The Tortured Poets Department: il nuovo album di Taylor Swift

The Tortured Poets Department : il nuovo album di Taylor Swift

Era il 5 febbraio 2024 quando, alla nota premiazione americana Grammys’s Awards, dopo aver accettato il tredicesimo Grammy della sua carriera, la cantautrice Taylor Swift svela l’uscita di un nuovo album chiamato The Tortured Poets Department. Dallo scorso venerdì 19 aprile l’album The Tortured Poets Department è disponibile su tutte le piattaforme streaming ed è acquistabile in tutti i negozi fisici. 

Prima di poter esprimere un qualsiasi giudizio in merito, è necessario esplorare i retroscena e la speciale promozione che hanno riguardato l’undicesimo album in studio della cantante.

I retroscena

Nessuno, neanche il fan più accanito della Swift, avrebbe mai potuto predire l’uscita di questo nuovo album, The Tortured Poets Department, essendo l’autrice impegnata dallo scorso marzo 2023 nel suo tour dei record, The Eras Tour. Inoltre, dallo scorso giugno 2020 Taylor Swift ha rilasciato ben tre album originali ed è stata impegnata con il rilascio di quattro delle sue Taylor’s Version, i suoi vecchi master che si trova a dover registrare e pubblicare nuovamente perché a lei sottratti dalla etichetta discografica guidata dal manager Scooter Braun.
È stato subito chiaro che questo album avesse una storia complessa alle spalle. Fin dal suo annuncio, dunque, sono nate teorie e cospirazioni in merito al tema principale dell’album e al filo rosso che avrebbe tenuto insieme tale storia, ovvero la fine della sua relazione con l’attore britannico Joe Alwyn, annunciata ufficialmente agli inizi dell’aprile 2023, nel pieno degli show americani dell’Eras Tour.

La promozione

A confermare queste teorie è stata la speciale promozione portata avanti dal team della cantante e da Taylor Swift stessa. Promozione iniziata con gli annunci di quattro varianti dell’album durante alcuni degli show asiatici dell’Eras Tour. Ognuna di queste edizioni conteneva una canzone speciale differente, intitolate The Manuscript, The Bolter, The Albatross e The Black Dog. Ai fan più attenti, non sono sfuggiti possibili riferimenti alla passata relazione, così come non sono passati inosservati i colori scelti per queste varianti: una gradazione di sfumature che passavano dal bianco al nero, scelta che ha portato a immaginare come possibile tema dell’album la teoria delle fasi del lutto, elaborata dalla psichiatra E. Kübler-Ross. Secondo questa teoria, nell’elaborare una perdita si attraversano cinque stadi: grief, anger, bargaining, depression, acceptance (rifiuto, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione). La stessa Swift ha confermato questa teoria attraverso un ulteriore progetto di promozione dell’album in collaborazione con AppleMusic. Poco prima del rilascio ha curato cinque playlist di sue vecchie canzoni che rispecchiavano le fasi sopracitate e avevano come titoli delle frasi che si sarebbero rivelate presenti nelle nuove canzoni. E allora, The Tortured Poets Department?

È stato durante la settimana precedente al rilascio che la squadra di Taylor Swift ha organizzato le maggiori attività di promozione che hanno attivamente coinvolto i fan ed hanno aumentato le speculazioni in merito all’argomento e, soprattutto, al destinatario delle nuove sedici canzoni. Tra queste attività, la più discussa è stata sicuramente l’installazione promossa da Spotify presso la città di Los Angeles: una struttura tridimensionale rappresentante una libreria colma di oggetti collegati all’album, evidenti easter eggs (indizi nascosti) per gli swifties di vecchia data. Busti di statue greche, fiori di lavanda e cornelia essiccati, drappi di un possibile velo, inviti ad un ricevimento mai avvenuto, puzzle impossibili da risolvere, gabbie dorate e cassette della posta arrugginite, tutti elementi che sembravano proprio raccontare la storia della fine di un grande amore durato per oltre sei anni.
E poi, The Tortured Poets Department è stato pubblicato.

The Tortured Poets Department

Fin dalla prima traccia del disco The Tortured Poets Department, che è risultata essere anche il primo singolo ufficiale, Fortnight (feat. Post Malone), è stato chiaro che questo album non sarebbe stato nulla di tutto ciò che si era immaginato. Dopo un primo ascolto, il pubblico si è diviso tra chi lo ha trovato geniale e rivoluzionario nella carriera dell’artista e chi ne è rimasto deluso proprio perché non è stato quella melensa e struggente lettera d’addio che ci si era prefissati di trovare. Vecchie teorie sono state archiviate e nuove hanno fatto capolino nella narrazione, tra queste l’idea generale che l’album fosse quindi rivolto ad una fallita frequentazione con il cantante Matty Healy, frontman della band inglese The1975.

Eppure, tra tutte queste speculazioni, non si è considerato l’unico reale destinatario della storia raccontata: Taylor Swift. The Tortured Poets Department è il risultato dell’esigenza della sua autrice di superare, attraverso la scrittura, una serie di situazioni difficili che si è trovata ad affrontare nel corso dei due anni in cui l’album è stato prodotto. Nell’album viene mostrata una Taylor Swift estremamente fragile ma altrettanto consapevole delle proprie emozioni. Ciò che emerge è una donna ferita: da un uomo che ne ha consumato l’essenza («The spirit was gone, we would never come to And I’m pissed off you let me give you all that youth for free») , da un vecchio amico che ha approfittato della sua vulnerabilità («But you are what you did And I’ll forget you but I’ll never forgive The smallest man who ever lived») e soprattutto da un pubblico ed una industria musicale che l’hanno prosciugata in un momento di estrema crisi personale («All the pieces of me shattered as the crowd was chanting: “More“»).

Come definito dalla sua stessa autrice nel prologo di The Tortured Poets Department, quest’ultimo è stato il risultato di un “episodio maniacale” della sua vita. L’intera idea dei “poeti torturati”, a cui si fa riferimento nel titolo, risulta essere di natura ironica, come si evince dal testo della title track: «You left your typewriter at my apartment Straight from the tortured poets department I think some things I never say Like who uses typewriters anyway?»; «You’re not Dylan Thomas, I’m not Patti Smith This ain’t the Chelsea Hotel, we’re modern idiots».

Il punto forte del disco The Tortured Poets Department risiede sicuramente nella scrittura. Nei suoi, ormai, 18 anni di carriera Taylor Swift ha ampiamente dimostrato le sue doti di cantautrice, e in questo album riesce a presentare un’ulteriore versione di sé stessa attraverso i nuovi testi, più maturi ed espliciti, che non perdono l’essenza simbolica e metaforica che caratterizza la sua scrittura. Testi accompagnati dalla produzione synth-pop, precedentemente esplorata nell’album Midnights, del fedele collaboratore Jack Antonoff.

The Anthology

È stato alle due del mattino americane (le otto in Italia) che Taylor Swift ha di nuovo stupito l’intero pubblico, svelando che The Tortured Poets Department sarebbe stato un doppio album, pubblicandone quindi la seconda parte, intitolata The Tortured Poets Department: The Anthology, contente ben quindici canzoni inedite, per un totale di trentuno canzoni.
Produttore principale di questa seconda parte è Aaron Dessner, anche lui fedele collaboratore di Taylor Swift da ormai quattro anni. In queste nuove canzoni il sound evolve da un synth-pop a melodie più indie-folk, più strumentali, che riprendono le musiche dei due album pubblicati in piena pandemia, Folklore ed Evermore.

Se nella prima parte dell’album le emozioni che prevalgono sono la rabbia e la delusione, in The Anthology viene fuori l’animo poetico dell’autrice, le immagini presentate sono più fiabesche (in canzoni come The Albatross, Peter, Robin…) ed i testi divengono sempre più metaforici e complessi.
A chiudere l’album è la traccia The Manuscript, che sintetizza alla perfezione l’intento del progetto: lasciare nelle mani del pubblico una storia che ha sicuramente segnato la sua autrice ma che è stata ormai lasciata alle spalle perché completamente superata.

Now and then I reread the manuscript
But the story isn’t mine anymore.

 

Fonte immagine in evidenza dell’articolo su The Tortured Poets Department: Depositphotos
Fonte immagini nell’articolo: Spotify, copertine ufficiali

A proposito di Alessia Nastri

Studentessa di venti anni iscritta all'università l'Orientale di Napoli. Appassionata dell'arte in ogni sua forma, amo particolarmente leggere e studiare le letterature. La mia personalità si costruisce su pochi aspetti: i libri, la scrittura, Taylor Swift e la mia frangetta.

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