Vico dell’amore perfetto di Andrea Marano | Intervista

Vico dell'amore perfetto di Andrea Marano Cappabianca | Intervista

Vico dell’amor perfetto : primo album di Andrea Marano | Intervista

Pubblicato il 5 Aprile per Radici Music Records, Vico dell’amor perfetto è il primo album da solista di Andrea Marano, musicista partenopeo con già diversi anni di esperienza alle spalle, grazie al progetto musicale L’Albergo dei poveri, con il quale ha calcato i palchi del Meeting del Mare e del Neapolis Rock Festival. Oltre a poter vantare riconoscimenti come il Premio della Canzone d’Autore Raffaele Spasari e il Rock’n’Law Contest, Marano ha anche collaborato come autore con i Jalisse, scrivendo loro il testo de L’Alchimista.

Coadiuvato, per la parte musicale, da Gabriel D’Ario, Vico dell’amor perfetto è un album che affonda le sue radici in quella tradizione nata nella seconda metà del secolo scorso grazie ad artisti come Fabrizio De Andrè e Gian Maria Testa. Marano mette al centro del suo lavoro la parola, grazie alla quale plasma i racconti del suo album, e, per farlo, utilizza un approccio musicale prettamente acustico, estraneo a influenze elettroniche e digitali.

Il disco si compone di sette tracce (Vico dell’amor perfetto, L’Amore di Jana, Gaetano Bresci, Il bar dei militari, Pois, Al sole del sud e Cartolina a Port’Alba), sette racconti che partono da Genova, da Vico dell’amor perfetto per l’appunto, e approdano a Napoli, lasciandoci una suggestiva Cartolina d(a) Port’Alba. In questo viaggio poetico e musicale, c’è anche spazio per il tragico amore di Jana, uccisa dal marito, e per l’esperienza politica di Gaetano Bresci, il militante anarchico che nel 1900 assassinò il re Umberto I di Savoia.
Storie che rimandano a eventi lontani, remoti nei luoghi e nel tempo, ma che trovano nel loro contenuto una concreta attualità, data l’universalità delle passioni evocate da Marano.

Il tentativo del cantautore di iscriversi nella grande tradizione cantautorale del nostro paese può dirsi più che riuscito, tale da augurare ad Andrea di riscuotere consensi, non solo tra la cosiddetta “critica”, ma anche tra il pubblico.

Per l’occasione dell’uscita del disco, abbiamo intervistato Marano, che ci ha permesso di immergerci con più consapevolezza nel mondo di Vico dell’amor perfetto.

Intervista ad Andrea Marano, autore di Vico dell’amor perfetto

Da L’Albergo dei Poveri all’esordio discografico da solista con Vico dell’amor perfetto, cosa puoi raccontarci della tua carriera da musicista?

Il mio percorso musicale è un tutt’uno con la mia crescita come persona. Quando finì l’esperienza con l’Albergo avevo voglia di vivere la musica in una dimensione privata, ma non ho mai smesso di scrivere. In quel periodo ho cominciato ad interessarmi alla parte autorale ed ho potuto sperimentarmi anche in quella veste. Poi c’è stata una fase in cui il bisogno di evolvere e di trasformare i testi originari in qualcosa di pubblicabile si è fatto più spazio e così ha preso forma Vico dell’amor perfetto.

Come nasce Vico dell’amor perfetto?

È nato tutto dalla scoperta di quella strada di Genova e dalla titletrack. In quella canzone rifletto sul significato di queste due parole, che messe una accanto all’altra per me sono esplosive a livello immaginativo. In effetti ognuno ha il suo amore perfetto e non è sempre quello che ci viene mostrato dai film romantici. Si può essere innamorati di un’idea, di un dolore, addirittura di un’assenza. Mi piaceva immaginare che potesse veramente esistere un posto, almeno nella fantasia, in cui trovare esattamente il tipo amore che desideri. Da quest’input ho scelto gli altri brani del disco, che hanno un filo conduttore: le storie che racconto sono quelle di personaggi alla ricerca di qualcosa che li completi.

Che ricerca musicale c’è dietro?

La scelta di creare canzoni che sono anche dei racconti ha avuto un peso. Con Gabriel D’Ario, che ha curato la produzione artistica, abbiamo voluto arrangiare i brani in modo che le musiche fossero a tutti gli effetti una parte attiva delle narrazioni. Le canzoni chiamavano un’atmosfera particolare, autentica, che secondo noi non poteva essere data in digitale. Questo ha reso le cose un po’ più complesse perché comporre con i VST (Virtual Studio Technology, processori digitali di musica, nda) ti dà molte più possibilità rispetto a quando hai a disposizione solo qualche strumento a corda, ma credo che siamo riusciti a dare al disco l’impostazione essenziale e genuina che volevamo. Ci sono state delle guide, che sono i cantautori, italiani e non, che mi piace studiare dal punto di vista letterale, metrico e musicale.

Cosa ti ha spinto a scrivere un brano su Gaetano Bresci, il militante anarchico che uccise il re Umberto I?

Credo che sia una storia di resistenza e riscatto che merita di essere raccontata, al di là delle idee politiche di ognuno. Per me la dimensione sociale e il contenuto sono sempre stati importanti. Sento spesso artisti molto bravi rammaricarsi del fatto che oggi le persone preferiscano ascoltare musica un po’ più superficiale. Non credo sia vero, secondo me sono in moltissimi quelli che vorrebbero ascoltare qualcosa di diverso dalla storia d’amore finita o da quanto è bella l’estate, è solo che non sanno dove cercare.

Qual è l’idea alla base del video di L’amore di Jana?

Anche qui cercavamo qualcosa che potesse accompagnare il racconto ed essere un tutt’uno con la musica e con l’intenzione del disco. All’inizio eravamo spaesati perché la storia della canzone è abbastanza complessa, ma l’idea di rappresentarla con dei disegni in time-lapse ci è sembrata la scelta migliore e così ci siamo rivolti ad Alessia Iannone, che è riuscita a rendere molto bene quello che avevamo in mente.

Per i Jalisse hai scritto il testo de L’Alchimista, come è nata questa collaborazione?

È nato tutto da un concorso. I Jalisse aprirono una call per autori di testo, volevano brani che trattassero temi come la cura, l’amore, il rispetto… Così decisi di partecipare con un testo che avevo scritto proprio in quel periodo e, senza che me l’aspettassi, fu scelto. È stata un’esperienza bellissima che mi ha permesso di crescere e soprattutto di conoscere due persone fantastiche. Sono felice dei loro nuovi traguardi e mi ha fatto molto piacere trovare la canzone nella tracklist del loro ‘best of’.

A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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