Levante al Lanificio 25, così cambiò il vento

Levante

LevanteLa sera del 29 aprile, Il Lanificio 25 ha ospitato una delle cantautrice italiane più amate e seguite di quest’ultimo anno: Levante.

Levante, il report della serata

Odore.
È la prima parola che mi viene in mente quando penso alla serata appena passata al Lanificio 25, quando penso a Levante e a quella curiosa, ma educata, fila di gente proveniente da ogni parte del paese per lei.
Odori diversi, odori mischiati ed acri e dolci, i quali sembravano doversi unire, sospinti vicini da quel comune vento, per formarne uno unico: l’odore di chi aspetta.
E mentre lo fa, questo insieme di aromi e personalità e storie ricorda ad alta voce.
Confronta i brividi del primo ascolto, la densità delle lacrime del primo concerto e narra con attenzione di particolari le prime sensazioni regalate dai suoni e dalla voce di quell’artista per cui tutti siamo qui.
Levante sale sul palco accolta dallo scrosciante applauso di un pubblico pronto a firmare per lei un’altra serata al Lanificio senza ancora aver sentito la prima nota venir fuori.
Quand’essa fuoriesce, un impressione comune comincia a farsi strada negli occhi e nelle orecchie di chi è lì per la “sua” Levante, per l’immagine personale che ogni fan ha dell’artista: il vento è cambiato. 
Negli occhi di tutti i napoletani ci sono ancora le vivide immagini di S.Elmo, di quel cielo scuro di fine estate e di quella notte in cui Levante ci fece cantare, emozionare, lasciandoci il dono di qualcosa di bello da portare a casa. “Quella” Levante non è tornata, bensì è ripassata da qui una nuova anima, accompagnata da un sound diverso, con una natura più rock, greve per mostrarci i risultati di questi mesi d’assenza dai nostri palchi. Levante è “cresciuta”, maturata nel suo approccio col pubblico dal palco e col palco stesso, nell’impatto e nell’impeto della sua musica ed è del tutto normale. Si sa, per quanto ci piacerebbe, le esperienze non si ripetono, niente è mai uguale e anche se, apparentemente, cambiare il registro, i suoi testi sono i medesimi e la voce e i sentimenti con cui si approccia ad essi sembrano non aver avuto alcun cambiamento.
E quel pubblico che la ama e la venera, quella massa compressa di persone venute da ogni dove solo per lei sospinte dal bisogno, lo nota, lo accetta e dà il proprio assenso ripetendo, anticipando e urlando verso di lei ogni singola frase di ogni canzone proposta.
Così, improvvisamente, tutto è cambiato per non cambiare nulla e Levante è ancora lì, a pochi passi da noi, accessibile al cuore dei suoi fan come il loro cuore è accessibile a lei e la magia si ripete.
In un vortice di parole e suoni, tutto passa e ognuno va via con la consapevolezza che non conta tanto ritrovarsi sempre uguali, ma rivedersi, di tanto in tanto, per poter urlare sotto quello stesso cielo ancora una volta, ancora tutti assieme: “Che vita di merda!” (cit)

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A proposito di Gennaro Esposito

Iscritto a Lettere Moderne, decide di abbandonare gli studi umanistici per l’ Università della Strada. Segue da qualche tempo i corsi di Marketing della Nocciolina Zuccherata. Alcune voci lo vogliono a La Repubblica, altre, invece, parlano di una sua assunzione a Il Fatto Quotidiano. Lui assicura di star seguendo una terapia psicofarmacologica per farle smettere del tutto.

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