Francesco Lattanzi: la bella canzone d’autore alla vita

Francesco Lattanzi: la bella canzone d’autore alla vita

Un disco dal titolo pesante, severo, austero: “Alla morte” è il nuovo lavoro di inediti del cantautore laziale Francesco Lattanzi. Un disco che però subito dalla copertina si presenta ricco di colore e di allegorie anche fanciullesche tanto per rimarcare il connubio di quanto la morte sia parte integrante della vita stessa. Ed è un viaggio ricco di poesia, di allegoria appunto… alla vita si rivolge, alle sue continue metamorfosi, ai suoi continui ingranaggi umani e sociali. E quanta storia dentro, rimandi alla grande guerra con il singolo “Gli angeli di Horlivka” ricco anche di un video suggestivo e denso di emozioni diretto dal regista bielorusso Dmitrij Dedok.

 

Diamo la possibilità a tanti di conoscere cantautori come Francesco Lattanzi che raramente raggiungono la luce del main stream. Secondo te perché?

È la prima domanda e già mi tocca fare il polemico. (Ride)

Probabilmente perché non cercano i riflettori della notorietà, ma sono più concentrati sul proprio lavoro di composizione. Sfortunatamente oggi l’aspetto dell’artista che scrive e poi canta le sue composizioni, è passato in secondo piano rispetto ad un’altra  necessità, che è quella del dover apparire, del dover sembrare, del dover dare un’immagine di se stessi non corrispondente all’immagine dell’artista puro e semplice. Oggi l’imperativo è far parlare di sé (non per via di ciò che si vuole esprimere con la musica), prendendo a calci la coreografia presente sul palco, litigando col pubblico, pronunciando, o più spesso urlando, parole senza senso eccetera. Ecco che l’industria musicale cavalca queste mode melense e dannose, perché da al pubblico ciò che al pubblico piace, cioè la mediocrità.

https://www.youtube.com/watch?v=kTxOtT-_-mA

Un disco maturo figlio di una carriera lunga. Senti che “Alla morte” sia un disco fedele a quello che sei diventato o un semplice passaggio prima della grande maturità?

Non so neanche se sono sicuro di aver raggiunto la piccola maturità, figuriamoci la grande. Questo è un disco che arriva dopo dieci anni dalla pubblicazione di “Turno di notte”. Diverse canzoni erano state iniziate anche durate la rifinitura del primo disco. Non ho dubbi sul fatto che sia un momento di passaggio, oggi a distanza di pochi mesi dall’uscita ufficiale, mi trovo ad ascoltarlo e lo giudico come una tappa della mia carriera musicale, che è la ripartenza per un ulteriore passo in avanti. Non voglio dire che lo sento già vecchio da un punto di vista letterario, è che oggi scriverei dando più vivacità alla forma scritta.

 

Elettronica: che rapporto hai e come ha inciso sulla scrittura del disco?

Me lo hanno chiesto tutti. Quando ci vedemmo per pianificare il disco dissi agli arrangiatori che hanno curato la parte strumentale, che oltre ad essere un disco di parole, doveva essere un disco di “musica”. Ed è l’aspetto su cui abbiamo discusso di più per trovare la giusta quadratura. Alla fine ci siamo resi conto che non servivano suoni di ricerca per dare risalto ai testi, piuttosto il contrario, abbiamo così deciso di seguire una strada più classica, e meno di avanguardia.

 

E le radici “antiche” che questo disco celebra, nel suono e nella forma… sono cose preziose da ritrovare o da lasciar andare?

Per i motivi che spiegavo prima, sono da conservare e anzi da custodire gelosamente. Tutto ciò che è classico, sia a livello testuale che musicale torna sempre prepotentemente. Perché nelle scuole si continuano a studiare Torquato Tasso, Foscolo e Leopardi. Ovvero Mozart e Bach? Pensate che gli scrittori contemporanei tra duecento anni avranno spazio sui libri di scuola? I dischi dei Maneskin spodesteranno le sinfonie di Beethoven? Io temo che la classicità in quanto tale avrà sempre la meglio sul vortice di scadente qualità dell’arte che ci viene propinata oggi. Di tutta l’arte, non parlo solo della musica

https://open.spotify.com/intl-it/album/3MnITIuWiK3oPogKg0eEBd?si=35ae3310179b4ccb

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A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

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