Yurei: l’intervista alla cantante italiana emergente

Yurei: l'intervista alla cantante italiana emergente

Spazio alle giovani voci: l’artista Yurei

Yurei, nome d’arte di Giorgia Iappelli, è la nuova promessa della canzone italiana. Artista emergente, ha da poco pubblicato il singolo L’amore ritrovato, canzone scritta da Mario Iappelli, prodotta da Mauro Spenillo, per l’etichetta SorridiMusic. L’abbiamo intervistata e ci ha restituito la sua voce di persona che lavora alla sua passione e di profonda artista!

L’intervista

Ciao! Giorgia Iappelli, in arte Yurei: come nasce questo nome d’arte?

«In realtà, totalmente a caso! È un nome che fa parte della cultura giapponese e significa anima scura, tormentata, anima che si impossessa della gente; quindi, non c’è attinenza con la mia persona. Ma volevo cambiare nome su Instagram e i miei amici hanno iniziato a chiamarmi così e io non l’ho più cambiato»

Ti piace la cultura giapponese?

«Molto. Sicuramente mi piacciono i film dello Studio Ghibli, il cibo e, in generale, il Giappone è una meta che valuterei per un viaggio»

Yurei, qual è stato il percorso artistico e professionale che ti ha portata a pubblicare il tuo primo singolo, L’amore ritrovato?

«Il mio percorso artistico inizia a dieci anni. Ho frequentato una scuola di canto per due anni, durante i quali ho cantato tanto e mi sono esibita. Poi, considera che nella mia famiglia sono cresciuta intrisa nella musica, cioè in un ambiente musicale molto forte, molto vivo. Mio nonno suonava il mandolino e ha insegnato a mio fratello a suonare mandolino e chitarra, mio fratello anche suona e sta in questo ambito, mio padre suona il piano, scrive e compone. Quindi, io ascolto musica da sempre e canto da sempre. Ci sono aneddoti di me a sei anni mentre canto Amy Winehouse sbagliando tutte le parole! Insomma, è sempre stata una mia passione e vocazione. Dopo questi due anni, ho smesso ed è stato un po’ il mio declino artistico, perché non ho più cantato in pubblico e si è creato un bocco anche in concomitanza con l’adolescenza. Successivamente, è accaduto un po’ a caso che mio padre mi ha chiesto di cantare la canzone che aveva scritto, io l’ho registrata in neanche due ore in studio e a mia insaputa mio padre e il produttore – Mauro Spenillo – l’hanno mandato ad Area Sanremo. Da lì, ho iniziato di nuovo lezioni di canto ed è ripartito tutto. Anche il mio fidanzato, artista pure lui, Mario, mi ha spinto tanto. Infatti, canteremo una cover insieme dei The Beatles: Blackbird, in uscita il dodici aprile»

Parlaci meglio del singolo L’amore ritrovato!

«Parto dal titolo che ci dà già tanti indizi: parla di amore, ognuno può e deve avere una sua interpretazione, si tratta di amore in generale. Ritrovato perché segue il mio percorso d’amore verso me stessa anche e soprattutto artisticamente. Perciò, l’ho riflettuto molto nella mia storia personale e artistica. Anche perché L’amore ritrovato è stato il primo gradino per farmi entrare in contatto con me stessa. Ma è dedicato anche alla persona che amo. Inoltre, mio padre pur non facendolo appositamente mi ha praticamente cucito addosso la canzone»

Hai in mente di pubblicare altri singoli o album? Come vedi Yurei nel futuro?

«Ci sono altri singoli sicuramente. Ho intenzione di fare tanta gavetta, di esibirmi durante varie serate e soprattutto di cercare di trovare una mia identità artistica. Magari, piano piano farò uscire un EP»

Com’è stata l’esperienza ad Area Sanremo in veste di Yurei?

«È stata una bella esperienza perché non avrei mai pensato di stare lì e soprattutto di esibirmi senza andare nel panico. Anche se non sono passata, per me già solo per questo è stata una bellissima esperienza e mi ha fatto capire anche su cosa devo lavorare di me stessa come artista»

Hai mai valutato di interfacciarti con il cantautorato e, dunque, di scrivere tu, Yurei, una canzone?

«Mi interesserebbe e mi piace scrivere. Però, un conto è saper scrivere, un altro è scrivere una canzone, devi immaginare di scriverla su un ritmo, una metrica. Ma non escludo la cosa, perché sono ancora un’artista acerba e perciò sono disposta a sperimentare varie cose»

L’amore ritrovato è una canzone che va sul pop leggero, si può dire. Ma il genere che rispecchia di più l’artista Yurei?

«Quello è il mio genere principalmente, ma sperimenterei anche un qualcosa in r&b. In particolare, mi piace molto cantare in inglese e di conseguenza quei generi che vanno più forti in lingua»

Spesso si dà per scontato che dietro agli artisti ci sono persone, con la propria umanità ed è complesso lavorarci su. Dietro Yurei c’è Giorgia che lavora costantemente su sé stessa. Ecco, a te la dimensione del palco spaventa?

«Non mi spaventa il palco in sé. Mi spaventa di più una situazione intima rispetto ad una situazione in cui si è più persone, perché penso che sia più difficile esibirsi per pochi che guadagnare l’interesse di più gente»

Ma Yurei non canta soltanto. Hai fatto anche doppiaggio, infatti. Quanto e come ti è servito?

«Ho fatto doppiaggio presso l’Accademia di Doppiaggio. Mi ha aiutato tanto per skills a livello interpretativo: per doppiare devi recitare, parlare in dizione e gestire il fiato, il diaframma, l’emissione del suono. In sostanza, stare in studio di registrazione è simile allo stare in uno studio di doppiaggio. Sono due mondi che amo ed è una passione che voglio portare avanti, in generale lavorare con la voce»

Fonte immagine: Alessio Amatucci

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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