Il suono di Flo: 31salvitutti è il nuovo album

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Quarto disco per Flo, cantautrice napoletana dedita alla world music, che nel nuovo album, uscito il 13 novembre, dal titolo 31salvitutti, cuce storie vere attraverso un cantato plurilingue e pone all’attenzione dell’ascoltatore 11 brani: 11 frecce scoccate per fare centro su di un unico bersaglio, la verità. L’album è stato anticipato dal brano L’uomo normale, che ben racchiude l’intento stilistico del disco, in cui la lotta, la forza, la necessità emergono a partire dal titolo, in cui 31 non è soltanto il numero che pronunciano i bambini per far “tana libera tutti”, ma rappresenta anche numerologicamente il riscatto, l’energia, l’espansione, la spontaneità. La produzione artistica è firmata dal francese Sebastien Martel, artista grande conoscitore del meltin pot parigino e della musica africana, che costruisce l’impalcatura di un album nato live per i live. Storie di salvezza, di chi corre, nonostante tutto, verso il muro, l’albero, per battere la mano e gridare: libero io, liberi tutti.

Abbiamo intervistato Flo

Ciao Flo, 31salvitutti dà l’impressione di perdersi meno nella filosofia e di imporsi di più sul piano pragmatico: ci sono persone in carne ed ossa raccontate, storie. Ascoltandolo si ha la percezione che siano parole vive, che appartengono alla sfera di tutti i giorni e con cui si lotta tutti i giorni. Cambiare produzione, affidandosi Sebastian Martel ed avere un’influenza entra-nazionale in che modo ha agito? Qual era per te l’urgenza da comunicare in 31salvitutti?

31salvitutti è un disco molto diretto, in cui ciò che canto è raccontato in maniera chiara, come se stessi parlando ad una persona in carne ed ossa. È un disco meno evocativo: più che perdersi meno nella filosofia, io penso di non aver voluto ricercare la sensazione dell’impalpabile, ma di puntare su parole vere e dirette. La produzione è stata la conseguenza di questo scrivere così, ho voluto che Sebastian assecondasse la mia idea: quello di 31salvi tutti è un suono urbano, un suono europeo ed io ricercavo questo suono metropolitano.

Registrare per la prima volta in presa diretta è sicuramente una chiave di sincerità, schiettezza ma soprattutto verità. Mi viene in mente l’immagine della coralità, più del lavoro di sezione, dove ogni musicista ha un suo peso specifico…

Sì, quando lavori tanti anni con una band, si smette di vivere il progetto come se fosse di un solista e quel progetto diventa un marchio: Flo è un suono. Per questo con la mia band abbiamo voluto registrare come quando andiamo sul palco a suonare, anche perché il live è un po’ la nostra arma vincente. Noi siamo musicisti da palcoscenico, facciamo concerti e suoniamo ai festival: c’era bisogno di una verità senza patine di plastica, una verità che dopo 4 dischi sento che potevo permettermi.

Accussì scritta con Gnut e Sollo, La Gaviota con il testo di Alessio Arena. Come nascono le canzoni a quattro mani? Quali sono i presupposti necessari secondo te per poter scrivere un brano tra più artisti?

Io sono un po’ snob riguardo questo punto. Ho la fortuna di lavorare con persone che mi piacciono; facendo il lavoro dei miei sogni, mi sono scelta i miei compagni di viaggio, i miei produttori: io sono una donna libera, non devo sopportare il capo di turno, ma anzi ho come musicisti i miei amici, quindi per me condividere l’esperienza di una canzone diventa una scelta importante; l’artista deve piacermi, non sceglierei qualcuno di cui non mi sentirei un concerto. Alessio Arena già aveva collaborato con me al primo disco, è un artista e un amico, quindi è stato tutto molto naturale. Con Claudio (Gnut) abbiamo passato una giornata insieme: noi ci conoscevamo artisticamente, ma non siamo amici; poi un giorno ci sentimmo e mi disse che insieme a Sollo aveva scritto una canzone che poteva adattarsi a me. Io avevo bisogno di sentirla mia, e quindi ho voluto metterci le mani: ho scritto il ritornello, dato che non c’era; nel pezzo si vedono infatti due anime, due persone, c’è la parte introspettiva di Claudio, e poi la mia, il ritornello, lo sfogo, ciò che mancava per rendere mia Accussì.

Unica donna in una band tutta al maschile: differenze, complementarietà, rispetto…

Per me la musica è molto legata aspetto istintivo, animale, dunque la dinamica maschio-femmina per me è necessaria, ricerco sul palco quel tipo di lotta-incontro, per me è fondamentale. È un rapporto vitale, come se ci fosse squadra che difende e combatte con te. Certo, quando sei donna ci vuole più tempo per farti rispettare, devi far comprendere che tu sei una musicista, non hai solo una bella voce.

Napoletano, francese, spagnolo, italiano. C’è un universo vasto nei tuoi testi, quindi se un ascoltatore dovesse scegliere due brani per comprendere il senso di 31salvitutti, tu quali consiglieresti?

Forse consiglierei di ascoltare 31salvitutti, poiché descrive la nostra condizione, la nostra ambiguità: questa città violenta, Napoli così Parigi, Berlino, Roma, come tutte le grandi città, dove tutto è a portata di mano, ma vi è una violenza verbale, civile ed inoltre in 31salvitutti il suono fa capire bene la direzione dell’album. Poi direi Miracolosa Anarchica, poiché è il contraltare: dove c’è tanto cemento, dove c’è caos, può anche nascere poesia.

In alcune canzoni, come Miracolosa Anarchica più volte citi “viene dal mare”, poi in Radio Volkan utilizzi la frase “e ti sembrerà assurdo ma credimi il mare non la bagna Napoli” qual è il senso di questa frase? E c’è un legame personale con il mare, dato che viene pronunciato spesso?

Siamo nati con i piedi nell’acqua. Io ho un rapporto con il mare bellissimo, lo ricerco, anche se sono a Torino, sento l’esigenza di camminare vicino al lago, cerco questo spazio che fluisce, ma io sono nata a Pianura, e la mia infanzia e adolescenza l’ho vissuta tra i palazzi. Con la frase “il mare non bagna Napoli” ho voluto sottolineare che questo mare è un po’ croce e delizia per questa città: a volte ci accontentiamo di un po’ di sole e un po’ di mare, nonostante ci venga negato un insieme di cose necessarie per la vita della persona. Il mare delle volte è un solo contentino.

Grazie a Flo per l’intervista

[Foto di Ufficio Stampa]

A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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