Beatles: le 3 storie più bizzarre dietro le loro canzoni

I Beatles: le 3 storie più bizzarre dietro le loro canzoni

I Beatles sono e sono stati una delle band più innovative, famose e influenti del XX secolo. I membri John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, hanno rivoluzionato il rock degli anni’60, lasciando una traccia indelebile nella storia della musica mondiale. Grazie alla loro sperimentazione musicale e all’utilizzo di nuove tecnologie di registrazione, sono stati precursori nel campo della psichedelia e dell’arte concettuale della musica, aprendo le porte a nuovi generi e artisti.

Quello che pochi sanno, però, è che alcuni dei pezzi più famosi dei Beatles, sono ispirati a eventi molto singolari accaduti nella vita dei “Fab 4“. In questo articolo, racconteremo 3 delle storie più bizzarre dietro le loro canzoni.

She Came In Through the Bathroom Window (1969)

I Beatles negli anni’60 erano probabilmente le persone più famose al mondo, tanto che John Lennon arrivò a dire «We are more popular than Jesus» («Siamo più famosi di Gesù»), un’affermazione che non passò inosservata, anzi, scatenò l’ira incontrollata dei cristiani, i quali arrivarono a definire blasfemi i membri del gruppo britannico.

Il crollo della loro popolarità fu inevitabile ma momentaneo. L’affermazione di Lennon, infatti, non riuscì a fermare il fenomeno culturale della “Beatlemania, che era ormai diventato una vera e propria epidemia. Chiunque abbia partecipato a un concerto dei Beatles, racconta di fan che venivano colpite da momenti di isteria non appena il gruppo iniziava la sua performance: urla incontrollate, svenimenti e tirate di capelli erano all’ordine del giorno.

I Beatles venivano assaliti da masse di persone ovunque andassero, venivano stalkerati, perseguitati e inseguiti. Nella seconda metà degli anni’60, quando i Fab 4 avevano già smesso di organizzare i tour mondiali, le fan escogitarono un modo per poter sentire la loro band preferita cantare: si appostavano sotto lo studio di registrazione con l’obiettivo di vederli passare o ascoltare anche solo una nota intonata da John o Paul. Vennero rinominate dai Beatles come “Apple Scruffs” (“Le scalmanate della Apple“). «She came in through the bathroom window», canzone contenuta nell’album “Abby Road” del 1969, è ispirata a un evento singolare accaduto nella vita di Paul McCartney, il quale ha raccontato di una ragazza, probabilmente proprio una “Apple Scruff“, entrata in casa sua attraverso una scala a pioli. La donna, che dopo 50 anni si è fatta avanti, si chiama Diane Ashley e ha riferito di essere riuscita a sgattaiolare nell’abitazione di Paul attraverso la finestra del bagno lasciata semi aperta; prima di andarsene ha anche rubato una foto dal suo comodino. Margo Bird, amico di Paul, ha raccontato di aver poi ritrovato la fotografia attraverso conoscenze in comune con Diane.

Dopo aver messo al corrente Paul della cosa, lui ha deciso di scriverci una canzone: «She came in through the bathroom window» significa, infatti, «Lei è entrata dalla finestra del bagno».

She’s Leaving Home (1967)

Nel febbraio del 1967 sul Daily Mail, viene pubblicato un articolo intitolato «A-level girl dumps car and vanishes» («Una ragazza di buona famiglia abbandona la macchina e svanisce»). Il trafiletto raccontava della sparizione da casa, avvenuta qualche giorno prima, di Melanie Coe, una diciassettenne inglese. Come riportava l’articolo, né i soldi sul suo conto in banca né la sua automobile erano stati rubati, per questo il timore del padre della ragazza, John Coe, era che le fosse successo qualcosa di brutto. John aveva dichiarato: «Non riesco a immaginare perché dovrebbe essere scappata da casa. Qui aveva tutto. Ha sempre avuto la fissa dei vestiti ma dal suo armadio non mancava niente, nemmeno la pelliccia». Paul MCcartney, dopo aver letto questo articolo, costruì la sua narrazione (del tutto inventata) componendo il brano “She’s leaving home”. Nella canzone dei Beatles, la ragazza scappa di casa insieme a un «man from the motor trade» («un venditore di macchine»).

La coincidenza assurda di questa storia è che Melanie Coe tornò a casa appena dieci giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, affermando di essere fuggita assieme al dirigente di un night club. Inoltre, per uno strano scherzo del destino, Paul MCcarteny aveva già incontrato Melanie qualche tempo prima. Infatti era stato proprio lui a consegnarle il premio di “migliore ballerina” durante la trasmissione “Ready Steady Go!“.  Una storia veramente bizzarra, che rende questo pezzo dei Beatles ancora più intrigante. 

Lucy in the Sky With Diamonds (1967)
 

I Beatles non hanno mai fatto mistero sul loro uso di droghe, dichiarando in più occasioni di aver sperimentato l’LSD e altre sostanze psichedeliche. John Lennon in particolare, ha raccontato in diverse interviste il suo primo approccio a questa droga: si trovava a casa del suo dentista John Riley, insieme a George Harrison e le loro rispettive mogli, Cynthia e Pattie. Dopo aver cenato assieme, il medico offrì agli ospiti un caffè accompagnato da una zolletta di zucchero. Quando John e George ebbero bevuto il caffè, il dottor Riley confessò di averlo corretto con l’LSD, una potente droga allucinogena. John racconta di aver perso totalmente la testa e di aver trasformato nella sua mente la casa del dentista in un enorme sottomarino, mentre George descrive una sensazione del tutto diversa, un “well-being“, cioè un sentimento di appagamento.

Sta di fatto che dopo queste dichiarazioni, molte persone hanno iniziato ad associare la canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds” all’LSD, a causa delle iniziali del titolo (Lucy in the Sky with Diamonds). John Lennon ha sempre tenuto a precisare che questo brano non fosse assolutamente un’illusione alle droghe: «Dico la verità, lo giuro su Dio, o su Mao, o su chi volete: non mi ero accorto delle iniziali».

In realtà, la canzone è riconducibile a un disegno del figlio di John, Julian Lennon, che, ad appena quattro anni, rappresentò una strana figura femminile volante, dichiarando che fosse “Lucy nel cielo con i diamanti“. John Lennon si lasciò ispirare da questa immagine e decise di comporre il brano che conosciamo noi oggi. Una canzone molto più innocente di quanto si possa pensare.

Fonte immagine: pixabay

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