24hours pizza people: un magazine cartaceo sulla pizza

24hours pizza people: parlare di cibo su carta nel 2019

Senza girarci troppo intorno, possiamo affermare che fare stampa è sempre più difficile: districarsi tra mille insidie e con il megafono del web l’informazione tende a distorcersi ed anche a smarrirsi in diecimila labirinti. Spesso, l’informazione prende una piega non desiderata oppure concetti validi si sfaldano nel mare magnum di internet. Riportare l’informazione ad una dimensione più pop e cartacea risulta ancora più difficile. C’è un tentativo interessante però in giro, a partire proprio da quest’anno 2019. Si tratta di 24hours pizza people, una fanzine cartacea a diffusione semestrale che tratta di un tema particolarmente apprezzato: la pizza. 24hours pizza people è un lavoro corale di autrici ed autori, illustratori, fotografi e protagonisti del pazzo mondo pizza, prodotto che ha agglutinato città di tutto il mondo rendendole simili e diverse. Ogni città ha la sua tendenza: scopo della fanzine è, appunto, raccontare le tendenze di ogni città. La fanzine cartacea ha una tiratura di 1500 copie per numero, due numeri programmati all’anno con firme sempre nuove, un costo di 15 euro a numero. 24hours pizza people è acquistabile all’indirizzo www.24hourspizzapeople.com/about.

Alla guida di 24hours pizza people c’è la giornalista Martina Liverani, nome conosciuto nell’ambito della stampa gastronomica con una lunga carriera alle spalle. Oltre la fanzine, è creatrice e direttrice di Dispensa. Insieme a lei, i fratelli Aloe: calabresi di origine, possiamo tranquillamente dire che hanno esportato il loro concetto di pizza etica e sostenibile in Italia ed in Europa con il concept Berberè (a Londra, con due “postazioni” di Radio Alice). 24hours pizza people sin dal nome è un chiaro omaggio alla pellicola di Micheal Winterbottom 24hour Party People, che a sua volta racconta uno spaccato di subcultura cittadina che fu Factory Records, raccoglitore di tendenze musicali cittadine negli anni Settanta. Pizza al fuoco ce n’è, ma avevamo la curiosità di capire il percorso e l’evoluzone di questo ambizioso progetto. Il modo migliore era intervistare Martina Liverani: l’abbiamo fatto, per capire da dove nasce un’idea così singolare ed anche com’è lavorare con due menti vulcaniche come quelle dei fratelli Aloe. Ciao Martina! Hai 5 righe per presentarti, parlando di quello che vuoi: vogliamo assolutamente sapere chi c’è alla guida di questo progetto e vogliamo saperlo secondo Te. Ho 42 anni sono una giornalista e food writer, mi occupo principalmente di cibo. Negli anni ho collaborato con diverse riviste, da Repubblica a Vogue, da Sale&Pepe a Monocle.  6 anni fa ho fondato una mia casa editrice e una rivista indipendente che si chiama Dispensa, che parla di cibo raccontando le storie di generi alimentari e generi umani. Descrivici Dispensa, il magazine creato da te: è un progetto abbastanza “singolare” nel mare di progetti vari italiani incentrati sul cibo e tutto ciò che lo circonda. A metà tra un libro e una rivista, Dispensa racconta “generi umani e generi alimentari”, ma non ha pubblicità, non illustra ricette, non intervista Chef stellati da panorama televisivo, non la butti dopo un anno e non puoi leggerla distrattamente. Dispensa devi toccarla, sfogliarla, sentire il fruscio della carta (un genere alimentare anch’essa visto che è prodotta con scarti alimentari), annusarne l’interno, percepirne la grammatura e immaginare tutte le mani che ci sono volute per realizzarla. E poi magari rileggerla due e anche tre volte, usando testa, cuore e occhi (non necessariamente in quest’ordine), tenendo conto che per gustarne appieno la genuinità, occorre abbandonarsi al flusso delle storie raccontate e lasciarsi rapire dal lato spesso romantico di chi il cibo, lo mette in tavola. Ed ora arriviamo a 24hours pizza people: un magazine cartaceo dove di carta ormai abbiamo ben poco. Da dove nasce quest’idea? Io, Matteo e Salvatore Aloe, creatori di Berberè, ci conosciamo da un po’ di tempo, accomunati dagli stessi valori, dalla stessa voglia di creare qualcosa di innovativo e di qualità. Berberè non è soltanto una pizzeria, è prima di tutto un movimento. Sono stati tra i primi a cambiare il mondo della pizza. Quando parli con Matteo e Salvatore Aloe parli sempre di cibo a 360 gradi, parli di cultura alimentare, parli di prodotti e materie prime, di produttori e di territori, parli di tradizione, parli d’innovazione, parli di musica, di arte. Parli di città. Abbiamo quindi pensato di mettere su carta quello che le pizze fanno tutti i giorni: tessere relazioni. In 24 Hour Pizza People si parla di tutto questo, dedicando ogni numero a uno spazio urbano differente. Il progetto è partito da Bologna, perché lì è stata aperta, 10 anni fa, la prima pizzeria Berberè, a novembre ha toccato Torino e  ci porterà in giro per l’Italia e non solo. È un modo, questo, per arrivare a parlare soprattutto di persone. Io credo che la carta resiste e resisterà sempre. Certo, non deve essere un’imitazione del web, deve essere durevole nel tempo con un contenuto svincolato dall’attualità e dalla velocità tipica di internet; insomma un oggetto da collezionare. Quando la carta fa la carta, non soccombe.

 24hours pizza people: tiratura limitata di 1500 copie, due numeri all’anno, firme molto quotate nel settore (e molto diverse tra di loro). Un nome che fonde diversi tipi di subcultura: dal film che ha raccontato l’ascesa della FactoryRecords, cioè la casa di produzione dei JoyDivision, dei New Order e di molti altri. Vi proponete di essere la stessa cosa? Un “contenitore di tendenze cittadine”? Si, esatto! 24 Hour Pizza People vuole essere un po’ una guida urbana per vivere la città sia per chi ci abita e desidera scoprire alcuni aspetti meno noti, sia anche per chi ci arriva come turista. Infatti la rivista è in doppia lingua, sia italiano che in inglese. Com’è lavorare con i fratelli Aloe? Quelli lì che dalla Calabria a suon di pizze, rapporti coi produttori ed un’etica incrollabile e fortissima hanno fatto la loro rivoluzione nel mondo pizza: 9 locali in tutta Italia e 2 a Londra parlano chiaro. Non scherzano e riescono a coniugare etica e business. Molto stimolante! Con i ragazzi di Berberè ci siamo incontrati e subito trovati, abbiamo in comune una visione anarchica delle cose e una passione viscerale per la musica. Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo numero di 24 pizza hours e – in linea di massima – cosa dobbiamo aspettarci nel 2020 del magazine? Continueremo su questa linea, esplorare le nostre città attraverso il coinvolgimento autrici e autori, fotografi, artiste e illustratori che in questi luoghi vivono. 24 Hour Pizza People è un progetto corale , capace, appunto, di raccontare i paesaggi urbani e le persone che ci vivono e lo fa attraverso interviste, focus e approfondimenti, ma anche foto e illustrazioni che ne rispecchiano lo stile originale. Un oggetto da sfogliare più volte e tutto da collezionare. [Crediti Foto | Comunicattive]

A proposito di Nunzia Clemente

Food lover, sometimes food teller. Poetry addicted.

Vedi tutti gli articoli di Nunzia Clemente

Commenta