Mostri marini: i 5 più spaventosi

Mostri marini: i 5 più spaventosi

Il mare è da sempre uno dei luoghi prediletti dagli autori della letteratura da ogni parte del mondo per le loro opere. Sin dall’antichità ha anche ispirato numerose leggende riguardo la sua origine e quella dei suoi abitanti. I flutti oscuri e il perpetuo movimento delle onde hanno dato adito persino alla creazione di creature sovrannaturali e mostri marini pronti ad inghiottire e soggiogare gli avventurieri delle acque.

Scopriamo insieme in questo articolo quali sono!

Mostri marini: i 5 più spaventosi

5. Il Leviatano

Il Leviatano è certamente uno dei mostri marini più celebri, ricorrente nell’aspetto di un serpente marino sia nella mitologia che in racconti teologici. Il nome “Leviatano” deriverebbe dall’antico ebraico Līvəyāṯān, che significa “attorcigliato”, “contorto” ma anche con l’accezione di “malvagio”. Le sue origini sarebbero da riscontrare nella mitologia ugaritica, ed in particolare nel Ciclo di Baal, in cui appunto il dio Baal Hadad uccide il mostro Lôtān, anch’esso raffigurato come un gigantesco serpente marino. Nella tradizione cristiana, il Leviatano rappresenta l’incarnazione del caos e del male che tenta di abbattersi e divorare i peccatori dopo che essi hanno lasciato la vita. Esso è anche associato al peccato capitale dell’invidia. All’interno dell’ambito letterario, sono numerose le citazioni al Leviatano, il cui termine è associato ai mostri marini in generale, ma anche alle “grandi balene”; per questo Herman Melville in Moby Dick paragona lo sfuggente e invincibile capodoglio bianco al mitico serpente. Molti testi della tradizione religiosa ebraica riportano che la carne del Leviatano sarà data in pasto alle persone giuste nel banchetto per festeggiare la venuta del Messia, mentre nello Zohar, l’azione del divorare il serpente non sarebbe letterale, bensì soltanto una metafora per il raggiungimento dell’illuminazione (secondo la tradizione gli occhi del Leviatano avrebbero un potere illuminante).

4. Scilla e Cariddi

Scilla e Cariddi sono fra i mostri marini più noti della mitologia greca e la loro apparizione più importante è probabilmente quella all’interno nell’Odissea di Omero. Nel poema, i due mostri sono situati l’uno di fronte all’altro nello stretto di Messina e provocano la morte di interi equipaggi che, incautamente, passano per le loro acque. Circe consiglia a Ulisse di navigare più vicino a Scilla per evitare che la sua intera ciurma venga annientata, ma in un momento di distrazione causato da Cariddi, Scilla cattura e divora sei dei marinai dell’eroe. Scilla si presenta come un orribile mostro dal tronco di donna e la parte inferiore serpentiforme, da cui spuntano teste di cani pronte a cibarsi di qualsiasi cosa. Secondo il mito, Scilla era in origine una bellissima fanciulla, figlia di Forco e Crateide (o Forbante ed Ecate in altre versioni), che fu trasformata nella tremenda creatura a causa della gelosia che Circe provava per Glauco, infatuato di Scilla. Cariddi, invece, appare con le sembianze di una lampreda dalla bocca piena di denti affilati che risucchia e rigetta l’acqua del mare, creando vortici che affondano le navi. A causa delle dimensioni enormi, Cariddi è definito anche come una creatura fusa con l’intero mare. Il mostro era in origine una naiade, figlia di Poseidone e Gea, che, a causa della propria voracità, rubò a Eracle alcuni dei buoi di Gerione per cibarsene. Zeus la scoprì e decise quindi di tramutarla nel mostro marino compagno di Scilla.

3. Il Kraken

Nei film e nei racconti dei pirati che fanno parte della cultura popolare, il Kraken rappresenta un vero e proprio incubo per gli intrepidi viaggiatori del mare. Questo mostro marino è generalmente ritratto con le sembianze di un calamaro o una piovra dalle dimensioni abnormi ed in grado di stritolare fra i tentacoli intere flotte. La leggenda è da far risalire probabilmente alla Scandinavia di epoca medievale, ma le storie del Kraken come lo intendiamo noi oggi si diffusero ampliamente fra il XVII e XVIII secolo, periodo in cui fu coniata ufficialmente la parola kraken. Essa, infatti, avrebbe origini dal termine dialettale norvegese krake, il quale si riferisce ad un albero contorto, attorcigliato, dalla forma simile al corpo della piovra gigante quando è ferma e con i tentacoli raccolti. Altre fonti rimandano invece al termine germanico krabben, da cui deriva anche crab, in inglese “granchio”. Fra i primi a far comparire nella letteratura scientifica il nome Kraken furono Francesco Negri in Viaggio Settentrionale, in cui è raccontato il viaggio del canonico in Scandinavia, e il vescovo Erik Pontoppidan, che in Storia naturale della Norvegia, cita il Kraken come uno degli animali più grandi mai creati da Dio. È plausibile che, in verità, ciò che gli studiosi e gli avventurieri erano soliti definire come “kraken” fossero rari esemplari di calamari giganti, grossi banchi di pesci o meduse, o addirittura che si trattasse solo di illusioni dovute ad eventi naturali come eruzioni di vulcani sommersi o rifrazioni della luce sull’acqua.

2. Miðgarðsormr o Jǫrmungandr

I due nomi significano rispettivamente “serpe di Miðgarð” e “demone potente come il cosmo” e si riferiscono ad uno dei mostri marini più noti della mitologia norrena. Jǫrmungandr è descritto come un gigantesco serpente marino, così lungo da essere in grado di avvolgere l’intero mondo fra le proprie spire. Esso nacque da Loki e dalla gigantessa Angrboða, ed era fratello di altre creature mitologiche norrene, quali il lupo Fenrir e Hel, regina dei morti. Estremamente famosa è la lotta fra il dio Thor e Jǫrmungandr, che è narrata in diversi episodi dell’epica norrena. La prima battaglia fra i due avviene quando Odino ordina di eliminare i terribili figli di Loki e, in particolare, suggerisce di scagliare lo Jǫrmungandr nelle profondità del mare, impresa che riesce soltanto a Thor. Il secondo scontro è ricordato con il nome di “pesca di Thor”: il dio, invitato ad una battuta di pesca dal gigante Hymir, cattura all’amo il temibile serpente ma, secondo alcune versioni, non riesce ad ucciderlo con il proprio martello a causa dell’intromissione di Hymir, mentre altre affermano che il dio decapiti la bestia scagliando Mjöllnir su di essa. La terza e ultima battaglia fra Thor e il Miðgarðsormr si ha in occasione del Ragnarǫk, la fine del mondo, in cui la serpe gigantesca sorge dalle acque e comincia a seminare morte e distruzione con il proprio potentissimo veleno. In uno scontro mortale, Thor riesce nell’impresa di ucciderlo con un taglio alla gola, ma finisce anch’egli per soccombere sotto gli effetti del veleno.

1. Umibōzu

L’Umibōzu (海坊主, letteralmente “monaco del mare”) è uno yōkai. Sarebbe erroneo definirlo tout court come mostro marino, poiché l’Umibōzu è generalmente raffigurato come uno spirito dalle sembianze umane e che ricordano, appunto, quelle di un monaco buddhista. Tuttavia, il suo comportamento spaventoso e le storie inquietanti che ruotano attorno alla figura di questo yōkai non possono che farlo rientrare in questa lista. Oltre alla testa rotonda e priva di capelli, l’Umibōzu presenterebbe un corpo dai tratti fumosi e gli arti squamosi posti in posizione di preghiera e nascerebbe dai monaci morti in mare. Non solo, tradizione vuole che la leggenda dell’Umibōzu sia collegata ad un’altra storia: le anime senza persone a vegliare la loro tomba troverebbero rifugio fra i flutti marini e darebbero origine a spiriti vendicativi. Gli Umibōzu avrebbero un atteggiamento aggressivo nei confronti delle navi, le quali verrebbero affondate con un barile riempito con acqua di mare. Per evitare tale fine infausta i marinai dovrebbero ingannarlo e donargli un barile senza fondo.

Immagine di copertina: Wikipedia

A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

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One Comment on “Mostri marini: i 5 più spaventosi”

  1. Gli articoli di Sara Napolitano affrontano argomenti molto interessanti in maniera abbastanza completa, conditi con acume e perizia. Complimenti!

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