Mega Superbattito: chi è Gazzelle?

Mega Superbattito: chi è Gazzelle?

Non è timido, solo estremamente riservato: è Flavio, in arte Gazzelle, cantautore romano e baluardo del sexy pop. Di cosa si tratta? È un genere musicale la cui definizione «è nata al bar, è nata così, per giocare, perché con Antonio (dell’etichetta discografica Maciste Dischi) ero in procinto di far uscire il disco e servivano per il comunicato stampa delle piccole frasi per la sua introduzione; mi ha chiesto di scrivere qualche riga per autodefinire il lavoro». Gazzelle sembra avere le idee molto chiare su questo particolare nuovo genere: in questo modo indica quel tipo di musica che vorrebbe le coppie ascoltassero durante i momenti di intimità, proprio perché sexy nella musicalità e nei testi.

Sostenuto dalla famiglia e aiutato inizialmente dal fratello, che ha uno studio di registrazione, oggi può vantare un anniversario importante: l’uscita di Superbattito, avvenuta nel marzo 2017. Ottenuto poi “il disco d’oro”, sono usciti anche Nero (2017) e Mega Superbattito (2018). Inoltre, durante il suo tour, ha fatto moltissimi sold out alcuni dei quali a Napoli, all’Atlantico di Roma e a Milano.

Gazzelle: l’intervista

Come è nato Gazzelle? E come è arrivato a collaborare con la Maciste Dischi?

Gazzelle artisticamente è nato da piccolo, quand’ero bambino. Alle elementari ho scritto la mia prima canzone, grazie a mio padre che mi aveva regalato una tastiera, e mi sono avvicinato alla musica in maniera abbastanza naturale. Poi ho continuato a scrivere, pure e soprattutto al liceo. Ed era una cosa che sapevo solo io, non la dicevo a nessuno. Lo sapeva solo il mio migliore amico. Però non mi andava di espormi, finché qualcuno non mi ha iniziato a dire “Fla ma che le scrivi a fa’ se te le devi tene’ pe’ tte?” e a 22 anni ho preso coraggio e ho fatto il mio primo concertino chitarra e voce, in un localino in un sottoscala di un pub a Trastevere, dove sono venuti solo i miei amici, una trentina di persone. Nessuno lo sapeva, è stato uno shock per tutti. E gli è pure piaciuto, mi sono un po’ fomentato e ho iniziato a fare dei piccoli live solo a Roma. Poi ho voluto una band e ho cominciato a cercare musicisti, ci ho messo un po’. Ho scritto un po’ di canzoni nuove e ho deciso di registrarle perché mi ero stufato che rimanessero così. Ho registrato un demo con quattro canzoni, tipo Non sei tu, Zucchero filato, Quella te e Non mi ricordi più il mare, e l’ho mandato a tutti quelli che trovavo perché non avevo idea di come funzionasse. Prima alle grandi major e poi alle etichette indipendenti. Mi è capitato per caso Maciste Dischi su Facebook, che non mi ha risposto. Poi dopo due mesi, mentre io ero in giro, mi squilla il telefono, mi chiama Antonio e inizia a farmi i complimenti.

Quanto c’è di autobiografico nelle tue canzoni? Hai voluto creare un personaggio o ciò che leggiamo e vediamo sei proprio tu, un po’ naif?

Di base è tutto molto autobiografico. Sicuramente non mi ispiro troppo alle storie degli altri, non le conosco. A volte sono anche solo delle immagini, delle proiezioni, dei ricordi modificati anche inconsciamente, però sì, parte tutto da dentro. Ancora non l’ho analizzato il processo. Gazzelle sono io e io sono abbastanza come mi mostro. Poi ovviamente ciò che mostro è un po’ quello che decido io. Probabilmente nella vita privata sono un po’ diverso però secondo me non è importante ai fini della musica sapere come sono io nella vita privata. Per dirti, io non ho idea di come sia nella sua vita privata Vasco Rossi. A me interessano le canzoni che scrive. Sul palco sono io, sono al naturale, sto lì e canto. Non è che sono un grande mostro da palcoscenico. Sui social però cerco di far vedere quello che serve alla musica, non parlo mai troppo di me. Non faccio le storie mentre vado in palestra, cerco di improntare tutto solo ed esclusivamente sulla musica. Non ha senso perché non siamo in un talent.

Mega Superbattito: avresti mai immaginato di arrivare così lontano? Sei riuscito a mantenere la riservatezza a cui sembri tenere molto?

Beh, sì. Me lo aspettavo ma pensavo di metterci un po’ più di tempo. Pensavo sarebbe stato meno rapido. Ho iniziato a Roma e ora lì lo chiudo con due atlantici, è stata una cosa veloce. Questo mi ha sconvolto. Io pensavo che avrei lanciato il disco e mi sarei fatto conoscere con qualche concertino, invece ho fatto cento date in un anno. Ho fatto disco d’oro. Ma mi comporto uguale a prima. Penso che si possa gestire abbastanza bene la cosa. Io sono abbastanza riservato, ma me la cavo. Non so come ma sono riuscito a creare un bel rapporto con i fan. Nel senso, anche quando vado in giro la gente mi riconosce e sono sempre tutti molto carini. Non ho mai trovato quello invadente. Sono riuscito a creare una specie di aura, come fossero “intimoriti”. Poi però dico sempre sì, sono sempre abbastanza disponibile.

 

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A proposito di Francesca Paola Esposito

Napoletana. Già laureata in Lettere Moderne alla Federico II, attualmente iscritta a Scienze storiche allo stesso ateneo. Vivo nel sospetto di aver imparato prima a leggere, poi a camminare. Certo è che da quel momento non ho più smesso.

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