Johan Renck e Craig Mazin per l’HBO: Chernobyl

Johan Renck

Chernobyl, con la regia di Johan Renck, è l’ennesima dimostrazione della qualità che la HBO riesce a garantire. Dopo i pareri contrastanti che hanno accompagnato l’ultima stagione di Game of Thrones, l’emittente statunitense torna con una miniserie di cinque puntate dedicate al disastro nucleare avvenuto il 26 aprile 1986 all’01:23 in Ucraina, all’epoca ancora parte dell’Unione Sovietica, presso la centrale nucleare V.I. Lenin.

Ideata e scritta da Craig Mazin, diretta da Johan Renck, Chernobyl è stata prodotta e distribuita da HBO e sarà trasmessa in Italia da Sky Atlantic. Per raccontare il più grave incidente nucleare della storia un cast eccezionale con Jared Harris, Stellan Skarsgård, Emily Watson, e Paul Ritter. Molti elementi sono tratti da Preghiera per Chernobyl di Svetlana Aleksievič, un libro in cui l’autrice provava a ricostruire non tanto gli avvenimenti quanto «le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto».

Chernobyl è una serie drammatica e non potrebbe essere altrimenti dati i fatti che racconta. Tutta l’atmosfera, fin dai primissimi minuti, sembra confermarci che quello a cui stiamo per assistere è un dramma che ci verrà presentato in tutta la sua cruda realtà. L’ambientazione e le atmosfere ci rimandano all’Unione Sovietica negli anni precedenti alla sua dissoluzione. L’abbigliamento, i colori delle pareti, le decorazioni delle piastrelle, i telefoni, i registratori, le audiocassette, le auto e la fatiscenza dei palazzi rimandano ad un mondo apparentemente lontanissimo ma che è vicino, lontano di soli 33 anni. Unico neo di una serie che lascia davvero poco spazio alle critiche è sicuramente la scelta di Johan Renck di utilizzare comunque l’inglese per i dialoghi. È forse l’unico elemento straniante in una ricostruzione perfettamente riuscita di un’atmosfera.

Chernobyl è una storia che viene raccontata da quello che scopriremo presto essere uno scienziato, Valery Legasov. Un racconto registrato su delle audiocassette per capire ciò che è accaduto, ricostruirlo e farlo sapere al mondo. Non un caso perché la serie evidenzierà le dinamiche distorte del potere che portano alla costruzione di narrazioni false e distorte, fatte di omissioni e bugie. Ma ogni bugia ha un debito con la verità e quel debito prima o poi dovrà essere ripagato. Far raccontare quella storia ad uno scienziato significa mettere ulteriormente in evidenza quel debito. La scienza segue un rigore logico, ha una sua razionalità e un suo metodo.  Tutti elementi che in un regime divengono contraddittori perché ci sono altri valori e altre dinamiche da preservare.

Chernobyl può essere un ottimo strumento per comprendere meglio una stagione storica.  È difficile capirlo solo attraverso i libri scolastici ma la Guerra fredda ha condizionato migliaia di vite. Questa miniserie è un ottimo modo per scoprire come l’ha fatto. Durante una guerra fredda tante piccole verità possono essere sacrificate per proteggere una rappresentazione. In questo caso è la rappresentazione del potere sovietico ma si tratta di dinamiche rinvenibili in tanti altri sistemi di potere e in tutte le epoche. Chernobyl è un ottimo esempio per dimostrare che il potere ha sempre provato a costruire una sua narrazione spesso diversa dalla realtà. Ma qual è il costo da pagare per creare una rappresentazione che si allontana sempre di più dalla realtà?

Nel corso delle cinque puntate scopriremo quanto sono costate quelle bugie. Si tratta di un dramma reale di cui tutt’oggi paghiamo conseguenze e che ha comportato un costo umano non stimabile. Se lo spettatore si immedesima sempre in ciò che guarda il dolore è doppio, e non potrebbe essere altrimenti. Sapere che ciò che si sta guardando è vero causa un interesse maggiore ma anche un dolore e un’angoscia tremendi.

Alla fine della visione resta spazio solo per lo sgomento e per un senso di amarezza. Come si finisce in una situazione drammatica come Chernobyl? La storia è fatta di attimi, decisioni, ambizioni, errori ma anche di bugie e verità. È fatta di uomini che scelgono di non contraddire (o sono costretti a farlo) quella catena di comando così fortemente gerarchizzata, così piena di sicurezze e poi così debole nel momento in cui tutto diventa incontrollabile.

Chernobyl è una serie dedicata a tutte le vittime ma soprattutto a tutte quelle persone che sono state costrette a sacrificare le loro vite per salvare le nostre. Ci sono momenti in cui la storia non ci dà possibilità di scelta, momenti in cui non ci si può tirare indietro. Chernobyl è stato uno di quei momenti e Craig Mazin e Johan Renck ce l’hanno raccontato.

 

 

Fonte immagine: https://pixabay.com/photos/pripyat-chernobyl-1366159/

A proposito di Salvatore Tramontano

Studia Mass Media e Politica presso l'Università di Bologna. Scrive per capire cosa pensa.

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