Scopriamo insieme l’hyperpop, un sottogenere della musica pop ed elettronica, reso famoso da artisti come Charli XCX, Dorian Electra e SOPHIE. Il nome è abbastanza esplicativo del tipo di musica, è hyper-pop ed è una sorta di combinazione tra la musica elettronica e la musica pop degli anni 2010.
Originariamente, l’hyperpop si chiamava PC Music, in onore dell’etichetta discografica fondata da A.G. Cook, considerato il “padre” di questo sottogenere. L’hyperpop è ben lungi dall’essere uno dei primi generi apertamente LGBTQ+, ma è uno dei primi generi le cui principali influenze provengono da quella comunità fortemente emarginata, ed è un po’ come se l’hyperpop avesse dato spazio a un genere musicale più inclusivo e trasversale.
Caratteristiche musicali dell’hyperpop
Partendo dalla tecnica musicale più utilizzata, l’autotune è uno strumento indispensabile in questo tipo di musica. L’autotune, in una canzone hyperpop, verrà sicuramente abusato (in senso buono), perché, sebbene l’autotune dovrebbe sempre apportare piccole correzioni alla voce, quando lo si alza al massimo provoca una fluidità robotica che crea un timbro iconico. È un tipo di musica incredibilmente esagerata, è elettronica, caotica, c’è molta compressione e distorsione. Per addentrarsi nel mondo dell’hyperpop è necessario mantenere la mente aperta e prepararsi per ascoltare i suoni che, al primo ascolto, potrebbero non piacere.
Artisti hyperpop da ascoltare
SOPHIE, leggendaria produttrice, compositrice e artista transgender, oltre ad essere stata pioniera di questo genere musicale ancora relativamente nuovo, è diventata una testimonial dell’avanguardia queer della sua generazione. Con il suo album del 2018, Oil of Every Pearl’s Un-insides, SOPHIE ha infranto le convenzioni classiche della musica pop, includendo nell’album delle vere e proprie gemme per la cultura queer, tra cui la canzone Immaterial, un’inno alla fluidità di genere.
Nel gennaio 2021, la “madre” dell’hyperpop è morta cadendo dopo essere salita sul tetto della sua terrazza per vedere la luna ad Atene. In soli 34 anni di vita, SOPHIE ha cambiato per sempre il corso della musica elettronica. L’eredità che ha lasciato, quei suoni metallici che si allungano e si contorcono, sono parte fondamentale di un genere che è in continua evoluzione.

L’hyperpop ha influenzato tantissimi artisti, come Caroline Polachek. La musica di Polachek ha forti influenze hyperpop, ma a un primo ascolto non sembra facile classificarla precisamente in quel genere. È un’esperienza più sinfonica, più lirica. Sebbene il suo album, Pang, sia stato prodotto in collaborazione con Danny L. Harle e, in alcuni brani vanti anche la produzione di A.G. Cook (il “padre’” dell’hyperpop), l’incorporazione di queste influenze è sottile e delicata.
Caroline collabora da anni con artisti dell’etichetta PC Music, e tra le sue collaborazioni c’è anche la stessa Charli XCX.
Shygirl è un’altra indispensabile artista del genere, con un focus centrale sulla comunità LGBTQI+ e sulla rave culture.
L’hyperpop attrae per la sua estetica kitsch, i sintetizzatori classici, suoni brevi in ripetizione e melodie vocali facili da ricreare. Tutto questo ha una combinazione brutale che sembra semplice da fare, ma in realtà è tutto il contrario: la produzione dell’hyperpop è estremamente complessa, gli elementi ipnotici dell’hyperpop non sono assolutamente una casualità, ma il risultato di una produzione fortemente studiata e pensata.
Consiglio a chiunque di ascoltare questo tipo di musica!
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia
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