Spostatori di masse: un romanzo di Eugenio Ressa

Spostatori di masse: un romanzo di Eugenio Ressa

Spostatori di masse è un romanzo di Eugenio Ressa edito da Elianto Editore.

Il libro, racconta le vicende autobiografiche dell’autore, in particolare della sua Napoli by night”. Esso indaga le meccaniche, le strutture e le vicende che dominano l’ambiente lavorativo e personale del settore. Il protagonista Ge. Re abbandonerà il percorso di studi per dedicarsi all’attività più redditizia ed esaltante delle pubbliche relazioni di cui dispongono i locali notturni napoletani. Il potere e il successo saranno per il ragazzo la spinta energetica delle sue giornate, ma anche il moto al declino furente cui ci si imbatte chi non riesce a controllare il proprio ego.

Ciò che risalta maggiormente agli occhi, già da una prima lettura, è la differenza caratteriale tra i due personaggi più frequenti. Ge.Re, il protagonista assoluto del romanzo, appare quasi come il riflesso oscuro dell’altro ragazzo For.Mig. Il primo sempre alla ricerca del successo, dell’onda alta, in preda all’euforia e con le tasche piene. Il secondo, più semplice, frequentatore di bar e piccoli pub, con pochi soldi in tasca e dedito ad una vita semplice fatta di birra ed esami universitari, prossimo a diventare ingegnere, proprio come suo padre.

Entrambe le figure, seppur così distanti e diverse, sembreranno mantenere un filo di connessione per tutta la narrazione. Si incontreranno, seppur per sporadici eventi e serate, avranno il piacere di scambiarsi conoscenze ed idee, risultando al lettore, quasi amici destinati. Anche se, soprattutto, verso la fine, le loro differenze di intenti e carattere sembreranno infastidire ed ostacolare non poco il loro rapporto.

Ge.Re, studente di giurisprudenza, deciderà di dedicarsi ad un’attività a tempo pieno che gli sembrerà dargli più soddisfazione e potere: diventerà dapprima un portagente, poi il capostipite di diverse strutture notturne. La sua ascesa al potere sarà repentina e di successo, si circonderà di amici e collaboratori fidati, passerà da piccoli locali a vere e proprie strutture maxi, come il “Methis”. Il suo nome inizierà ad essere pronunciato dai grandi del settore.

Non mancheranno le disdette, le amicizie troncate, e i piedi pestati. Anche in questo settore, infatti, come in altri, spesso il denaro è più importante dell’etica.

Il romanzo indaga da vicino la struttura della napoli by bight: snocciola in modo efficace i ruoli dei gruppi, le loro funzioni, come si passa da una carriera inferiore a quella successiva, e cosa invece è sbagliato fare per non perdere il successo ottenuto. Parla in modo chiaro di come ci siano locali fissi, di come si possa lavorare stagionalmente, di come sia importante avere spazio necessario per gli ingressi, delle consumazioni extra, degli spazi affacciati sul mare, e di come la concorrenza sia assolutamente spietata.

Ge.Re sarà il promotore di locali fissi, ma si troverà spesso a cambiare luogo di lavoro, per sopraggiunte offerte maggiori, o semplicemente per discussioni interne. 

Questa Napoli viene descritta in modo esaustivo, molti sono i luoghi menzionati, infatti, sia facenti parte della periferia che dei luoghi considerati altolocati. Si passa infatti da un sentire sopraelevato per ciò che concerne il Vomero o Posillipo, ad una sorta di razzismo e presa in giro per le utenze provenienti da piccoli paesi limitrofi.

Questi passaggi sottolineano una sorta di pregiudizio sociologico che attacca la psiche di tutte le persone. Più volte si sottolinea infatti di come chi venga da un posto meno altolocato (come la periferia) sia vittima di scherno, o punto di esplosione di risse.

Si menziona Gragnano con i suoi gustosi panuozzi, Sorrento dai limoni freschissimi e dal mare azzurro, la movida di piazzetta Arenella, i colli Aminei, il Vomero, Mezzocannone, Arzano e Casandrino. Ogni luogo sembra restituire al lettore locale, una sorta di familiarità idealistica verso luoghi conosciuti e realtà già sentite.

Qualche “riga rosa” per ciò che concerne l’amore è affrontata con rapidità e onniscienza. Il romanzo non ci racconterà mai in modo profondo la storia d’amore tra Ge.re e Paola, ma le righe lasciate qua e là in diverse pagine aumentano la curiosità del lettore circa le loro vicende.

Il loro sarà un amore mai esploso del tutto, una quasi paura di “aversi troppo” pur avendo paura di non potersi mai avere. Paola sarà disgustata dal nuovo lavoro di Ge.Re ma non perderà l’occasione di avvicinarsi al suo vecchio amore ogni qual volta ne avrà l’occasione. Questo amore mal consumato, assaggiato solo sul fondo e mai visto in superficie, incuriosisce e rattrista il lettore che non vedrà mai il ragazzo lasciarsi andare all’amore e ai sentimenti positivi della sua vita.

In numerosi passi di Spostatori di masse sono presenti diverse citazioni filosofiche di Schopenhauer, Tolstoj o Kakfa. Esse arricchiscono il romanzo di una pasta qualitativa superiore, rendono sublime alcuni passaggi narrativi, dando alla lettura un retrogusto sofisticato che, accoppiato alla crudezza delle altre vicende, si trasforma in una sinfonia di sapori ed immagini ineguagliabili.

Anche chi non possiede fondamenta di filosofia può, attraverso la narrazione, capire concetti base sul mondo e sugli uomini.

I nomi dei personaggi, che si avvicenderanno veloci e numerosi, non saranno mai scritti per intero, essi infatti, essendo appartenenti a persone reali, necessitano di protezione. Non saranno mai descritti in modo profondo e dettagliato, spesso saranno le pedine narrative per passare da una vicenda all’altra. Non ci si affeziona mai toppo ad uno piuttosto che all’altro, ma tutti sembreranno servire allo scopo in maniera assolutamente irrimediabile.

Il protagonista più volte ha visioni terrificanti: Ge.Re infatti, soprattutto al ritorno dalle lunghe serate di lavoro, nota flotte di scarafaggi sul suo cammino. Da ciò si può notare, oltre che in alcuni passaggi descrittivi, la vicinanza a Kakfa con il suo romanzo “le metamorfosi”. Questa sorta di omaggio enfatizza la vicinanza dell’autore ai suoi miti, oltre a delineare in modo efficace la teoria di Kafka.

Come per Gregor Samsa (protagonista delle Metamorfosi) anche per Ge.re, l’uomo moderno subisce una forte alienazione all’interno della famiglia e della società che si traduce in una sorta di allontanamento per il diverso. Così come per Samsa, anche per Ge.Re i sogni sono disturbati e la realtà non appare come dovrebbe. Il mondo è regolato da forze oscure, e la continua oppressione e spinta verso ciò che non si vorrebbe essere, rende proprio quella persona, ciò che non voleva.

Questa sorta di comparazione risulta interessante al punto tale da suggerire tra le righe la lettura integrativa di Kafka.

Ge.Re continuerà a sentirsi oppresso in un mondo che non sente suo, ma che vive, essendo l’unico che ha. Il suo desiderio di essere diverso lo accompagnerà per tutto il romanzo.

Il titolo, come la copertina, concentra la sua attenzione su un branco di pecore spostate da una mano da una parte all’altra attraverso fili invisibili. È così, infatti, la società odierna, dove spesso esiste chi dice agli altri cosa fare, chi essere, ma soprattutto dove andare. Le masse appaiono disorientate e stupide, ma è solo un’apparenza travestita da paura. Spesso le stesse masse, come accade nel romanzo, necessitano solo di sentirsi accettate in un mondo dove chi è diverso e non è parte del gregge è solo un errore.

Il titolo è geniale, creativo e fa ad incastro con tutte vicende della narrazione.

Il romanzo è innovativo, scritto da una mano abile e creativa. Si basa su solidi concetti da cattedra, ma anche su insegnamenti da marciapiede. È adatto a chi studia sui libri o chi studia sulla strada. Non è altezzoso, e non fornisce mai giudizi.

Spostatori di masse parla di tutti e di nessuno, e la sua origine altamente autobiografica ci rende tutti partecipi di una Napoli notturna che almeno una volta è stata anche nostra.

Foto by Elianto Editore

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