“Tutto l’amore in gioco”, de Les Flaneurs edizioni, è la storia autobiografica di Zopito Nobilio, un ingegnere che si è trovato, ad un certo punto della sua vita, a fare i conti con una malattia rara.
Zopito Nobilio, pescarese, è un ingegnere elettronico residente a Roma dove lavora per una nota azienda energetica italiana. Questo è il suo romanzo d’esordio.
“Tutto l’amore in gioco”- la sinossi
Zopito è un uomo di 47 anni che, mentre gioca a calcetto con gli amici, si rende conto che qualcosa non va. Così pensa che, ormai, è diventato troppo vecchio per questo sport e appende le scarpette al chiodo. Purtroppo le motivazioni delle sue difficoltà motorie sono più gravi di quello che crede; scopre di essere affetto da una malattia rara, il Mieloma Multiplo che di solito colpisce le persone più anziane. Inizia così il suo racconto tra i reparti del Policlinico Tor Vergata (PTV) e la descrizione medica del suo percorso, raccontando di medici, personale e tipologia di cura e lo fa con gratitudine, elogiando con forza il loro lavoro e la sanità pubblica italiana che, malgrado le sue crepe, offre un servizio sanitario gratuito di alto livello per la cittadinanza.
Ciò che colpisce nella narrazione del testo è la forza d’animo di Zopito che non si abbatte mai ma affronta tutto con grande coraggio e fiducia, supportato dalla famiglia, in particolare dalla sua compagna di vita e amata Cucci, i suoi amici e colleghi.
“Tutto l’amore in gioco” è un romanzo ben scritto, la narrazione è fluida e piacevole da leggere.
Il testo è un monito a non arrendersi mai malgrado le difficoltà della vita, a non cedere alle paure ed ansie, ma ad affrontare la vita sempre da combattente e a testa alta. La malattia, malgrado la sofferenza e l’incertezza del futuro, offre a chi la vive la possibilità di rigenerarsi spiritualmente, di apprezzare più pienamente la vita.
“Il mio pensiero corre immediatamente alla ricostruzione. Del resto, ora, non sono più quello di prima e forse non lo sarò mai più. Sono malconcio, squarciato e senza protezioni ma ho un nuovo sangue, una nuova anima. Questa rinnovata linfa mi regala un’inaspettata leggerezza, la stessa che, in questi venti giorni, mi ha consentito di volare senza spostarmi e di perdere chili senza perdere forza. Ho imparato di nuovo a stupirmi per un sorriso ricevuto, per uno sguardo intenso, per un aiuto inaspettato, per le cose semplici, insomma, che guardo con l’innocenza e la curiosità di quando ero bambino.”
Fonte immagine: Ufficio Stampa