Soundinside Records Fest Frattamaggiore | Intervista

Soundinside Records Fest a Frattamaggiore | Intervista

Dopo il successo della prima edizione, sabato 13 settembre l’anfiteatro Franco Del Prete di Frattamaggiore ospita il ritorno di Soundinside Records Fest, una giornata interamente dedicata alla musica indipendente, tra anteprime, live set e progetti originali. Sul palco saliranno alcuni degli artisti più rappresentativi dell’etichetta Soundinside Records che si distingue per autenticità, attenzione al territorio ed una visione musicale che mette al centro l’espressione sincera.

Il festival segna anche il lancio di Colleziona.me, una piattaforma innovativa che punta a restituire valore alla musica in formato fisico, favorendo il contatto diretto tra artisti e pubblico. Un evento che unisce musica, comunità e visione culturale e che anticipa la terza edizione del Suburbia Fest in programma il giorno successivo. Due giornate che promettono di trasformare Frattamaggiore in un punto di riferimento per la scena indipendente del sud.

Intervista agli ideatori del festival

Il Soundinside Records Fest è arrivato alla sua seconda edizione. Qual è l’idea che ha ispirato questo festival e come si è evoluto rispetto al primo anno?

Il festival rappresenta il momento culminante del lavoro della nostra etichetta durante l’anno, dietro e dentro c’è tutto l’impegno, la cura e l’attenzione che offriamo alle band che produciamo. La grande differenza con la prima edizione sta nel lancio di Colleziona.me e quindi dei servizi che la piattaforma ha messo a disposizione sia per il festival sia per gli artisti, che quest’anno avranno a disposizione un merchandising apposito e interamente finanziato, senza spese per loro insomma. Poi la famiglia quest’anno si è allargata, ci siamo uniti all’associazione musicale Suburbia Studio, creando Oimà, quindi un’altra grande differenza potrebbe essere nel valore aggiunto di più persone e più professionalità che si muovono insieme per un comune obiettivo.

Il roster di Soundinside Records è davvero variegato: come scegliete gli artisti da produrre? Cosa cercate in una voce, in un progetto musicale?

La cosa più importante per noi è sicuramente l’autenticità, la voglia di mettersi a nudo e in gioco, controtempo e controcultura. L’importante è che i nostri artisti si rivedano in quello che fanno e che seguano e inseguano solo la voglia di esprimersi e dare tutto. Il nostro motto è proprio questo: “Per noi, una canzone funziona quando riesce a far vibrare le corde più profonde del nostro essere.”

Il festival ospita realtà musicali con radici territoriali forti, come 7RNR o Shiny Dust. Quanto è importante oggi mantenere un legame con la propria terra anche nel rock e nell’alternative?

Il nostro punto di vista, e crediamo sia lo stesso per le band che promuoviamo, è molto legato all’autenticità e niente è più autentico del rapporto col territorio: avere qualcosa da dire ha necessariamente a che fare con i luoghi in cui viviamo e cresciamo, loro lasciano un segno in noi e noi speriamo di lasciarlo sul territorio. Ciò non toglie che desideriamo anche lasciare il nido e permettere ai nostri valori e alla nostra musica di raccontarsi anche altrove, cosa che ad esempio è successa a La Terza Classe nel tour – di successo-  in America.

Colleziona.me è una delle novità più interessanti: un progetto che riporta la musica al centro attraverso il formato fisico e la connessione diretta con i fan. Da dove nasce questa visione e come sta reagendo il pubblico?

La visione nasce da una necessità: è ormai evidente a tutti che c’è un problema nell’industria musicale mainstream, i soldi ci sono ma finiscono nelle mani di pochi – di certo non degli artisti emergenti- che ne fanno ciò che vogliono (ad esempio è recente lo scandalo degli investimenti bellici di Spotify) senza tenere conto della volontà degli artisti da cui generano profitto. Il pubblico poi si è disabituato al supporto reale: ormai essendo diventato facile reperire musica in streaming a basso costo, sono in pochissimi ad acquistare dischi e l’intero sistema dell’industria (produzione, distribuzione, ecc) ne risente, insieme alla qualità della musica che si ascolta, che per finire in streaming su spotify si abbassa notevolmente. Il discorso è semplice: se la musica non fosse un lavoro (per chi la suona, chi la produce, chi la distribuisce) allora i Ceo delle multinazionali non si arricchirebbero, e invece lo fanno, per cui è lavoro, e allora se è lavoro è giusto che ne guadagnino tutti gli attori coinvolti e che il pubblico riprenda a toccarla con mano, ad andare ai concerti, a spendere per un prodotto che in qualche modo è capace di farlo sognare, resistere, spostare, stare insieme agli altri.

C’è un forte richiamo all’estetica anni ‘70, al cinema, ai deserti lucani, al folk americano… quanto conta per voi l’aspetto narrativo e visivo nella musica?

La musica è arte e come tutte le arti non può prescindere dalle sue sorelle, come la pittura, il cinema, la fotografia e altro. Si completano tra loro e insieme riescono a rendere più efficace e volendo tangibile il messaggio che portano avanti, che sia esso il legame con la terra, la lotta per la sopravvivenza in un mondo che forse non ci sta poi così bene o solo il non sentirsi soli.

Il festival è organizzato insieme a Oimà, una nuova agenzia che mette insieme competenze diverse. Come nasce questa collaborazione e cosa vi aspettate da questo nuovo percorso?

Speriamo di riuscire a organizzare quanti più concerti possibili, di creare una comunità densa e attiva che supporti e viva la musica a 360° gradi, smussando le divergenze, ridando vita a luoghi e spazi che hanno bisogno di nuova linfa e soprattutto donare nuova dignità a un settore che è ancora poco compreso e tutelato a livello nazionale. La cultura porta valore e noi su questo valore siamo ben decisi a scommettere tutto.

Il 13 e 14 settembre si preannunciano due giornate speciali per la musica indipendente. Che tipo di esperienza volete offrire al pubblico che parteciperà al Soundinside e al Suburbia Fest?

Sarà un delirio! Musica dal vivo per tutti i gusti, mercatini, mostre, divulgazione: davvero non ci si potrebbe annoiare nemmeno se lo si volesse. Per noi è una piccola rivoluzione e speriamo che quante più persone possibili vogliano prenderne parte.
fonte immagina: ufficio stampa

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