagoniste del secondo racconto: la prima, donna ossessiva e maniaca delle pulizie, deciderà di cambiare completamente approccio alla vita; la seconda, proveniente dall’Ucraina, era una dei bambini reduci dall’esplosione di Chernobyl che nel periodo estivo venivano ospitati presso le famiglie italiane.

Il terzo racconto vede Edda protagonista, figlia di un fanatico fascista, è affetta da cleptomania da quando era bambina, agevolata dalle sue doti ipnotiche.

Tutti e tre racconti sono molto piacevoli da leggere, in quanto appaiono ironici e smaliziati al punto giusto: la voglia di godersi la vita in tutti i suoi aspetti la fa da protagonista, rendendo le storie accattivanti e molto intriganti.

Poker di donne- Intervista all’autore Edmondo Cipolli

Dalla sua biografia si evince che lei si occupa di tutt’altro dal punto di vista professionale, come nasce la sua scrittura?

Se fosse stato per me, dopo il diploma mi sarei fermato. Non ero mai stato uno studente che brillasse particolarmente, anzi potrei dire di non aver mai studiato, i libri se potevo evitarli lo facevo ogni volta. A farmi continuare gli studi è stata mia mamma, anche se questo comportava un impegno economico non indifferente, non navigavamo certamente nell’oro. Per farla contenta ho accettato di continuare, mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università Cattolica. Mi sono buttato a studiare con una nuova forza, dovevo dare soddisfazione a mia madre. Primo esame: Botanica Generale.Chi mi esaminava era il mitico professor Gerola, un uomo alto, elegante, pizzetto bianco, burbero, che solo a guardarlo metteva terrore. Ero il quarto che entrava per farsi macellare, i tre che mi avevano preceduto li aveva cacciati dopo la seconda domanda. Sette domande, credo di aver risposto bene, ma non ne sono sicuro. Mi fa uscire. Passano tre minuti, rientro. Mi dice: “Firmi qui”. Io firmo e leggo Trenta e Lode.  Questo Trenta e Lode mi ha dato una gasatura tale che ha influito enormemente in tutta la mia carriera universitaria.  Ottenuta la laurea invio decine di curricula a società e aziende operanti nei vari settori dell’agricoltura: dalla meccanica alla zootecnia, nessuna risposta. Un giorno mi dicono che la Federconsorzi a Roma farà un corso per assumere giovani agronomi da mandare presso i Consorzi Agrari Provinciali. Faccio domanda di partecipare. Mi prendono. Ci assumono in due: io, emiliano, a Potenza; l’altro, romano, a Parma. Mi faccio quattro anni a Potenza. In seguito altri quattro anni al Consorzio di Mantova come capo ufficio fitoiatrico. Poi vengo assunto dalla multinazionale francese Rhone Poulenc, dove rimango per venticinque anni. Da tutto questo si evince che non mi sono mai occupato di scrivere un romanzo, cioè costruire storie per far vivere personaggi di fantasia. Nel 2010, ero già da alcuni anni in pensione, mi sono chiesto: “Mia mamma il prossimo anno compirà cento anni. Io ho girato molto per motivi di lavoro, in Italia e all’estero, ho forse dedicato troppo tempo al lavoro e poco ai miei cari. Da mia mamma avrei voluto conoscere tante cose, del tempo che ancora c’era papà, i tanti problemi che ha dovuto affrontare nella vita. Invece, mi sono reso conto che non sapevo niente. Non volevo che le mie figlie e i miei nipoti si trovassero un giorno nelle mie stesse condizioni, non sapere chi era e che vita avesse fatto il loro papà e il loro nonno. Così ho deciso di scrivere un libro, il primo libro in vita mia. Dovevo raccontare di me. Mi sono seduto al computer e ho cominciato a scrivere la prima pagina, alla fine ne sono uscite 236, con una novantina di vignette a colori, opera del sottoscritto. Questo libro l’ho ultimato nell’aprile 2011. Il titolo: “Ho perso le radici”. Dopo due mesi mia mamma è salita in Paradiso.

Come nasce l’idea di questo libro-racconto?

Una volta ultimato quel libro sulla mia vita, mi resi conto che dovevo continuare a scrivere. Oramai il virus della scrittura mi aveva contaminato. Uno dopo l’altro ne ho scritti altri otto. L’idea del “Poker di donne” m’è venuta pensando al gruppo di amici che ebbi la fortuna di incontrare quando lasciai Modena, per venire ad abitare a Roma con tutta la famiglia. Quando arrivai a Roma dovevo cercarmi casa. Fu la centralinista della società dove lavoravo a indicarmi una nuova zona residenziale in Via Rivarone, dalle parti di Forte Boccea. Vado a vedere, il posto è una meraviglia, al centro un grande parco già piantumato. Si vede il Cupolone! Affitto: 500mila mensili. Siamo nel 1977, è troppo caro. La società deve darmi una mano.  Il direttore acconsente. Mi aumenta lo stipendio di altre 800mila lire.  Passano pochi mesi e arriva la bella notizia dell’Equo Canone. L’affitto precipita da 500mila a 170mila. Organizziamo una grande festa sopra il quinto piano con tutti gli inquilini. Nel nuovo complesso conosco altre persone: un friulano, colonnello delle Guardie di Finanza, che in seguito verrà destinato in Asia e in Africa per contrastare il traffico di droga, moglie insegnante, tre figli piccoli; un romano, direttore della Buffetti, in seguito inviato in Spagna per aprire in quel paese una catena di negozi, moglie marchigiana, due figli piccoli; un giovane medico napoletano con moglie, senza figli; un architetto romano con moglie insegnante, un figlio; un romano, steward Alitalia, maniaco di sedute spiritiche, con amichetto non convivente; per finire, una romana dirigente di una società petrolifera con marito autista Atac, due figli. Da quest’ultima coppia sono partito per scrivere il libro. Qualche anno fa ho cercato di rintracciarli, al nuovo indirizzo dove si erano trasferiti, mi dissero che avevano raggiunto il figlio in uno dei tanti paradisi fiscali. Questa è la donna di cuori. 

Da cosa deriva la scelta di avere quattro donne come protagoniste?

 L’evoluzione riscontrata negli ultimi decenni nel campo femminile è stata a dir poco straordinaria, in tutti i campi. Questo il motivo che mi ha spinto a tracciare la vita di quattro donne, a loro modo tutte protagoniste, degne regine per il ruolo che svolgevano. Santina Petralia, donna di fiori, per essersi liberata da una grave e lunga mania che la stava uccidendo. Yana Medvedev, donna di picche, una giovane ucraina che ha saputo superare l’angoscia della contaminazione radioattiva seguita all’esplosione del reattore n.4 di Chernobyl. Edda Patanè, donna di quadri, una giovane ladra compulsiva che sa perfettamente di sbagliare, ma non sa trattenersi e continua, fino a svaligiare banche. Ognuna ha il suo carattere, al quale non sa sottrarsi.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Di progetti ne avrei tanti, ma per il momento sono bloccato. Con quanto mi è capitato non posso passare del tempo seduto davanti al computer, non resisterei più di dieci minuti dal dolore di schiena. Però ho già pronti altri sette racconti. In sintesi sarebbero i seguenti: 

“L’infedele”: la storia di un uomo che non ne perde una, ha una fame irresistibile di donna. Ma non sempre riesce a far centro.

“La difficile ricerca dell’amore dopo i 50 anni”: probabilmente il migliore dei miei romanzi. La storia di quattro amici ultracinquantenni che vivono in un paesone dell’Emilia. Uomini che non sanno vivere la solitudine e le tentano tutte pur di trovare l’anima gemella. Alla fine trovano la soluzione che li accontenta, una soluzione davvero imprevedibile.

“Capitò tutto a Malga Ces”: è una malga speciale che si trova nel territorio di San Martino di Castrozza. Lì sono accaduti fatti reali che meritavano di essere raccontati. Andateci anche voi a fare una vacanza, estiva o invernale, non ve ne pentirete.

“Vite da pensionati”: una ventina di storie relative a pensionati italiani, qualcuno rimane attratto da Paesi stranieri e si trasferisce, altri rimangono in Italia e si arrangiano in qualche modo.

“Grand Hotel Miralago”: una vicenda che interessa un uomo iniziata nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale. Un reggiano che fugge dal carcere di Coltano, la grande prigione a cielo aperto dove erano accampati migliaia di prigionieri fascisti nel dopoguerra. Dopo una vita rocambolesca si ritrova ancora una volta in Toscana felice di aver raggiunto il suo indimenticato amore.

“La vita è tutta una sorpresa”: si narra la storia di un cittadino di Schio (Vicenza) che per caso conosce una ragazza spagnola in visita turistica in Italia. Se ne innamora e un giorno decide di raggiungerla nella sua città. Seguono avvenimenti imprevisti e un finale difficile da immaginare.

Più o meno, tutti questi racconti sono nati da narrazioni od episodi usciti dalle conversazioni dei miei amici di Roma, del complesso residenziale di Via Rivarone. Per la verità un progetto l’avrei in mente per il futuro; diciamo che sarebbe un po’ la continuazione logica del “Poker di donne”, però in versione maschile: “Poker di K”. Anche qui racconterei di quattro uomini straordinari che meritano di essere immortalati come King. 

Il primo, K di quadri, l’avrei già individuato: un giovane contadino comunista che alla fine della guerra, quando le truppe del Reich sono in fuga verso il Nord, trova nel proprio podere, a pochi metri dalla sponda destra del Po, un carrarmato tedesco ancora in perfette condizioni. Non penserà di disfarsene.

Ringraziamo lo scrittore Edmondo Cipolli per aver risposto alle nostre domande.

 

Fonte immagine: redazione

Rita Giordano

 

A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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