I Baustelle sono una band italiana di indie rock, formatasi nel 1996 a Montepulciano, in Toscana. I membri fissi della band sono Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini. In questo articolo parleremo di Sussidiario illustrato della giovinezza, l’album d’esordio di questa band toscana che li ha resi famosi al pubblico.
I testi di Bianconi, talvolta scritti in collaborazione con Rachele Bastreghi, presentano un ampio uso del citazionismo, colto o popolare: Bianconi nelle sue canzoni fa spesso riferimento a Schopenhauer, Dostoevskij, ma anche a Poe, Leopardi e Baudelaire. Le tematiche delle canzoni di questa band indie-rock spaziano dalla critica sociale al consumismo, passando per il sesso, la ricerca di una spiritualità alternativa, il suicidio, la depressione, i problemi della gioventù e infine la morte. C’è una forte attenzione anche alle tematiche relative all’adolescenza, all’amore e alla violenza.
Numerosi brani dei Baustelle hanno per protagoniste figure femminili: nelle prime opere vediamo protagoniste dei testi le vite di adolescenti problematiche, mentre negli album successivi, con il passaggio della band da tematiche più giovanili ad tematiche più adulte, le protagoniste diventeranno donne adulte. Non è un caso che questo cambiamento tematico sia stato accompagnato da un cambiamento anche stilistico, in quanto la voce di Bastreghi è molto più presente, con Bianconi ad accompagnare nei cori, invertendo il precedente modulo narrativo. I protagonisti delle canzoni sono inoltre spesso immersi in un’atmosfera sia realistica e cruda che da favola gotica dal sapore malinconico e nostalgico. Riguardo all’attenzione per la presenza, spesso tragica, delle ragazze e delle donne nelle canzoni dei Baustelle, Bianconi ha dichiarato in un’intervista:
«Le adolescenti sono interessanti da raccontare, mi affascinano, sono come delle bambine o delle fatine nelle fiabe. Sono il simbolo della fragilità umana, sono delle sventurate in un mondo devastato. E chiaramente non c’è solo un vago interesse erotico, ma anche una volontà protettiva. L’idea è raccontare una storia in cui la bambina entra nel bosco ed è tutto buio, un classico motore narrativo: la bambina che cammina.»
Sussidiario Illustrato della Giovinezza
Sussidiario Illustrato della Giovinezza è l’album d’esordio dei Baustelle, un concept album pubblicato nel 2000. Il disco venne pubblicato dall’etichetta discografica indipendente Baracca & Burattini, fu scritto da Bianconi e riarrangiato con la band. L’album suscitò curiosità e molti apprezzamenti fra il pubblico per la presenza di molteplici stili musicali: canzone d’autore, musica elettronica, new wave, bossa nova. Dal disco emergono la sensibilità pop degli anni sessanta e settanta sia italiana che francese, le influenze new wave anni ottanta e abbondano i riferimenti alle composizioni da colonna sonora cinematografica .
Il titolo Sussidiario illustrato della giovinezza si rivela il più azzeccato possibile per descrivere un raccoglitore di dieci istantanee sull’avventuroso e complicato periodo dell’adolescenza. Il titolo diventa il fil rouge di dieci storie narrate in sequenza quasi come fossero la sceneggiatura di un film, tutti tasselli che raccontano una giovinezza passata e rarefatta, che si colloca però al di fuori dello spazio e del tempo. Leitmotiv dell’album, che diventerà un tema ricorrente anche nelle successive pubblicazioni della band, è proprio quello dell’eterna adolescenza. L’adolescenza cantata dai Baustelle è una giovinezza romantica e tormentata, un’adolescenza che, seppure abbia un sapore nostalgico e quasi vintage, appare senza tempo. Le esperienze raccontate (poetiche, crude e talvolta tragiche) appaiono familiari all’ascoltatore e per questo risultano sempre attuali, sebbene l’album sia uscito quasi 25 anni fa.
Recensione
Ascoltare quest’album vi farà fare un tuffo nostalgico in un’adolescenza mitica fatta di pulsioni e di passioni scomode: i testi trasudano una morbosità a tratti quasi fastidiosa, ma caratteristica di quegli anni così difficili.
La scrittura di Bianconi crea, strofa dopo strofa, il romanzo erotico dei giovani Baustelle, che inizia con i ricordi sfocati d’infanzia narrati ne Le vacanze dell’ottantatré, la prima traccia dell’album. Con questo brano l’ascoltatore viene trasportato dritto in un’estate afosa dei primi anni ’80: Bianconi, su un ritmo di bossanova, si rivede ragazzino su una spiaggia di Rimini, intento a osservare i più grandi ancora privo di malizia.
L’erotismo è un altro tema centrale dell’album: nella seconda traccia, Sadik, il protagonista è il tipico genitore tradizionale di provincia di quegli anni che però in gioventù divorava fumetti erotici. Lo stesso erotismo si consuma nei rapporti occasionali, fugaci e clandestini di Io e te nell’appartamento. Erotismo incontenibile è rintracciabile anche nel corpo di Martina, in quella voglia di crescere che la fa imbattere in in amori sbagliati e in incontri sessuali progettati solo per combattere la solitudine.
Anche La canzone del parco è una traccia densa di erotismo, ma anche di un’irrimediabile tristezza. Il brano è costruito in due sezioni contrapposte: nella prima viene descritto l’incontro timido e impacciato di una giovane coppia che si ritrova in un parco dopo scuola; nella seconda sezione, la scena dei due amanti è osservata dal punto di vista della natura circostante, in particolare di un albero. L’albero rimpiange il fatto che non potrà mai vivere sulla propria pelle gli attimi che condividono i giovani innamorati e si interroga sul senso della propria esistenza:
«Penso che
Ho di nuovo i brividi
E mi lascio prendere
Da domande inutili
A che cosa pensano
Questi umani fragili
A che cosa servono I miei rami stupidi
Posso solo esistere
In eterno vivere
Senza avere gli attimi
Degli amanti giovani
Degli amori giovani»
La giovinezza descritta nel “Sussidiario” non è però soltanto romantica, spensierata ed erotica, ma cela anche un lato più cupo e tormentato, come nel caso della traccia Noi bambine non abbiamo scelta, o di La canzone del riformatorio. Questo brano narra la storia di un giovane ragazzo senza nome che finisce in un carcere minorile per un episodio di violenza messo in atto nei confronti della sua fidanzata del liceo, Virginia. Il giovane, rinchiuso tra le pareti del riformatorio, le chiede perdono e si pente del proprio gesto, con l’amara consapevolezza di non avere alcun futuro e alcuna possibilità di redimersi. Un gesto di violenza compiuto per un attimo di gloria, commesso sotto l’effetto dell’eroina: il brano mette tragicamente in luce la violenza come conseguenza dell’assunzione di droghe e dell’abuso di alcolici andati a male, un’azione irrimediabile che ha compromesso il futuro del giovane protagonista:
«Amore fra cinque anni dove andrò?
E tu chi sarai e chi saremo noi?
Fuori dal riformatorio
Le vite perdute come gioia
Passata per sempre come moda
Cos’è
Che ci rende prigionieri?»