Le donne della musica classica: diamo loro giustizia

Se vi chiedessimo di elencarci i nomi di qualche compositore di musica classica, quale direste? Forse vi verrà in mente la melodia allegra e giocosa di Mozart o magari l’intenso Beethoven; magari apprezzate una musica più magica e favolistica come quella di Tchaikovsky oppure, nei momenti di sconforto, potrebbe rilassare il vostro animo la musica lenta e dolorosa dell’etereo e profondo Satie; che dire poi della malinconica nostalgia del romantico Chopin, le colorate composizioni di Bizet o del potente e drammatico Wagner? Anche senza essere abili conoscitori di questo mondo, siamo sicuri che almeno una composizione classica la conosciate: la Lacrimosa di Mozart è spesso usata nei documentari di cronaca, addirittura la Sabre Dance di Khachaturian è famosa grazie a Tom e Jerry, i violini di Vivaldi accompagnano spesso le pubblicità dei concessionari ma la più amata in Italia è sicuramente l’Aria sulla Quarta Corda di Bach, la colonna sonora di Superquark che ha accompagnato numerose generazioni. Comunque, vi abbiamo posto questa domanda per arrivare ad un punto ben preciso: riuscite a pensare ad almeno… non esageriamo… tre donne della musica classica?

Anche le donne sono presenti in tutti gli aspetti di questo mondo, a cominciare dall’esecuzione strumentale e vocale alla direzione d’orchestra e dei cori, fino alla composizione. Eppure, ancora al nostro tempo, il loro riconoscimento è tristemente inferiore rispetto a quello dato agli uomini. Quest’articolo si prenderà l’impegno di analizzare storicamente e socialmente questo fenomeno e cercherà di dare giustizia ad alcune donne della musica classica, sia di ieri che di oggi.

Le donne della musica classica nella storia: come si è evoluto il loro ruolo

Negli anni addietro, ci si aspettava che le donne padroneggiassero gli strumenti e imparassero a leggere, scrivere ed eseguire la musica: nell’Ottocento infatti, alle donne borghesi era possibile imparare almeno uno strumento musicale tra l’arpa, il pianoforte, la chitarra, il violino oppure imparare a cantare. Tuttavia, fino al XX secolo, era considerato immorale far esibire le donne pubblicamente: perciò, erano tenute a suonare solo in ambito domestico privato e, inoltre, a loro non era consentito l’insegnamento a livello di conservatorio. Infatti, le donne venivano inserite in un programma di studi meno impegnativo che ometteva argomenti considerati complessi, ovvero la composizione, il contrappunto e l’orchestrazione. Queste regole d’etichetta erano talmente sistematiche che erano ben delineate e insegnate dai libri Letters to a Young Lady (1798) di John Bennett e Letters to Young Ladies (1844) di Lydia Sigourney.

Anche la Chiesa si è a lungo impegnata nel lasciare le donne compositrici e musiciste nel focolaio familiare, ricordiamo come Papa Leone IV (847-855 d.C.) e Papa Pio X nel 1907 abbiano entrambi proibito alle donne di far parte dei cori ecclesiastici. Perciò, si evince come lo status professionale delle donne della musica classica sia sempre stato influenzato dal loro status familiare e coniugale: solo le donne che provenivano da famiglie di musicisti e avevano il sostegno del marito e del padre potevano farsi un nome. Però, paradossalmente, l’esecuzione musicale veniva vista come un’attività prettamente femminile; questa cultura era così sentita che nel XVIII secolo Martha Jefferson, la moglie di Thomas e la figliastra di George Washington, Eleanor Custis Parke erano entrambe musiciste. Solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo è stato socialmente accettato che le donne si esibissero pubblicamente o insegnassero musica al conservatorio.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale si respira aria di cambiamento: le donne cominciarono ad assumere un maggior numero di incarichi, soprattutto di insegnamento e pian piano vengono inserite nell’opera e ad entrare nelle orchestre. Le donne sono state assunte per la prima volta da una grande orchestra nel 1913, mentre negli Stati Uniti nel 1930, dove le musiciste erano maggiormente ostacolate: tre decenni dopo, nel 1947, le donne costituivano solo l’8% delle orchestre e nel 1982 la percentuale è salita al 26,8%. Sebbene il numero di donne della musica classica che suonano nelle orchestre sia in aumento da allora, sono ancora in grande squilibrio rispetto agli uomini. In effetti, ci sono orchestre sinfoniche che non hanno reclutato le stesse addirittura fino a una ventina d’anni fa, basti pensare alla Filarmonica di Vienna che non ha permesso le audizioni alle donne fino al 1997. È stato dimostrato che tra il 2020 e il 2021 nelle cento migliori orchestre del mondo solo il 5% della musica è scritta da donne e, a peggiorare la situazione, solo l’1% da compositrici asiatiche e nere. Nonostante la storia ci abbia fatto pensare che la musica classica sia prevalentemente bianca e maschile, la realtà è che alle donne non sono state date le giuste opportunità: infatti, oggi conosciamo più di cinquemila compositrici donne dal 450 a.C. ad oggi, semplicemente sono sempre state considerate meno importanti delle loro controparti maschili.

Tra il 1870 e il 1910, le donne della musica classica cominciarono ad essere prese in considerazione per l’insegnamento. L’americana Clara Baur fu la prima donna a fondare un conservatorio nel 1867, il Conservatory of Music all’Università di Cincinnati. Per quanto riguarda le compositrici, nel 1936 Nadia Boulanger diresse un concerto con la Filarmonica di Londra, prima donna a farlo; nel 1982, la Filarmonica di Berlino ha assunto la sua prima donna, Madeleine Carruzzo; la prima orchestra al mondo ad assumere donne musiciste fu la Queen’s Hall Orchestra di Londra nel 1913, diretta da Sir Henry Wood. Prima del 1913, le donne suonavano in orchestre di sole donne, la prima delle quali fu fondata da Mary Wurm nel 1898 a Berlino. Eppure, le donne sono state inesistenti nella maggior parte delle grandi orchestre sinfoniche fino agli anni Sessanta: a novembre 2016, la direzione d’orchestra da parte di una donna negli Stati Uniti è del 4,1% e dei 150 direttori d’orchestra più riconosciuti al mondo, solo il 3,3% sono donne. Anche le donne che occupano posizioni di ruolo nelle università erano molto rare negli anni Settanta, con il 10,6%.

Come siamo messi oggi? Il rapporto tra donne e uomini nelle orchestre statunitensi è all’incirca uguale, ma nelle orchestre europee è ancora basso. Le donne direttrici d’orchestra sono relativamente poche, ma il loro numero è in aumento. Nel 2003, dopo che la Filarmonica di Vienna venne minacciata di tagli al bilancio dal governo austriaco, ha nominato la sua prima musicista donna dopo 161 anni di assenza. Sara Mohr-Pietsch ha stimato in un articolo per il The Guardian che circa il 40% dei compositori viventi è di sesso femminile. Una ricerca della Boston Symphony Orchestra ci fa notare una discrepanza ancora più netta: nella programmazione delle 22 principali orchestre statunitensi del 2014-2015, solo l’1,8% erano compositrici donne. In The Power List: Why Women Aren’t Equals In New Music Leadership and Innovation, Ellen McSweeney esamina dei fattori identificati da Sheryl Sandberg in Lean In: Women, Work and the Will to Lead che possono avere a che fare con la discriminazione delle donne della musica classica:

  • Le donne musiciste sono meno propense a intraprendere progetti ad alta visibilità, a correre rischi professionali e a concepirsi come leader;
  • Le donne sottovalutano i propri talenti e le proprie capacità, il che le pone in una posizione di svantaggio nell’ambito dell’autopromozione;
  • Nelle assunzioni, è più probabile che venga scelto un uomo;
  • Gli uomini anziani sono più propensi a fare da mentori a giovani uomini che a giovani donne;
  • Alle donne viene insegnato fin dalla più tenera età a preoccuparsi di poter avere contemporaneamente figli e carriera.

 

Per quanto riguarda le donne di colore nella musica classica

È stato ancora più complicato per le donne di colore – anche uomini, in questo caso – non solo entrare nel mondo della musica classica, ma anche essere accreditate e ricordate nei tempi a venire. Anzi, come ammette la musicista Loraine James, «non è solo un’assenza, è una cancellazione». Negli ultimi anni c’è stata un’impennata nella riscoperta di compositori e musicisti che sono stati snobbati dalla storia, e un movimento all’interno dell’industria per creare un percorso più inclusivo e accessibile per il futuro.

Lista delle musiciste più o meno famose: eccone alcune che hanno fatto la differenza

Vi è venuto in mente qualche nome femminile da associare a questo mondo? Vi rinfreschiamo la memoria dando giustizia ad alcune di queste, a 15 donne della musica classica sia di ieri che di oggi, di colore e non.

1. Hildegard di Bingen (1098-1179): la prima donna della musica classica riconosciuta

Una delle prime donne storicamente riconosciute nella musica classica medievale fu Hildegard di Bingen, una badessa benedettina tedesca e santa in diverse religioni cristiane ma è soprattutto la prima compositrice donna di brani religiosi conosciuta. Si dice che Hildegard abbia composto all’incirca settanta opere e scritto anche testi per la sua musica, tra le quali l‘Ordo Virtutum, considerata la più antica commedia morale sopravvissuta – ovvero un genere di dramma medievale e dei primi Tudor. La sua musica è descritta come monofonica: composta da una sola linea melodica e melismatica. Ciò significa che il testo o le singole sillabe vengono caricate da un gruppo di note ad altezze diverse, quindi un testo cantato usando note diverse in successione, mancando però di tempo e ritmo.

2. Barbara Strozzi (1619-1677): talento e determinazione, i due ingredienti perfetti per una compositrice splendida

Barbara Strozzi nasce a Venezia e con una forte determinazione che la spinge sin da giovane a mettere in discussione le norme del secolo: fervida compositrice, durante la sua vita pubblicò otto volumi di musica propria – uno solo di canti sacri – e fece stampare più musica profana di qualsiasi altro compositore del suo tempo, sia donna che uomo. La Strozzi oltrepassa non solo il pregiudizio del tempo ma anche la volontà della Chiesa e della nobiltà, dalle quali non ottenne alcun sostegno finanziario. Per il suo talento è stata definita «la più prolifica compositrice di musica vocale profana stampata a Venezia nella metà del Seicento». Per quanto riguarda la sua musica, la maggior parte delle sue opere erano scritte per soprano e i suoi testi prendevano ispirazione dalle opere di poeti della sua epoca, soprattutto dalle poesie amorose ma ironiche dell’italiano Giovan Battista Marino: molti di questi testi furono utili a esporre le visioni della Strozzi per sfidare il suo ruolo di donna nella società del suo tempo, diventando l’esempio cardine delle donne della musica classica dei tempi fino ad oggi.

Le donne della musica classica: diamo loro giustizia
(Fonte: Wikipedia)

3. Élisabeth Jacquet de la Guerre (1665-1729): un piccolo genio che non si è mai fermato

In Francia, al culmine dell’era barocca, spicca una clavicembalista e compositrice di soli cinque anni, già notata dal leggendario Re Sole, Luigi XIV, e presentata alla sua corte. Quella di Élisabeth è un’elegante musica da camera per clavicembalo e violino in grado di unire le qualità del barocco francese e italiano. È dalla famiglia che impara l’arte della musica: musicisti e costruttori di clavicembali, il sostegno del padre e la ricca storia delle sue radici furono un importante trampolino di lancio per la sua carriera. Scrisse la maggior parte delle sue opere per il suo re ma la sua unica opera pubblicata, Céphale et Procris, ha avuto pochissime rappresentazioni. Nonostante ciò, Élisabeth continuò a comporre per tutta la sua vita, producendo una grande varietà di pezzi. Dopo la sua morte, sono stati riconosciuti il suo genio compositivo, la sua creatività nella musica vocale e strumentale e la sua varietà di generi.


(Fonte: Wikipedia)

4. Louise Farrenc (1804-1875): la migliore professoressa con il minore stipendio

Farrenc è stata una compositrice, pianista e insegnante; nel 1842 fu assunta come professoressa di musica al Conservatorio di Parigi, l’unica donna dell’Ottocento che riuscì a raggiungere tale incarico. Insegnò al conservatorio per trent’anni, dove si guadagnò la reputazione di una delle migliori professoresse di pianoforte in Europa; eppure, Louise recepiva una paga nettamente inferiore di quella dei colleghi uomini. Per tutta la sua vita ha lottato per la parità salariale, riuscendo nel suo intento ed entrando di diritto nella storia delle donne della musica classica.

5. Clara Wieck Schumann (1819-1896): una donna di grande talento mai stata apprezzata quanto il marito

Forse la più conosciuta, Clara è moglie di Robert Schumann, uno dei più grandi compositori dell’epoca romantica. Clara è una delle pianiste più illustri dell’epoca e nonostante, si dice, abbia ispirato il marito a lasciare gli studi di legge per dedicarsi alla musica dopo averla sentita suonare, rimane comunque una compositrice sottorappresentata. Nel corso di una carriera concertistica lunga sessant’anni, Clara ebbe una significativa influenza nel modificare il formato e il repertorio dei recital per pianoforte, nel ridurre le opere virtuosistiche e fu, inoltre, una delle prime pianiste classiche a memorizzare la musica per le sue esecuzioni.


(Fonte: Wikipedia)

6. Amy Beach (1867-1944): la prima compositrice statunitense riconosciuta

Dopo aver fatto una carrellata di compositrici europee, eccone una dagli Stati Uniti, dove la discriminazione nei confronti delle donne della musica classica era nettamente più sentita: Amy Beach nasce nel New Hampshire ed è la prima compositrice donna e americana ad essere riconosciuta su larga scala. Beach è stata in gran parte autodidatta e non ha beneficiato in alcun modo dell’istruzione europea, allora rinomata. Beach salì alla ribalta con la sua Messa in Mi bemolle maggiore, eseguita nel 1892 dall’orchestra della Handel and Haydn Society; fu la prima volta dalla sua fondazione che l’orchestra eseguì un brano composto da una donna. Non solo, l’opera ricevette il plauso della critica e fu paragonata alle Messe di Bach e Cherubini. Pochi anni dopo, nel 1896, la Boston Symphony Orchestra eseguì la sua Sinfonia Gaelica, la prima sinfonia scritta e pubblicata da una donna americana.

7. Ethel Smyth (1858-1944): compositrice e attivista, una voce importante per il suffragio femminile

Non è solo un grande esempio per le donne della musica classica: infatti, Smyth è stata una compositrice inglese ma soprattutto una fervida e decisa attivista e membro del Movimento per il suffragio femminile, per il quale compose The March of the Women nel 1911, divenendone inno. La marcia di Smyth veniva costantemente eseguita dalle attiviste nel cortile della prigione di Holloway, dove la compositrice dirigeva la folla con uno spazzolino da denti mentre si sporgeva da una finestra. Lei stessa stava scontando due mesi di prigione per aver rotto la finestra del politico Lewis Harcourt, il quale si era pubblicamente opposto al voto delle donne. Durante la sua vita Ethel venne criticata perché componeva musica troppo maschile e le sue opere musicali non vennero mai ritenute all’altezza di quelle dei musicisti maschi.


(Fonte: The March of the Women, Youtube)

8. Le sorelle Boulanger: il prodigio Lili e l’insegnante dei più illustri, Nadia Boulanger

Le sorelle Boulanger sono l’esempio di quando il talento raddoppia: la più giovane, Lili (1893-1918), fu considerata una bambina prodigio fin dai due anni di vita e salì rapidamente alla ribalta; aveva solo 19 anni quando divenne la prima donna a vincere il premio di composizione Prix de Rome per la sua Faust et Hélène. Purtroppo, a causa di una malattia cronica, morì tragicamente all’età di 24 anni. A differenza di Lili, la sorella maggiore, Nadia Boulanger (1887-1979), riteneva di non avere la stoffa per diventare compositrice e decise quindi di insegnare musica: la sua forte passione la porta ad essere una donna della musica classica così influente ed importante che insegnò a generazioni di giovani promettenti compositori, solisti e direttori d’orchestra. Tra i suoi allievi più rinomati troviamo il compositore classico, jazz e folklore Aaron Copland – Oscar alla migliore colonna sonora per L’ereditiera, 1950 -, il musicista e compositore Astor Piazzolla conosciuto per le sue commistioni di tango e jazz – famosissimo in Italia per aver collaborato con Mina, Milva e Iva Zanicchi – o il produttore discografico americano Quincy Jones, nientepopodimeno che il produttore dell’album più venduto di tutti i tempi, Thriller di Michael Jackson.

9. Florence Price (1887-1953): la lotta per l’uguaglianza della prima compositrice afroamericana riconosciuta

Florence Price è un’altra pioniera donna della musica classica americana, ovvero la prima afroamericana a essere approvata come compositrice sinfonica. È stata infatti la prima afroamericana a poter vedere l’esecuzione della sua musica, ovvero la sua Prima Sinfonia, da parte della Chicago Symphony Orchestra nel 1933. La sua vita fu molto fruttuosa, produsse infatti più di trecento lavori tra cui sinfonie, opere orchestrali, concerti, canzoni corali, da camera e musica per strumenti solisti. Nonostante sia ancora adesso una pietra miliare, le opere di Price sono state nel tempo trascurate, infatti molte delle sue composizioni passarono inosservate per anni, finché non sono state riscoperte nel 2009. La particolarità di Price si ritrova nei suoi pezzi, ispirati alle tradizioni popolari afroamericane come le danze juba. Però, come possiamo immaginare, Price fece fatica a farsi riconoscere e apprezzare a causa dei costanti ostacoli che incontrava in quanto donna nera: in un suo scritto del 1943 destinato al direttore musicale della Boston Symphony Orchestra, Florence si riferisce a se stessa come «dotata di due handicap: quelli del sesso e dell’etnia». Price è ancora oggi un simbolo importante per la lotta alla segregazione razziale: nel 1939, la leggendaria contralto nera americana Marian Anderson eseguì l’arrangiamento di Price, My Soul is Anchored in the Lord, davanti a 75.000 persone in uno storico concerto al Lincoln Memorial. Questa performance è diventata simbolica nel movimento per i diritti civili.

10. Rebecca Clarke (1886-1979): suonatrice rinomata di viola di cui sappiamo, sfortunatamente, ancora poco

Nata in Inghilterra da una famiglia americano-tedesca, Clarke era una compositrice e un’esperta suonatrice di viola: proprio per il suo virtuoso talento, è stata una delle prime donne della musica classica a diventare suonatrice d’orchestra professionista. La composizione è arrivata seconda rispetto alla sua abilità come musicista; purtroppo, a causa della depressione e quindi della mancanza di incoraggiamento per il suo lavoro, negli ultimi anni della sua vita era riluttante a comporre. Perciò, è oggi riconosciuta per la sua musica da camera scritta essenzialmente per se stessa o per gli ensemble da camera di sole donne. Ad oggi, più della metà delle sue composizioni sono di proprietà privata della sua famiglia. Conosciamo purtroppo poco di quest’artista, stroncata da un dolore profondo, ma che ci sembra giusto ricordare per il suo enorme talento.

11. Martha Argerich (1941): animo duro ma buono e gentile; una donna prodigio che sprona giovani talenti

Epocale e leggendaria tra tutte le donne della musica classica è proprio l’argentina Martha Argerich: inizia a studiare pianoforte a cinque anni, a otto debutta in concerto e ai sedici vince il Concorso Internazionale di Musica di Ginevra e il Concorso Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano in sole tre settimane. È considerata «una delle più autorevoli interpreti della sua epoca, dotata, oltre che di possibilità tecniche fuori dal comune, di grandi qualità evocative e di ricerca timbrica, e capace al tempo stesso di segnare le proprie interpretazioni con viva spontaneità» (Treccani). In veste di giudice, si mostra come seria e ostinata: basti pensare a quando, nel 1980, ha dato le dimissioni dalla cattedra di giudice al concorso internazionale Frédéric Chopin per protestare contro l’eliminazione del pianista croato Ivo Pogorelić. Dopo aver combattuto contro un melanoma maligno nel 1990 e 1995, Martha tenne al Carnegie Hall un concerto per dimostrare la propria gratitudine all’istituto medico John Wayne Cancer Institute, al quale venne destinato l’intero ricavato. La Argerich promuove con orgoglio, tramite il Progetto Martha Argerich, la formazione di giovani pianisti grazie ai festival annuali che si tengono a Lugano. Tra i premi vinti, è giusto ricordare il Premio Imperiale per la musica ricevuto a Tokyo nel 2005 e ben tre Premi Grammy: due come migliore esecuzione solista strumentale con orchestra e uno come migliore esecuzione di musica da camera.

Donne della musica classica
(Fonte: Wikipedia)

12. Jessye Norman (1945 – 2019): mente avanguardistica e creativa, la soprano nera che ha spianato la strada

Una delle soprano nere più famose di tutti i tempi che è riuscita ad esibirsi in diverse inaugurazioni presidenziali, cantando ruoli da protagonista con importanti compagnie d’opera come la Metropolitan Opera. La sua più grande ispirazione fu il contralto Marian Anderson, la prima cantante nera ad apparire al Metropolitan Opera nel 1955. Alla morte di Norman nel 2019, la soprano sudafricana Golda Schultz ha detto di lei: «Siamo qui perché lei è andata avanti e ha reso la strada un po’ meno difficile». Norman, donna dall’animo emotivo, dallo stile regale e dalla mente visionaria e creativa crea il ciclo di canzoni woman.life.song.: è una collaborazione tra cinque donne di enorme talento, che raccontano il ciclo di vita di una donna dalla sua giovinezza alla vecchiaia. L’idea originale è di Norman, i testi vengono scritti da Maya Angelou, Clarissa Pinkola Estés e Toni Morrison e la compositrice è Judith Weir (un’altra donna della musica classica meravigliosa, alla quale è stato riconosciuto l’Ordine all’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II). Il potente impatto di una tale collaborazione è riassunto da Estés in un’intervista dell’epoca: «Quasi ogni volta che le donne fanno qualcosa di veramente stravagante – grande – come questo, è storico». Il motto di Chineke! Orchestra, la prima orchestra europea a maggioranza nera, è «sostenere il cambiamento e celebrare la diversità nella musica classica» tramite l’esecuzione di woman.life.song. Un momento importante del pezzo è quando Norman canta «con il seno, sono certa che governerò il mondo!»: questa è, infatti, una performance ironica, gioiosa ma di forte dolore e oltre alla musica classica contemporanea si abbraccia anche il blues, il folk e molti altri generi.

13. Marin Alsop (1956): la prima donna a dirigere la Scala di Milano e il tema della critica maschilista

Una delle migliori direttrici d’orchestra americane al mondo, alla guida della maggior parte delle più importanti orchestre americane ed europee. Nell’aprile 2008 debutta alla Scala, diventando così la prima donna a dirigerla in 230 anni di storia. Ci concentriamo sulla Alsop per un altro tema importante e ancora oggi ricorrente, che tante donne della musica classica e non solo devono ancora sopportare: la reazione del pubblico maschile e non. La stessa direttrice ha rivelato: «Sono stata la prima donna a dirigere al Teatro alla Scala. Si tenne una grande conferenza stampa, come se si fosse trattato di un atterraggio sulla Luna, e la prima domanda fu: “Lei cucina?”». La direttrice statunitense JoAnn Falletta ha commentato a riguardo, lamentandosi sul fatto che «I critici guardano come siamo vestite e l’ac­conciatura dei capelli». Questo dimostra come, ancora oggi, sia vivo il pregiudizio e la riduzione della donna agli antichi e infondati valori di anni fa; questo fenomeno accade infatti quando una donna lavora a tempo pieno o quando diventa nota e importante in società, alla quale vengono rivolte domande sulla famiglia e quindi su eventuali futuri figli, domande che non vengono mai poste alle controparti maschili.

14. Chi-chi Nwanoku CBE (1957): amore ed impegno costanti per espandere le opportunità nella musica classica

Nel 2015, la contrabbassista britannica Chi-chi Nwanoku ha scritto la storia fondando la Chineke! Orchestra, ovvero la prima orchestra professionale a maggioranza nera d’Europa. In un’intervista con Classic FM l’anno scorso, ha rivelato: «Avevo già avuto una carriera di tre decenni nell’industria classica e mi sono ritrovata l’unica persona di colore sul palco, e non solo sul palco ma in tutta la sala». Proprio per questo Chi-chi punta alla diversificazione etnica della musica classica, per offrire opportunità ai musicisti e compositori di colore di far parte delle orchestre. Chineke! continua a rendere più inclusiva la musica classica e a rompere i confini e i limiti che dovrebbero appartenere al passato ma che ancora adesso vivono quasi indisturbati.

15. Yuja Wang (1987): un talento sconfinato, lei è un’artista eterea e fuori dal comune

Yuja nasce a Pechino dove prende lezioni di pianoforte dall’età di sei anni; a undici anni è la studentessa più giovane a partecipare al Morningside Music Bridge International Music Festival e, dopo il diploma al Curtis Institute of Music di Filadelfia, a vent’anni è già una pianista riconosciuta a livello internazionale. La svolta avviene nel 2007, quando sostituisce Martha Argerich in alcuni concerti a Boston e l’anno dopo si esibisce all’Hill Auditorium ad Ann Arbor dove, dopo la standing ovation, le vengono chiesti ben tre bis, inclusa la trascrizione della Marcia Alla Turca di Mozart. Oggi è una delle donne della musica classica più amate e, nel 2016, il New York Times ne descrive perfettamente il lavoro recensendo la sua esecuzione della Sonata Hammerklavier di Beethoven: «La virtuosità della signora Wang va ben oltre una facilità sconcertante: [] ella ha meravigliosamente messo in evidenza i dettagli intricati, le voci interiori e le coloriture armoniche. […] Lo scherzo saltellava con impertinenza e presa ritmica. Nel grave, grande movimento lento, ha suonato con moderazione e intensità […] fino alla nodosa, densa fuga, che ha poi lanciato con una destrezza incommensurabile».

  • Menzioni ad honorem
  • Alicia Keys e l’orchestra composta da 74 donne di colore

Vent’anni dopo il debutto della sua If I Ain’t Got You, quest’anno Alicia Keys ha deciso di registrarla in una versione nuova, esclusiva ed emozionante, in occasione della serie Bridgerton. Una delle musiciste unite alla cantante è stata Jay Émme, violoncellista: nonostante i suoi 38 anni di carriera, Émme rivela che per la prima volta ha visto in vita sua un’orchestra composta da più di tre persone di colore, cosa che credeva impossibile. Intervistata da Tudum (Netflix), Émme rivela: «Mi sono sempre sentita in inferiorità numerica, quindi la prima cosa che mi ha colpito [sul set] è stato vedere così tante donne nere. Non mentirò… È stato così meravigliosamente travolgente». Arrangiato dalla compositrice britannica Bobbie-Jane Gardner, ricorda: «Le musiciste dicevano: “Oh mio Dio. Non sapevo che esistesse un’altra oboista professionista che fosse nera o asiatica nel Regno Unito. Pensavo che fossi solo io”».

  • Francesca Michielin (1995) e la direzione dell’orchestra di Sanremo 2022

Francesca Michielin, conosciuta nel nostro bel Paese principalmente come cantante, è in realtà anche compositrice e direttrice d’orchestra: nel 2022 ha preso parte al 72º Festival di Sanremo proprio in qualità di direttrice per il brano Ogni volta è così di Emma Marrone e il 24 febbraio dello stesso anno ha ottenuto il diploma di laurea in canto jazz presso il conservatorio di Castelfranco Veneto. Nell’intervista per Vogue, la Michielin rivela: «sono molto felice perché è stata l’occasione per poter vivere un momento di musica pura attraverso il rapporto diretto con l’orchestra […]. Questo nuovo ruolo è un motivo d’orgoglio: vorrei tanto essere un esempio per tutte quelle bambine che guardano il festival e sognano di essere lì un giorno a dirigere l’orchestra». Quando le viene chiesto cosa pensasse della presenza femminile al festival e in generale nella musica italiana, lei risponde: «È importante dare spazio sempre di più alle donne e non per una questione di quote rosa, che è un termine che non mi piace, ma per rappresentanza». Dalle sue parole, sembra che Francesca sia totalmente consapevole della grande fatica che ancora oggi le donne fanno per riuscire ad ottenere riconoscimento e, appunto, rappresentanza nella musica classica: perché facciamo ancora così tanta fatica?

Oggi: chi si batte tutti i giorni per il diritto delle donne della musica classica?

Kristin Kuster sottolinea che «è necessario far passare il messaggio che [comporre] è qualcosa che [le donne] possono fare e [le autorità musicali] vogliono sentirle […]. Se queste donne vedono che questa non è una possibilità, non possono nemmeno autoselezionarsi». Marin Alsop ha dichiarato, tristemente, «Pensavo che la situazione stesse cambiando, ma non è così».

Tra le associazioni che cercano di correggere lo squilibrio di genere nella musica ci sono, ad esempio:

  • L’Alleanza Internazionale per le Donne nella Musica

La IAWM è un’organizzazione internazionale dedicata a promuovere e incoraggiare le attività delle donne della musica classica, soprattutto nei settori della composizione, dell’esecuzione e della ricerca, in cui la discriminazione di genere è un problema storico e continuo ancora oggi. L’organizzazione s’impegna a incrementare la programmazione di musica di compositrici donne e a includere nei curricula musicali e nei libri di testo universitari i contributi delle donne musiciste. La IAWM nasce nel 1995 dalla fusione di tre gruppi sorti durante i movimenti per i diritti delle donne nella musica negli anni Settanta: l’International League of Women Composers (ILWC), fondata nel 1975 per creare ed espandere le opportunità per le donne della musica classica; l’International Congress on Women in Music (ICWM), nato nel 1979 per l’organizzazione di conferenze e di incontri sulle e delle donne nella musica e, infine, l’American Women Composers (AWC) del 1976 che promuove la musica stessa delle compositrici. Grazie agli sforzi dei suoi circa quattrocento membri, la IAWM continua il proprio lavoro per l’equità di genere. Un momento epocale per la IAWM è stato quando la stessa è riuscita a boicottare i concerti americani dell’Orchestra Filarmonica di Vienna negli anni ’90, quando, come detto già, non accettava le audizioni di artiste donne. La IAWM sponsorizza diversi premi per categorie distinte per riconoscere compositori e musicisti, alcuni sono: il Premio Miriam Gideon destinato a un compositore di almeno 50 anni, il premio PatsyLu destinato alla musica classica di donne di colore e/o lesbiche oppure i premi Pauline Alderman assegnati ogni due anni per premiare gli autori di libri, articoli, materiali di riferimento e pubblicazioni per la ricerca delle donne nella musica.

  • Fondazione Adkins Chiti, organizzazione membro del Consiglio Internazionale della Musica dell’UNESCO

Fondata nel 1996 e nata da Donne in Musica grazie a Patricia Adkins Chiti. I due organismi sono stati fondati per promuovere la creatività musicale femminile attraverso una rete di 41.000 compositrici e musiciste di 109 Paesi (al 2015). La biblioteca e l’archivio della Fondazione conservano oltre 43.000 spartiti di compositrici di diverse epoche, enciclopedie, libri e banche dati. La Fondazione ha sponsorizzato il programma dell’Unione Europea WIMUST (Women in Music Uniting Strategies for Talent), promuovendo soluzioni per combattere la discriminazione di genere e le disuguaglianze per le donne nella musica classica e non.

  • La casa editrice Kapralova Society

Il Kapralova Society Journal è una rivista scientifica ad accesso libero dedicata alla promozione delle donne nella musica. Viene pubblicata dal 2003 dalla Kapralova Society, una casa editrice senza scopo di lucro e una società musicale con sede in Canada, la cui missione è «promuovere la musica della compositrice ceca Vítězslava Kaprálová (1915-1940) e costruire una consapevolezza dei contributi delle donne alla vita musicale». La rivista viene pubblicata due volte l’anno e contiene saggi analitici, articoli, spartiti, recensioni di CD e libri, interviste con donne musiciste e annunci di progetti internazionali, simposi e conferenze sul tema delle donne nella musica.

Conclusioni e riflessioni sull’argomento

Questo fenomeno ci fa capire ancora una volta quanto complicata sia la realtà attuale: la nostra società fatica ancora ad evolversi e raramente un individuo riesce a mettersi in discussione, anche innanzi a chi ha avuto una particolare esperienza di vita. Il fatto che una donna debba ancora garantire il proprio status quo, lottare per essere considerata al pari di un uomo e vedere il proprio sudore e i propri sforzi non riconosciuti, fa davvero male. Soprattutto il tema lavoro / figli che viene costantemente affrontato da un pubblico – specialmente quello italiano – non sempre capace di empatia e di comprendere che dividere la società in uomini e donne sia inutile, poiché non tutte le donne hanno gli stessi bisogni e necessità – questo, ovviamente, vale anche per gli uomini. Bensì, sono gli esseri umani a provare emozioni e impulsi diversi: che senso ha chiedere a Marin Alsop, una donna tosta e gran lavoratrice che ha fatto della sua passione il centro della propria vita… se cucina? È davvero ancora così difficile abbandonare gli antichi valori per abbracciarne di nuovi e più inclusivi, in modo da permettere a noi come società di essere migliori per gli altri ma in primis per noi stessi?

(Fonte foto in evidenza: Wikipedia)

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