Sfilata d’alti modi, un’antologia di poesie civili | Recensione

sfilata d'alti modi

Sul finire del 2024 l’editore La scuola di Pitagora ha pubblicato Sfilata d’alti modi. Ritratti poetici di figure esemplari, volume di poesia a cura di Giuseppe Langella; il libro si distingue subito per il contenuto: poesie civili recanti ritratti di personalità esemplari per le virtù che ne hanno caratterizzato l’esistenza.

La poesia civile in Sfilata d’alti modi

L’antologia Sfilata d’alti modi è un volume che si inserisce nel filone della poesia civile, attraverso una struttura che potremmo definire non consueta: in luogo di cantare la passione civile con versi infiammati esaltanti un’oggettiva virtù, il libro ha il fine di proporre ‘ritratti’, attraverso i versi, di figure ‘esemplari’ da prendere intimamente a modello per una virtù espressa attraverso la loro arte o la loro vita. Si comprende, dunque, in questo modo il proposito profondamente civile delle poesie raccolte, su cui il Langella si sofferma con tali parole: «Per scampare a quell’invisibile genocidio di massa i cui sintomi sono lo stordimento fisico, la catalessi morale e il sonno della ragione, la società odierna ha più che mai bisogno di modelli di riferimento a cui guardare, da cui trarre esempio e sprone. Non a caso, anche in politica il culto della personalità ha preso il posto delle vecchie ideologie. Sfilata d’alti modi vuole rispondere appunto a questo bisogno inespresso di modelli, di valori incarnati, offrendo una carrellata di ritratti esemplari, ciascuno dotato di un suo speciale, prezioso, carisma» (pp. 11-12). Giuseppe Langella, nell’Introduzione al volume spiega, così, le ragioni e gli obiettivi dei componimenti raccolti, che si concretizzano in un’aspirazione ‘civile’, mettendo a fuoco la valenza civilizzatrice della poesia stessa; una poesia, pertanto, edificante da un punto di vista etico e morale, che possa ispirare sentimenti di accanita protezione dei valori umani, ottusi dal rumore di cui è pervasa la società odierna: «è la vista del mondo offeso che l’accende [la poesia civile], sono gli attentati alla pace, al diritto, alla libertà, all’uguaglianza, alla pietà umana e alla custodia del creato, che la scandalizzano» (p. 9).

Tenendo presenti le parole di Langella, sembra potersi leggere in filigrana all’intenzione che muove l’allestimento di Sfilata d’alti modi una considerazione (oltre che di origine sociale) relativa alle tendenze poetiche contemporanee: è necessario un libro di poesia civile in quanto la vocazione poetica, in diversi casi, sembra tendere a evitare un impegno dichiaratamente civile, complice forse, aggiungiamo, una non sempre definita linea di indirizzi specifici della poesia del nuovo Millennio. In ragione di ciò, l’antologia presentata si assume l’onere di fungere da punto di raccolta e il fine di proporre nuove modalità di “civiltà” facendo propri i versi foscoliani dei Sepolcri: «A egregie cose il forte animo accendono | l’urne de’ forti» (vv. 151-152).

Il fine ultimo sembra, attraverso le numerose virtù ritratte, la necessità della presa di coscienza per cui la virtù umana per eccellenza, la solidarietà, esiste e resiste nonostante tutto. L’importanza del modello di virtù a cui è dedicata la poesia, dunque, assume un valore inderogabile nell’economia del libro, che diviene in tal modo uno speculum attraverso cui riflettere, inverare, attualizzare la necessaria aspirazione al bene comune.

Per una ‘galleria’ di ritratti esemplari

Pur non potendo soffermarci su ogni singola poesia contenuta in Sfilata d’alti modi, è da osservare che un elemento imprescindibile, spesso, per la comprensione dei componimenti è una noticina che segue ciascuna poesia. In essa la sua autrice o il suo autore dichiarano l’oggetto del “ritratto” poetico e la ragione della sua esemplarità; è il caso, solo per fare alcuni nomi, della poesia Sulle bandiera della libertà di Lino Angiuli, dedicata a Federico García Lorca; di Morire proprio quando di Tiberio Crivellaro dedicata allo psicoanalista Fabrizio Scarso; di L’indicibile di Angelo Gaccione, dedicata a Carlo Cassola; de La scandalosa speranza di Renato Minore, dedicata a padre David Maria Turoldo; di Perfetta letizia di Rita Pacilio, dedicata a san Francesco d’Assisi; di Vie di ghiaccio aria fosca di Fabio Pusterla, dedicata alla scrittrice Mary Mapes Dodge

Interessanti, inoltre, i versi dedicati ai personaggi dei racconti mitici, come nel caso, per esempio, della poesia di Claudio Damiani La casa di Filemone e Bauci: mediante il richiamo ai due sposi, modello della virtù dell’ospitalità, emerge il carattere esemplare dell’episodio tramandato dalle Metamorfosi ovidiane, che ai giorni nostri può essere letto come significanza di una prassi della solidarietà, in un mondo in cui sembra essere esaltato l’individuo a scapito dei suoi consimili. Ecco che, dunque, la ‘sfilata d’alti modi’ si arricchisce di caratteri esemplari universalmente intesi che si affiancano alle vite esemplari dipinte nei componimenti che costituiscono l’antologia. Inoltre, nei termini di uno stretto legame col racconto mitico, è possibile ancora menzionare la poesia La scuola di Omero di Elisa Donzelli, in cui emerge il senso di inafferrabilità del tempo, del suo essere uno e trino (passato, presente e futuro), il suo dilatarsi e, soprattutto, il suo comprimersi, avvicinando, al sentire dei giorni nostri, l’universalità di modelli che ci appaiono lontani solo in controluce, ma di cui invece sentiamo la vicinanza e la necessità.

Merito di Sfilata d’alti modi è, dunque, il rendere concreto e presente il bene, attraverso le virtù poeticamente ‘dipinte’, che si dimostra con una vita esemplare; una vita che non necessariamente deve appartenere ad una grande e nota personalità universalmente riconosciuta: molto spesso la vera virtù, in un cuore sensibile, è quella che si fa strada in silenzio: così è per la tacita volontaria dalla “delicata bellezza” che emerge nell’immaginario poetico di Eugenio De Signoribus con versi di Maria riparatrice (pp. 38-39): figura salvifica, concreta, senza nome, alla quale l’autore attribuisce quello di Maria, la mater per antonomasia, che con gesti di puro e disinteressato affetto trae in salvo un bambino dalle macerie. Un esempio, quello di Maria, che spinge alla profonda riflessione: avere la fortuna di essere al contempo un bambino salvato dalle macerie del nostro tempo e avere il dovere di essere Maria nel saper porgere una mano al nostro prossimo.

Fonte immagine; La scuola di Pitagora.

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A proposito di Salvatore Di Marzo

Salvatore Di Marzo, laureato con lode alla Federico II di Napoli, è docente di Lettere presso la scuola secondaria. Ha collaborato con la rivista on-line Grado zero (2015-2016) ed è stato redattore presso Teatro.it (2016-2018). Coautore, insieme con Roberta Attanasio, di due sillogi poetiche ("Euritmie", 2015; "I mirti ai lauri sparsi", 2017), alcune poesie sono pubblicate su siti e riviste, tradotte in bielorusso, ucraino e russo. Ha pubblicato saggi e recensioni letterarie presso riviste accademiche e alcuni interventi in cataloghi di mostre. Per Eroica Fenice scrive di arte, di musica, di eventi e riflessioni di vario genere.

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