Jimi Hendrix: mezzo secolo dalla scomparsa

Jimi Hendrix

 

Jimi Hendrix: mezzo secolo dalla scomparsa del più grande chitarrista di tutti i tempi

Il 18 settembre 1970 Jimi Hendrix viene ritrovato privo di vita in un hotel di Londra: quest’anno, pertanto, ricorre il cinquantesimo anniversario dalla sua scomparsa. La sua vita, precocemente interrotta, può essere ripercorsa tramite le tappe salienti che hanno plasmato questo fuoriclasse senza eguali.

Un’esistenza caratterizzata da un susseguirsi di colpi di scena, già quando il padre modifica il suo nome da Johnny Allen Hendrix a James Marshall Hendrix. Il geniale musicista vive i primi anni con la nonna, mentre i genitori si dividono tra molteplici lavori. La prima chitarra, che egli battezza Al, gli viene regalata all’età di 12 anni, uno strumento rudimentale, ottenuto da una scatola da sigari sopra cui fu allungato un elastico (modalità diffusa tra i chitarristi blues agli esordi), con cui gli fu possibile muovere le prime esperienze da autodidatta. La prima vera chitarra gli fu regalata da suo padre, ma si trattava di una chitarra per destrimani, ed Hendrix imparò a suonarla rovesciandola, essendo mancino, peculiarità che caratterizzò la sua carriera.

L’ascesa al successo è possibile grazie all’incontro con Chas Chandler che riconobbe le sue innegabili qualità e così Hendrix diviene il chitarrista di fiducia dei più grandi cantanti dell’epoca, tra cui Tina Turner e Little Richard. Ci lascia soltanto 4 album, che hanno segnato la storia della musica, dal 1966 al 1970, e si tratta di “Are you experienced“, “Axis:Bold as Love“, “Electric Ladyland“, “Band of Gypsys“.

Con le sue storiche esibizioni fu in grado di creare uno stile innovativo e di far ascoltare dei suoni, mai uditi prima, con la chitarra elettrica, sviluppando nuove tecniche di distorsione dei suoni, spesso con esperimenti di amplificazione che mettono a dura prova gli strumenti utilizzati. Nel 1966 fonda a Londra la sua band “Jimi Hendrix Experience” e diventa padrone delle scene inglesi. Torna nel ’67 in America, infiammando le folle, ma già nel ’68 ha inizio il suo declino fisico e morale, infatti aderendo al movimento “Black Panther“, la sua band si scioglie, in quanto non gradita la presenza di tre musicisti bianchi. Una delle più celebri performance è quella di Woodstock, durante la quale con la propria chitarra storpia la melodia dell’inno americano e imita anche il suono degli spari e dei bombardamenti per ricordare la guerra in Vietnam.

Dopo aver fondato nel ’69 la “Band of Gypsys” con la collaborazione di Billy Cox e Buddy Miles, si mette di nuovo in contatto con il batterista Mitch Mitchell e rifonda la “Jimi Hendrix Experience“. I quattro musicisti registrano molte tracce per un successivo LP, ma Hendrix non vedrà mai pubblicato il proprio lavoro, poiché viene ritrovato privo di vita, in un hotel londinese, soffocato dal proprio vomito, in seguito ad una overdose di barbiturici, all’età di 28 anni. Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato ucciso dal mancato soccorso di un infermiere razzista accorso in camera, oppure secondo altri fu ritrovato vivo e soffocato durante il trasporto in ospedale.

Sulla sua morte, considerata misteriosa, ci sono state innumerevoli beghe legali e speculazioni: anche dopo la morte Jimi Hendrix è stato l’artista più sfruttato dall’industria musicale, che ha pubblicato tutto ciò che egli aveva suonato. Purtroppo non sapremo mai quali altri capolavori ci avrebbe regalato, ma resterà senza dubbio uno degli artisti simbolo del Novecento.

Fonte immagine: https://www.agi.it/spettacolo/musica/news/2020-09-18/50-anni-morte-jimi-hendrix-9694564/

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