ALquadro racconta Marzianacci, il suo primo album

ALquadro

Marzianacci è il titolo del primo album del pianista e cantautore indiepop ALquadro, uscito il 21 novembre 2019 per Beta Produzioni.

Pugliese di origine e romano di adozione, ALquadro, pseudonimo di Alessandro Loconsole, dopo una breve parentesi in una band, La Bibbia del Pop (con la quale ha pubblicato l’EP “6 Piccoli Teneri Infarti” ed il singolo “Una strepitosa commedia”), ha dato vita al suo progetto da solista nel 2019 entrando nel roster di Beta Produzioni/MArteLabel, con la quale ha pubblicato il singolo “Mele a metà”, che ha anticipato l’uscita del disco.

Mele a Metà” è stato poi seguito dalla pubblicazione a luglio 2019 del singolo “Il Mago”.

La “meccanicità” dell’uomo

In totale “Marzianacci” contiene 10 tracce inedite che sono un mix di sonorità anni ’80, indie e cantautorato italiano. Nei testi c’è un richiamo costante al concetto di “meccanicità” dell’uomo e a tutto ciò che essa comporta: pensieri automatici, rapporti di coppia che non funzionano, insoddisfazione, rassegnazione. Un uomo “meccanico” è condizionato dalle caratteristiche psicologiche del proprio tipo planetario.

Lo stile indie-pop di ALquadro è influenzato dai cantautori italiani (Conte, Battiato, Fossati, Dalla, Battisti&Panella, Bianconi), dalla musica progressive e sperimentale (Fripp, Eno, scena di Canterbury) e dalle ricerche nell’ambito della crescita personale e della meditazione.

Intervista ALquadro

Abbiamo intervistato ALquadro per conoscerlo meglio. Buona lettura!

Chi è ALquadro? Presentati ai nostri lettori…

Sono un cantautore indie tarantino ma ormai stabile a Roma da una decina d’anni. Il mio primo strumento è il pianoforte ma suono anche la chitarra. Ho 37 anni e da poco ho intrapreso la strada da “solista” con il progetto ALquadro. Solista tra virgolette perché gli artisti con cui collaboro e con cui ho registrato il mio nuovo disco sono stati decisivi per la riuscita artistica del lavoro, in primis il mio produttore e bassista Roberto Cola, genio assoluto di suoni e frequenze.

“Marzianacci” è il tuo primo album, come mai questo titolo?

Nasce da ciò che ha ispirato tutto il disco: lo studio dei “tipi planetari”. In questa materia si approfondiscono le caratteristiche fisiche e psicologiche che accomunano i diversi tipi planetari. Un esempio è molto più illuminante di tante parole: il tipo Marziale, collegato al pianeta Marte, è tendenzialmente basso e muscoloso, caratterialmente combattivo, il guerriero per antonomasia. L’attore Kirk Douglas, recentemente scomparso, era un classico marziale. Dal mio percorso personale ho capito di essere un Venusiano, più pacato (forse dovrei dire pigro) e più incline alla mediazione. Sull’enneagramma, figura geometrica su cui si posizionano i tipi planetari, il venusiano è l’esatto opposto del marziale. Da qui il titolo.

Ci racconti com’è nato questo disco?

È nato per gioco, ero in un momento di pausa dai miei progetti e mi sono messo a lavorare su alcune idee senza pensare che nel giro di un paio d’anni avrei pubblicato Marzianacci. È bellissimo poter scrivere senza alcuna finalità, solo per il gusto di farlo e di realizzare qualcosa di bello. La sfida era grande: parlare di tematiche non propriamente mainstream ma riuscire ad essere semplice ed intrigante per l’ascoltatore. Alla fine credo di aver raggiunto il mio obiettivo di equilibrio tra parole e musica. Le canzoni sono immediate e fluide. Nel durissimo lavoro sui testi ho avuto il grandissimo supporto di un caro amico scrittore, Alessandro Lipari, appassionato come me di meditazione e ricerca. L’ho costretto ad interrompere per un po’ la scrittura del suo libro ma si è divertito un sacco anche lui a sperimentare per la prima volta la “forma canzone”. E lui è l’autore delle due tracce narrate del disco.

Prima di intraprendere il tuo progetto da solista hai fatto parte di una band, La Bibbia del pop, nata nel 2008. Come cambia il modo di lavorare e fare musica da solista rispetto a quando si è in gruppo?

Dal punto di vista pratico non è cambiato molto, nel senso che il mio approccio alla scrittura è rimasto fortemente collaborativo. Ad esempio, quando Pietro Lanza, il batterista, doveva registrare le sue parti non gli ho dato troppe indicazioni tecniche ma gli ho chiesto di entrare nell’emozione della canzone. Ha fatto un lavoro fantastico in pochissime take. Quando hai la fortuna di poter lavorare con artisti che si lasciano ispirare dalla musica e gli lasci totale libertà espressiva, tutto viene semplice e perfetto. Quello che realmente per me è cambiato passando dalla band al progetto solista è la responsabilità totale delle scelte artistiche. Sono esperienze diverse e stimolanti, l’importante è divertirsi.

In qualità di musicista hai collaborato anche con una compagnia teatrale, che esperienza è stata?

Sono stato per anni il musico della compagnia I Bugiardini e adesso, dopo qualche anno di pausa, ho ripreso a collaborare con altre compagnie romane. L’improvvisazione teatrale mi ha dato e mi sta dando tantissimo. Creare una colonna sonora dal nulla durante un’improvvisazione, connettendosi con gli attori e la storia che si costruisce letteralmente sul palco davanti al pubblico, senza copione e senza sapere cosa accadrà un secondo dopo è un’esperienza bellissima. I momenti che amo di più sono le canzoni improvvisate. Gli attori non sanno quale sarà il giro melodico che suonerò, spesso neanche il genere musicale, ed io non ho la minima idea della linea melodica che improvviseranno. Ci ascoltiamo e ci seguiamo a vicenda. Si crea una connessione istantanea che è magica.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Nei prossimi mesi lavorerò su più fronti, dall’improvvisazione teatrale al nuovo ruolo di pianista della Resident Band di Imprevisti e Probabilità, Open Mic ad alto tasso di divertimento. E ovviamente non poteva mancare ALquadro: ho già in programma alcune date in vari locali di Roma per far conoscere live le mie canzoni. La cosa che mi rende davvero felice è poter suonare sul palco Marzianacci con gli stessi artisti che l’hanno registrato.

 

[foto: comunicato stampa]

A proposito di Antonella Sica

Napoletana, laureata in Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. Giornalista pubblicista; appassionata di musica, sport, attualità, comunicazione. Ama scrivere, fotografare, creare lavorando all'uncinetto e a punto croce. Realizza bijoux a crochet utilizzando anche materiale di riciclo.

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