L’estetica dello scarto: Lapo Simeoni all’Intragallery

Lapo Simeoni

Dalla bocca del vulcano al centro della Terra. Un diorama è una finestra sul mondo, una scenografia di ambientazioni, spesso immaginifiche. Entrando nell’Intragallery, cuore dell’arte contemporanea a Via Cavallerizza a Chiaia, si prende parte a un diorama, si diventa arte. In movimento tra la rappresentazione del Vesuvio in una sua oleografia settecentesca e una sua fotografia dell’estate scorsa, tra i fumi degli incendi, presumibilmente dolosi, si diventa lapillo e pietra vulcanica. Lapo Simeoni vuole partire da questa dimensione, quella della primordiale materialità, l’essenza dello scarto, nella sua nuova installazione: DIORAMA/NAPOLI.

Alla “Saint Martin” di Londra Lapo Simeoni interiorizza le tecniche adatte a comunicare qualcosa con l’arte, a trovare cosa davvero possa esprimere il proprio pensiero. Per Lapo l’arte permette di andare controcorrente rispetto alla società. L’arte ha l’essenza immortale che ci permette di vedere ciò che mai abbiamo visto, rivela un segreto. Il mistero che l’artista toscano svela nella sua opera di DIORAMA/NAPOLI è questo: come la distruzione possa essere forma di creazione.

Lapo Simeoni e la sua opera

La prima sala è frutto dell’osservazione di ciò che ci circonda, un’immersione nel reale. Si incontra la terra, la pietra vulcanica, riposta su un mobile sventrato, le cui parti sono state poi ricongiunte, ottenendo così forma nuova e vitale. La materia intatta viene distrutta, poi ricomposta, rivitalizzata, come i 25.000 euro tritati che Lapo Simeoni ha acquistato in Germania, ormai privi di valore, da lui imbustati come una refurtiva, ma in una borsa trasparente come in una vetrina, esposta su un piedistallo di ante di un armadio, scarto ulteriore divenuto protettore di una ingente somma. L’opera è da lui esposta all’Intragallery, e messa in vendita allo stesso prezzo del valore originario di quelle banconote da venti euro, ormai divenute coriandoli, irriverente rivitalizzazione della carta straccia.

La moneta è ancora protagonista sui riquadri azzurro mare. I centesimi, le monete più insignificanti, sono lì che scivolano su uno sfondo colorato, nella graduale dissolvenza. Lapo Simeoni è da sempre interessato alle questioni sociali, la cui attenzione è riversata anche nelle opere dell’esposizione DIORAMA/NAPOLI. Quelle monete sono come i migranti, immersi nell’oblio del mare, a mano a mano solo impronte d’uomo, ma anche merce, un ulteriore tassello dell’astuzia del capitalista, che ha ormai oppresso lo spazio delle cose dell’amore, lasciando lo spazio agli oggetti. Famelica espansione nel mondo: è Napoleone la personalità che la incarna. La sua silhoutte sul materiale di recupero è sintomatica del tramonto della onnipotenza umana, alle falde del Vesuvio.

Lapo Simeoni salva le cose, le smonta e riassembla, generando vita vera. Il consumismo è l’ossessione dell’uomo, l’unica risposta è l’estetica dello scarto. Persino la materia dello scarto dello spray per la realizzazione delle sue opere, come pelle di serpente viene grattata via per poi essere incorniciata, diventa protagonista. La frammentazione e la demolizione della materia sono strettamente connesse al tempo, fonte di ispirazione per il suo viaggio al centro della Terra.

Novello Jules Verne, Lapo Simeoni porta il visitatore in profondità, dove le cose sono sedimentate in un luogo sicuro, nel quale allo stesso tempo l’avventura non ha mai fine. L’immagine del ventre della Terra non è lontana dal luogo sicuro che avvolge il feto nella gestazione, o il migrante sull’imbarcazione, nella speranza di vedere la riva, e di toccare ancora una volta la terra ferma. Le tele che rivestono questa cava di salvezza sono proprio quelle che vengono distribuite ai migranti nella traversata, quella che spesso li vede scivolare dal ventre materno, verso abissi profondi. In questo nucleo dorato si sedimentano gli oggetti nella pulvis, la polvere nella quale a poco a poco ritorniamo, nella speranza di resistere al ciclone del tempo.

Il viaggio dei personaggi descritti da Jules Verne è un viaggio nello spazio come nel tempo, e in questo si immedesima lo stesso Lapo Simeoni, nel percorso che lo ha condotto da Berlino a Napoli, dal nord al sud, dalle alture al cuore della Terra. Il tempo si rapporta con l’uomo come fa con la materia, con la demolizione e con la nuova creazione. Intanto, come monete nella nostra dimensione borghese, affondiamo nel più profondo dei mari, speranzosi di poter sfiorare anche solo per un attimo il segreto del ventre del Mondo.

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A proposito di Carolina Borrelli

Carolina Borrelli (1996) è iscritta al corso di dottorato in Filologia romanza presso l'Università di Siena. Il suo motto, «Χαλεπὰ τὰ καλά» (le cose belle sono difficili), la incoraggia ogni giorno a dare il meglio di sé, per quanto sappia di essere solo all’inizio di una grande avventura.

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