5 canzoni per conoscere i Dream Theater, icone del progressive metal

dream theater

I Dream Theater sono una delle band più influenti e tecnicamente dotate nella storia del progressive metal. Formatisi a Boston nel 1985, il gruppo composto da John Petrucci (chitarra), John Myung (basso), James LaBrie (voce), Jordan Rudess (tastiere) e Mike Portnoy (batteria, recentemente rientrato nella formazione) ha definito un genere grazie a composizioni complesse, virtuosismi strumentali e concept album ambiziosi. In occasione dei loro tour mondiali, che continuano a riempire le arene, vi proponiamo 5 canzoni fondamentali per entrare nel loro universo musicale.

5 canzoni fondamentali dei Dream Theater

Canzone e album Perché ascoltarla
Pull Me Under (Images and Words, 1992) Per scoprire il loro sound iconico e la canzone che li ha lanciati a livello mondiale. Un concentrato di tecnica e melodia.
The Spirit Carries On (Metropolis Pt. 2, 1999) Per apprezzare il loro lato più emotivo. Una ballad struggente con un assolo di chitarra considerato tra i più belli di sempre.
In the Name of God (Train of Thought, 2003) Per sentire la loro potenza. Un brano epico e aggressivo che critica il fanatismo religioso.
The Enemy Inside (Dream Theater, 2013) Per capire la loro capacità di affrontare temi sociali complessi, come il disturbo post-traumatico da stress.
Outcry (A Dramatic Turn of Events, 2011) Per immergersi nel loro virtuosismo strumentale. Una composizione epica ispirata alle rivolte della Primavera Araba.

1. Pull Me Under: la hit che li ha resi celebri

Tratta da Images and Words (1992), l’album che li ha consacrati, “Pull Me Under” è il brano che meglio racchiude l’essenza dei Dream Theater. Con i suoi iconici riff di chitarra, i fulminei cambi di tempo e un testo ispirato all’Amleto di Shakespeare, questa canzone è diventata un inaspettato successo radiofonico e ha introdotto il mondo al loro sound unico, un mix perfetto di tecnica e melodia.

2. The Spirit Carries On: la ballad epica

Dal concept album Metropolis, Pt. 2: Scenes from a Memory (1999), “The Spirit Carries On” è una delle ballad più amate della band. La canzone rappresenta un momento chiave della storia narrata nell’album, affrontando i temi della reincarnazione e della vita dopo la morte. Il suo climax ascendente, un coro gospel e un assolo di chitarra di John Petrucci entrato nella storia (nominato tra i migliori di sempre da Rolling Stone) ne fanno un brano da brividi.

3. In the Name of God: la suite potente e politica

Traccia conclusiva dell’album Train of Thought (2003), questo brano di oltre 14 minuti è una critica feroce al fanatismo religioso. Il testo fa riferimento a leader di sette come David Koresh e all’assedio di Waco. La musica è potente e aggressiva, con riff pesanti e una performance vocale graffiante di James LaBrie che sottolinea la brutalità degli eventi narrati.

4. The Enemy Inside: il lato oscuro del metal

Proveniente dall’album omonimo del 2013, “The Enemy Inside” affronta il difficile tema del disturbo post-traumatico da stress (PTSD), in particolare quello che affligge i veterani di guerra. Il testo, con frasi come “I relive the moment over and over again”, descrive in modo crudo l’angoscia di chi è costretto a rivivere continuamente un trauma. È un esempio della capacità della band di unire potenza sonora e profondità lirica.

5. Outcry: l’inno strumentale e solenne

Sesta traccia di A Dramatic Turn of Events (2011), “Outcry” è un brano in gran parte strumentale che mostra il virtuosismo di ogni membro della band. Ispirato alle rivolte della Primavera Araba, il pezzo ha un tono epico e solenne, quasi cinematografico, che evoca un senso di lotta e speranza per la libertà. Per maggiori informazioni, si può visitare il sito ufficiale della band.

Immagine in evidenza: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 10/10/2025

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A proposito di Giada Bonizio

Sono una studentessa dell'Università degli studi di Napoli "l'Orientale", amo leggere, la musica e l'arte.

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