Bentornati a Capodimonte! Caravaggio, Tiziano, Artemisia Gentileschi, Parmigianino: questi sono solo alcuni degli autori delle opere esposte nel nuovo allestimento a Capodimonte, rientrate già tra settembre e ottobre dopo lunghi prestiti in Italia e all’estero. Quello di Capodimonte è il secondo museo d’arte più importante d’Italia per il numero, l’importanza e la varietà delle opere, superato solo dagli Uffizi. Tuttavia, il numero di visitatori del Museo e Real Bosco di Capodimonte non ne rispecchia il valore.
«Bentornati a Capodimonte non è rivolto solo ai capolavori» – spiega il direttore del museo Eike Schmidt- «Speriamo che questo possa essere anche un invito ai napoletani per celebrare il ritorno di queste opere».
«Durante la mostra a Parigi il numero di visitatori è crollato del 27%. Non presteremo più tutti questi capolavori contemporaneamente» – continua- «Certamente invieremo le nostre opere, ma non tutte insieme. Questi capolavori sono parte dell’identità dei napoletani, dei campani e di tutti gli italiani».
Bentornati a Capodimonte, il percorso dell’allestimento
Il nuovo allestimento, nella sala 62 al secondo piano, è aperto al pubblico dal 24 ottobre. La sala è divisa in due parti da una parete di cartongesso. Sulla destra si può vedere subito Il ritratto di Luca Pacioli (attribuito a Jacopo de’ Barbari, 1495), seguito da altri celebri ritratti di area veneta: Bernardo de’ Rossi, vescovo di Treviso (1505) di Lorenzo Lotto, e il Ritratto di Giulio Clovio (1571-1572) e El soplón di El Greco (tra i pittori più innovativi della seconda metà del Cinquecento).
Al centro di questa metà sala è esposta la Cassetta Farnese, capolavoro dell’oreficeria cinquecentesca, e alle sue spalle occupa la parete divisoria Ercole al Bivio (1569) di Annibale Carracci. Sulla sinistra, l’allestimento prosegue con tre opere di Tiziano: il Ritratto di Papa Paolo III a capo scoperto (1543), il Ritratto di papa Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese (1545-1546), e il Ritratto del cardinale Alessandro Farnese (1545-1546).
Spostandosi nella seconda area, sulla parete sinistra si incontrano alcune delle donne rinascimentali più celebri e affascinanti di sempre: la Danae (1544-1545) di Tiziano, Antea (1535) e Lucrezia (1540) del Parmigianino. Di fronte a queste, un altro gruppo di donne, stavolta barocche: si tratta di Sant’Agata (1637-1640) di Francesco Guarino, Santa Cecilia in estasi (1645) di Bernardo Cavallino, e Giuditta che decapita Oloferne (1612-1613) di Artemisia Gentileschi.
In fondo alla sala splende monumentale La Flagellazione di Caravaggio, dipinta a Napoli per la chiesa di San Domenico Maggiore e parte del museo dal 1972. Il percorso si chiude con il coloratissimo Vesuvio (1985) di Andy Warhol, di fronte al Merisi.
Il nuovo allestimento, oltre a celebrare il ritorno a Napoli delle opere tra le più rappresentative del museo, vuole ripercorrere come in un’ideale antologia la storia del collezionismo di Capodimonte: i Farnese, i Borbone, gli acquisti italiani, le donazioni fino all’arte contemporanea.
«Io non sono qui per rompere con il passato» – dice il direttore- «Ma per proseguire e spero completare un percorso che è iniziato molto tempo fa».
Fonte immagine: archivio personale