Protezione, il nuovo romanzo di Yaa Gyasi

recensione protezione

Protezione è il secondo romanzo dell’autrice statunitense originaria del Ghana Yaa Gyasi, classe 1989, edito Garzanti. Il suo romanzo d’esordio Non dimenticare chi sei, una saga familiare che ripercorre le vicende di otto generazioni dalla schiavitù fino ad oggi, le è valso il John Lenonard Award, l’American Book Awards, il Dayton Literary Peace Prize e il Premio PEN/Hemingway.

Protezione, trama

Come sottende il suo nome, dotata, Gifty è una dottoranda promettente, che sta conducendo una ricerca nel campo delle neuroscienze: le emozioni hanno un’origine molecolare? Si è predisposti verso le patologie psichiatriche?

Per comprendere perché ha deciso di perseguire il suo studio, Yaa Gyasi decostruisce la vita di Gifty e  ne disseziona al microscopio ogni sua parte, da quando la sua famiglia ha lasciato il Ghana prima che lei nascesse, alla sua infanzia e pubertà in Alabama, fino alla decade dei suoi venti anni e al ricongiungimento con sua madre, affetta da una grave depressione, dopo la perdita del figlio maggiore.
Gli eventi che hanno segnato l’esistenza della ricercatrice hanno fortemente orientato le sue inclinazioni accademiche, portandola a cercare una risposta nella scienza, nella religione, ma soprattutto nel suo passato.

Il romanzo diluisce le valutazioni nude e crude portate avanti dalla protagonista, riguardo i dati acquisiti dalla sua ricerca, insieme alle sentite pagine di diario indirizzate al suo Dio, in cui vengono evocati i suoi ricordi d’infanzia.
Fede e scienza si fondono in una narrazione diretta, nella quale i risultati dagli esperimenti di Gifty diventano sostegno per le riflessioni riguardo il suo doloroso passato.

Protezione è una riflessione straordinaria sull’impossibilità di dare delle risposte assolute alla fragilità della natura umana.

Protezione: Scienza o Religione?

«Sono cresciuta tra persone che nutrivano ben poca fiducia nella scienza, che la consideravano un astuto stratagemma per derubarli della propria fede, e poi crescendo ho studiato scienziati e laici che descrivono la religione come se fosse una coperta di Linus per i deboli e stolti, un modo per magnificare le virtù di un Dio considerato ancora più improbabile della nostra esistenza in qualità di esseri umani.
Questa tensione, però, l’idea che si debba per forza scegliere tra scienza e religione è falsa».

Yaa Gyasi esamina un tema divisivo, che da sempre è stato oggetto di discussione: religione o scienza?

Lo affronta attraverso le constatazioni di Gifty, una brillante neuroscienziata, che ha devoluto con ostinazione la sua giovinezza alla ricerca, al conseguimento del suo più grande obiettivo, diventare uno scienziato e non una semplice woman in STEM.

Le pagine dedicate alla sua ricerca, alle osservazioni riguardo le sue cavie da laboratorio sono formali e distaccate, il suo esperimento è descritto in dettagli precisi, che non lasciano incertezze, ma una patina di freddezza. Al contrario, le pagine di diario e le reminiscenze evocate dalle sue memorie sono intinte di una sacralità che si può attribuire solo a momenti cristallizzati in un passato che non può ritornare.

Nata in una famiglia fortemente credente, Gifty cresce nella pudicizia del peso degli occhi di Dio puntati sul suo operato. Scrive delle lettere fortemente sentite, in cui parla del rapporto con la sua famiglia, fin quando la perdita del fratello e la depressione della madre non si insinuano nel suo personale rapporto con Dio.

È in quel momento che inizia a cercare una spasmodica risposta al dolore nella scienza, che non viene soddisfatta, permettendo a Gifty di comprendere che non esistono assolutismi, e che non è una debolezza abbandonarsi alla fede per cercare conforto.

Una storia di immigrati dal Ghana

Sulla scia della celebre autrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, autrice di Why should we be all feminist e Americanah, Yaa Gyasi racconta una storia di immigrazione dall’Africa, disaminando i temi del razzismo e delle discriminazioni sul lavoro, delle pressioni familiari a eccellere, della forte protettività, e dell’assenza di una rete di sostegno, quando si è lontani dalla propria comunità. Lo fa attraverso gli occhi di una bambina, nata in un Paese diverso da quello dei propri cari, che subisce il peso della cultura familiare, sebbene non lo ritrovi nell’ambiente circostante.

Yaa Gyasi è una narratrice in grado di evocare con chiarezza e onestà il dolore della perdita e il dubbio trascendentale tra fede e scienza.
Protezione è una lettura necessaria e adatta al mese di Ottobre, nel quale si celebra il Black History Month, per chi vuole avvicinarsi alla cultura afroamericana.

Immagine di copertina: Garzanti editore

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A proposito di Dana Cappiello

Classe 1991, laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimermi, impiastricciando colori sui fogli. Quando però i pensieri hanno superato le mie maldestre capacità artistiche, ho iniziato a consumare decine di agende. Parlo molto e nel frattempo guardo serie tv e leggo libri.

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