Appunti sulla felicità: intervista a Jacopo Ratini

Jacopo Ratini

Appunti sulla felicità, così si intitola il terzo disco di Jacopo Ratini, cantautore eclettico, che attraverso questo nuovo lavoro discografico ha dato vita ad un cantautorato pop, intenso e riflessivo. Appunti, storie da post it, proprie e di altri, raccolte in undici tracce che analizzano tante sfaccettature della vita: dall’accettazione del dolore, alla casualità e causalità, dal focus sui rapporti interpersonali al valore dei silenzi.

L’artista romano comincia l’attività di cantautore nel 2007, vincendo numerosi premi e festival nazionali di musica d’autore: Musicultura, il Premio Lunezia, il Tour Music Fest, il Roma Music Festival, Musica Controcorrente, il Premio Note Verdi, il Premio Franco Califano, il Premio Roma Videoclip e Sanremo Lab. Nel 2010 approda al Festival di Sanremo, nella categoria Nuove Proposte con il brano “Su questa panchina”. Ad oggi, ha tre dischi all’attivo: “Ho fatto i soldi facili” (Universal 2010), “Disturbi di Personalità” (Atmosferica Dischi 2013) e “Appunti sulla felicità” (Atmosferica Dischi 2018). Jacopo Ratini è un artista poliedrico, in quanto non solo cantautore, ma anche ideatore del Salotto Bukowski: un reading-musicale tra teatro e canzone, in cui le poesie di Charles Bukowski s’incontrano con gli artisti che hanno reso grande la canzone d’autore italiana. Direttore artistico del Mons a Roma e docente di songwriting.

Intervista a Jacopo Ratini

Appunti sulla felicità è il tuo terzo album, uscito a Novembre 2018. È un disco che va ascoltato più volte, perché altrimenti si resta nello strato superficiale delle emozioni e non si arriva in fondo, capendo in tutto e per tutto il senso. Partiamo dal titolo: perché Appunti sulla felicità? Che cos’è per te la felicità?

Nel titolo ho voluto inserire la parola appunti, perché questo album è un diario di frasi, aforismi, appuntati su post it, che pian piano sono diventati strofe, special, ritornelli. Per quanto riguarda la parola felicità, mi piaceva che rientrasse nel titolo perché io la intendo nell’accezione di serenità vissuta all’interno di un percorso costellato di tappe positive e negative. La felicità è fatta di momenti di vita, routine, abitudini. La somma di tutti questi momenti porta poi alla felicità globale. Devo dire che negli ultimi anni ho imparato ad apprezzare anche i momenti no: prima li allontanavo per paura di star male, adesso invece anche in queste situazioni negative cerco di accogliere ogni cosa e di viverla come parte integrante. Mi aiuta ad accettare la vita e me stesso.

Prendere di petto la vita, elaborare un lutto, tornare a sorridere, capire chi nella nostra vita è per noi casa. Tutto autobiografico, oppure ci sono pezzi di storie altrui? Per te cosa è più difficile scrivere: ciò che è dentro di te o quello che è degli altri?

Quando ero più piccolo mi veniva più facile parlare di altri: prendevo spunto dalle storie altrui, invece adesso avendo percorso parecchia strada, avendone fatte di cose importanti in questi ultimi anni, avendo vissuto separazioni, lutti, ho cambiato prospettiva. La fine di una storia d’amore, un lutto fisico sono distacchi che possono essere traumatici o che comunque ti cambiano il baricentro; così come ci sono cose belle che ti fanno rinascere e ti riempiono. Negli ultimi anni, quindi, mi sento più a mio agio nello scrivere di me stesso, non nel termine narcisistico, egocentrico, ma proprio basandomi sui miei viaggi emotivi, riflessivi, che comunque fanno immedesimare chi ascolta. Ti chiamerò casa, ad esempio è dedicata alla mia ex compagna venuta a mancare; ovviamente le canzoni sono abiti da indossare e si estendono a tutti, cambiando anche accezione. Bisogna solo aver voglia di provare l’abito, può essere che stia male, può essere che ti stia bene.

Due tracce dell’album da far ascoltare a chi non conosce Jacopo Ratini.

Faccio difficoltà a sceglierne due, perché diversi brani mi rappresentano. Sicuramente un brano che avevo sottovalutato ed invece è stato di forte potenza e condivisione è “Cose che a parole non so dire”. La consiglio perché  è virale, ha smosso playlist ed anche io come autore, grazie a questo, mi sono reso conto di quanto funzionasse. Mi sento di consigliarne altre due: Appunti sulla Felicità e Ti chiamerò casa, perché rappresentano il mio modo di vedere la vita e le relazioni, un modo soggettivo e personale, che può estendersi al pubblico.

Sei docente di songwriting. Pensi che esista la ricetta della canzone perfetta? Si può insegnare come si scrive?

Io ho iniziato, senza la pretesa di voler diventare docente, anche perché in Italia non esiste davvero questo mestiere. Sono 5 anni che faccio il docente e ti dico che ho fatto scrivere dai ragazzi alle persone più avanti con gli anni. La qualità di quelle canzoni le fa il mercato. Ci sono delle regole non scritte per comporre una canzone e le persone vanno sensibilizzate. Io insegno pop d’autore in lingua italiana. I premi che si organizzano a fine anno, 50 allievi in media, il 50% una canzone a testa la scrivono. Io credo che come ogni mestiere creativo si possano definire le basi. Quello che differenzia nel successo sono: talento, creatività, personalità.

Sei direttore artistico del Mons, locale in cui fa esibire le migliori realtà della scena musicale. Come vivi questa professione e in che modo scegli chi far suonare?

Io mi occupo di eventi già da prima di esser andato a Sanremo ed essermi occupato di canzoni: mi è sempre piaciuto organizzarli. Qualche anno fa, Andrea Monteforte mi diede la possibilità di fare una serie di live da lui, poi ho iniziato ad assumere il ruolo di direttore artistico: il primo anno è stato faticoso, conoscere brand, organizzare. Piano piano è iniziato ad ingranare e ho dato vita a format come il Threesome musicale, un’accezione sessuale, per definire uno scambio musicale tra tre cantautori che costruiscono un live insieme. Sono passati dal Mons: Mirko il Cane, Senza Castelli, Martina Attili.

Progetti futuri?

L’album è uscito da 7 mesi, il singolo da 8. Il bilancio è stato molto soddisfacente, dato che, per un’etichetta indipendente come la mia, fare 300.000 mila visualizzazioni, senza entrare in playlist di successo, è un grande passo. Lo definirei un bel caso di autoproduzione fatta in maniera giusta, con la squadra giusta, con al fianco un ufficio stampa che lavora benissimo. Il 28 giugno parteciperò al Parco della Musica per il “Retape summer”, che vede sullo stesso palco artisti come Fabrizio Moro e giovani emergenti: tanti giovani che io ho ospitato anche al Mons, li troverò quella sera. Il 20 luglio invece a Roma per “‘Na cosetta Summer”. 

A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

Vedi tutti gli articoli di Alessandra Nazzaro

Commenta