Quando un uomo cade dal cielo di Lesley Nneka Arimah

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“Quando un uomo cade dal cielo”, l’esordio letterario di Lesley Nneka Arimah, scrittrice afro-americana, è finalmente arrivato in italia, edito dalla casa editrice SEM, dopo aver ottenuto un ottimo riscontro negli Stati Uniti.

I racconti narrati dalla scrittrice danno voce a personalità diversissime, ma al contempo un fil rouge mantiene legate le pagine del racconto, attraverso una voce che narra le gioie ma soprattutto i dolori della vita con una spontaneità disarmante. Le storie si aggirano tra i generi più disparati, dalla leggenda al realismo che in alcuni punti diventa magico, attraverso le tradizioni di un popolo la cui cultura scorre nelle vene e nell’inchiostro della scrittrice; il folklore delle tradizioni africane, dove molti dei racconti sono ambientati, e dei quali tutti portano impressa almeno una traccia, è lo spunto per affrontare problematiche che accomunano tutti; drammi familiari, amore e amicizia, nonché tradimenti, ma a spiccare e ad emergere forte è la voce delle donne, protagoniste di drammi e di problematiche che spesso diventano però la loro forza, o la loro fine.

Quando un uomo cade dal cielo: dentro le storie…

A caratterizzare le donne raccontate da Lesley una scintilla, talvolta un vero fuoco, che arde loro dentro, ma che in un modo o nell’altro, la società o l’ambiente in cui si trovano, provano in tutti i modi a spegnere, perché tutt’intorno vi è deserto di emozioni, di conseguenza quelle troppo forti vanno sopite. Le giovani donne di questi racconti, le figlie, sono definite ribelli, talvolta semplicemente troppo intelligenti e dalla spiccata curiosità, dote niente affatto ben vista; tale animo sveglio viene spesso represso da madri che hanno subìto lo stesso trattamento quando erano giovani, e che talvolta vogliono evitare alle figlie, paradossalmente, ulteriori sofferenze. I padri se non sonnecchiano sul divano, con una birra, sono comunque assenti, o morti. Tutti i racconti si spezzano sul finale, come a voler lasciare interdetta l’ultima parola, forse perché pronunciarla sarebbe troppo, o perché in questo modo possiamo immaginare che quella scintilla che le caratterizza abbia ancora una speranza. Le giovani di questi racconti cercano in ogni modo di far sentire la propria voce, anche a costo di incorrere in una cocente punizione, come accade alla protagonista del terzo racconto, in una scena quanto mai attuale, intitolato appunto “Ribelle“:

“O quando mi avevano sospesa perché avevo dato della vacca fascista alla mia insegnante di Retorica e Comunicazione dal momento che si rifiutava di lasciarmi argomentare a favore del diritto all’aborto, un tema su cui non avevo un’opinione precisa fino a quando non mi è stata negata la possibilità di difenderlo.”

È in punti come questi che emerge la forte personalità della scrittrice, che dietro il destino spesso ingiusto delle proprie protagoniste, non riesce a trattenere la propria sensibilità di donna forte in un mondo che vuole assoggettarla ancora.

Il racconto spesso si ricostruisce a ritroso, come se i protagonisti ricordando, narrassero la storia partendo dal momento presente, per arrivare a quello passato, e così la confusione dei tempi del racconto è l’emblema dello stato confusionale dei protagonisti.  La fine spesso quindi coincide con l’inizio, e ciò enfatizza maggiormente la drammaticità del racconto come nel caso del quarto, intitolato “Luce” dove troviamo l’unico uomo che, per quanto impotente, rappresenta comunque una figura idealmente migliore delle onnipresenti mamme protettive e nocive. Il racconto si apre con una figlia ormai prosciugata dalle esperienze del mondo, a causa di scelte impostele dalla madre. Ma si chiude con quella che avrebbe dovuto essere l’intenzione iniziale del padre:

“E nemmeno si chiede da chi abbia ereditato quella scintilla che le arde dentro. Sa solo che le servirà per tenere a distanza i lupi che popolano il mondo e che lui dovrà impedire che si spenga.” 

Letta alla fine, questa dichiarazione d’amore assume i caratteri di un dramma che non ha più alcuna speranza di redenzione.

Un barlume di speranza però finisce proprio nel grembo di quelle mamme bambine, che nonostante o forse proprio a causa del cattivo esempio, sognano e sperano di diventare delle madri amorevoli, e ci provano, sin dal primo sussulto del bambino nel grembo, addirittura ancor prima, come nel racconto in cui le ragazze devono essere benedette dalle madri attraverso delle bambole-feticcio che, una volta ottenuta la benedette diverranno delle bambine in carne e ossa. L’esigenza d’amore per quanto impellente, è sempre sussurrata:

“Non le sarebbe mai venuto in mente che anche le neonate fatte di fango hanno bisogno di coccole.”

“Uno poteva credere che la piccola fosse fatta di seta. O che fosse tempestata di diamanti. Oppure che fosse amata.”

Alla fine però, quasi tragicamente, le figlie si accorgono che l’unico modo per scampare al dolore è ripercorrere la stessa strada delle madri. Una ciclicità tragica, ma necessaria.

Come scappare dunque da tanta sofferenza? Un’alternativa è quella del racconto che dà il titolo all’intera raccolta “Quando un uomo cade dal cielo”, dove in un futuro immaginario il mondo è pieno di “operatori del dolore”, geni della matematica che riescono a cancellare la sofferenza, calcolandone la formula, solo per coloro che possono permetterselo, economicamente, però. 

Numerose le questioni etiche e morali poste da racconti brevi, forti e brillanti, che riportano alla luce la difficoltà delle donne a muoversi in un mondo permeato nel maschilismo e nelle differenze sociali. Ancora una volta viene messa in luce la volontà di redimere donne che, consapevoli di sé, si permettono il lusso di alzare la testa, la voce, e di affermare ciò che sono.

“Le bambine con il fuoco nello stomaco saranno costrette a bere dalla fonte della correzione fino a quando le fiamme non si spegneranno.”

Donne brillanti, che meritano di spiccare il volo, in un mondo che vuole ancora una volta schiacciarle. E attraverso i racconti, contenuti in Quando un uomo cade dal cielo, di Lesley Nneka Arimah la loro voce non rimane inascoltata.

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A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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