John Mayer: i 5 brani che hanno fatto la storia

John Mayer

 

John Mayer, nell’ultimo ventennio è entrato di prepotenza nelle casse e nei cuori di una grossa fetta di musicisti: dal novizio strimpellatore di chitarra al producer navigato, dal pianista classico al chitarrista post-rock.
Ad un certo punto della propria crescita artistica, è quasi impossibile non imbattersi per caso, o sotto consiglio di un amico, nell’intramontabile concerto “Where the Light Is: Live in Los Angeles” tenuto nel 2007 al Nokia Theatre.
L’inguaribile bluesman classe ’77 di Bridgeport, Connecticut è cresciuto ascoltando i modelli che hanno scritto la storia della musica statunitense e mondiale: B.B. King, Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan e Buddy Guy sono solo alcuni dei grandi artisti che hanno reso di Mayer il chitarrista che è oggi.
Acclamato per il suo feeling, l’inconfondibile tocco e il fraseggio sempre fresco e cantabile, l’ex alunno del Berklee College of Music di Boston, ha all’attivo 19 album pubblicati: 8 da studio, 5 EP, 3 album live e 3 raccolte, che gli sono valsi il consenso della critica e numerosi premi, tra cui ben 7 Grammy Awards.
Tra canzoni più di nicchia e brani celebri c’è l’imbarazzo della scelta…quindi, ripercorriamo insieme la storia di John Mayer, dagli inizi della sua carriera ad oggi.
Ecco i 5 brani che lo hanno aiutato a raggiungere lo stardom!

5. Daughters (“Heavier Things”, 2003)
Questa perla acustica pop è stata premiata con un Grammy Award per “canzone dell’anno” nel 2005.
John Mayer sceglie una struttura lineare: una strofa che ti avvolge come la coperta di Linus, un ritornello incredibilmente orecchiabile e uno special che lancia il brano nella stratosfera per poi tornare sulla terra accompagnati dai pochi strumenti utilizzati durante la registrazione: chitarra, piano e shaker.
Il testo è stato a lungo letto come un ammonimento a tutti i genitori del mondo da parte di Mayer, che all’epoca aveva solo 26 anni.
Ma il mese scorso, durante un’intervista di Femme Forum, il cantante stesso ha svelato che in realtà era un appello speranzoso per chiedere ai genitori di evitare di crescere figlie con gravi traumi sentimentali, che avrebbero difficilmente trovato la loro serenità in una relazione.

4. In Your Atmosphere (“Where the Light Is: Live in Los Angeles”, 2007)
Ascoltare questo brano è come sognare, dalla prima all’ultima nota. Il cantautore statunitense ci fa planare sulla celebre Mullholland Drive, osservando le luci di una città che non dorme mai: Los Angeles. È una composizione intima, realizzata solo voce e chitarra, senza ulteriori abbellimenti e sovrastrutture; semplice ma bella da far davvero male. È da tanto che i fan di Mayer aspettano una versione studio di “In Your Atmosphere”, che ad oggi è solo reperibile nella sua versione live al Nokia Theatre.

3. Slow Dancing in a Burning Room (“Continuum”, 2006)
Una ballad da far tremare le ginocchia e le budella di un’intera generazione. Una delle canzoni d’amore più struggenti nell’ampio arsenale di John Mayer, nonché uno dei riff più conosciuti dell’artista.
“Slow Dancing in a Burning Room” è uno di quei brani che non si dimenticano più, una volta ascoltati, ancor di più se si ha la fortuna di assistere a una sua performance dal vivo!
L’estro chitarristico di Mayer rende ogni assolo unico e speciale, grazie alla sue ottime capacità improvvisative e alla sua cantabilità innata.

2. Another Kind of Green (“Try!”, 2005)
Eseguita in trio con I formidabili Pino Palladino, al basso, e il leggendario Steve Jordan alla batteria, “Another Kind of Green” è una delle composizioni in cui scorrono, ben visibili, le anime di SRV (Stevie Ray Vaughan) e Hendrix.
Palleggiante, dinamica, groovy, la ritmica di questo brano è da Nobel. Come in tutto l’album, d’altronde.
Per quelli con le orecchie più allenate, poi, è impossibile non notare il forte richiamo al periodo degli studi al Berklee College of Music nella composizione dello special, che strizza l’occhio a “Room For Squares” (primo album di John Mayer, rilasciato nel 2001).

1. Gravity (“Continuum”, 2006)
Senza ombra di dubbio, il riff più amato del chitarrista statunitense; un brano caldo, dall’inconfondibile influenza R’n’B, che ad ogni ascolto fa sentire i fan più affezionati a casa.
Sarebbe un reato non citare la versione mozzafiato del concerto a LA, che è passata alla storia per i picchi d’intensità senza precedenti dell’assolo improvvisato da John Mayer.

Immagine di copertina: Amazon Music

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A proposito di Christian Landolfi

Studente al III anno di Lingue e Culture Comparate (inglese e giapponese) presso "L'Orientale" di Napoli e al I anno di magistrale in Chitarra Jazz presso il Conservatorio "Martucci" di Salerno. Mi nutro di cultura orientale in tutte le sue forme sin da quando ero piccino e, grazie alla mia passione per i viaggi, ho visitato numerose volte Thailandia e Giappone, oltre a una bella fetta di Europa e la totalità del Regno Unito. "Mangia, vivi, viaggia!"

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