Francesco Scarano: la #verynormalpizza di Tarumbò

Francesco Scarano: la #verynormalpizza di Tarumbò

Il ristorante-pizzeria di Francesco Scarano: Tarumbò.

Tarumbò è il titolo di una famosa canzone dell’indimenticabile Pino Daniele, tratta dall’album Bella ‘mbriana del 1982. C’è chi, però, ispirato dal brano del famoso artista partenopeo, ha deciso di chiamare così anche il suo Ristorante-Pizzeria. Stiamo parlando dell’imprenditore Francesco Scarano, la cui attività, avviata nel 2008, in collaborazione con il maestro pizzaiolo Raffaele Mancino, si trova sulla strada provinciale Grumo-Sant’Arpino, all’interno del complesso Cinema-Teatro Lendi.

Tarumbò: pizza, teatro e cinema

Il ristorante-pizzeria Tarumbò offre una grande superficie di parcheggio e propone un’ampia sala interna da 120 coperti e una esterna (con gazebo) da 200 coperti.

Nella sala interna è evidente il legame del locale col mondo teatrale e cinematografico: su gran parte delle pareti, infatti, sono affissi poster di personaggi come Eduardo De Filippo e Sofia Loren, nonché locandine di famose pellicole, come Vacanze Romane e Colazione da Tiffany. Tarumbò, dunque, dedica attenzione non solo ai sapori della sua cucina, ma anche all’aspetto scenografico con cui accoglie anche artisti come Biagio Izzo, Carlo Buccirosso, Maria Nazionale, Nino D’Angelo, Giacomo Rizzo, Sergio Assisi, Serena Autieri, per citarne alcuni, quando sono in scena al Teatro Lendi con i propri spettacoli teatrali.

Dal 2017 Tarumbò è una pizzeria associata AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana).

#verynormalpizza: intervista a Francesco Scarano

In occasione della ripartenza post lockdown, Francesco Scarano ha lanciato l’hashtag #verynormalpizza per manifestare la volontà di ritornare alle origini della tradizione gastronomica partenopea, evitando influenze troppo innovative nella propria filosofia ristorativa. Per saperne di più  Eroica Fenice gli ha rivolto qualche domanda.

Tarumbò è il nome di un celebre brano di Pino Daniele. Che legame ha la pizzeria con Napoli?

La pizzeria ha un legame molto intenso con Napoli e soprattutto con la tradizione culinaria napoletana, anche dal punto di vista della passionalità, rispetto a come vengono preparati i nostri piatti, a partire ovviamente dalla pizza. Per prepararla cerchiamo di rispettare pienamente tutti i canoni della tradizione napoletana, così come per altri piatti tipici della cucina napoletana, come il famoso crocchè. Inoltre, un legame strettissimo con Napoli è dato dal fatto che la nostra è anche un po’ la pizzeria dei tifosi. Napoli è molto legata anche al calcio, di conseguenza chi viene al Tarumbò sa che può seguire tutte le partite, ma soprattutto le partite del Napoli, sul maxischermo, da sempre questo…

Come è nato il sodalizio con Raffaele Mancino?

Il sodalizio con Raffaele Mancino ha una storia anche, tra virgolette, commovente perché la persona che me lo presentò oggi non c’è piú, ossia suo padre. Il padre di Raffaele si presentò un giorno qui in pizzeria da solo e mi disse queste parole: “Mio figlio è un apprendista pizzaiolo”. La cosa che mi colpì è quando disse: «E sa fare pure l’impasto». Cosí gli dissi di lasciarmi il numero. Chiamai il padre che mi portò Raffaele, giovanissimo, con il suo carattere – che tuttora ha, anche se, vista la confidenza, si è sciolto parecchio – un po’ introverso. Iniziò così a lavorare qui e da allora, in pratica, non è mai andato via.

Quali sono, a vostro parere, i punti forti della vostra proposta culinaria?

Il punto forte della nostra cucina è soprattutto, come ho già detto, il rispetto delle tradizioni. Una pizza come la Margherita, che è la pizza per eccellenza, la madre, la regina di tutte le pizze, appunto fatta secondo la tradizione… Io penso che non ci sia cosa migliore… così come il già citato crocchè o anche l’arancino, come anche i diavoletti che sono degli straccetti di pasta di pizza conditi con pomodorini, rucola e scaglie di parmigiano… Cose in generale molto semplici, infatti noi abbiamo coniato questo marchio, diciamo, della very normal pizza, perché in effetti, a volte non c’è bisogno di mille ingredienti per dar sapore a qualcosa, ne bastano anche pochi, ma devono essere di qualità e soprattutto rispettare la tradizione. Oltre alla margherita, anche il nostro calzone nella sua semplicità è molto gustoso, o, restando in termini di “gustoso”, cito anche la nostra “Gustosissima”, che è una pizza con dei tranci ripieni, alternati a pomodorini e mozzarella di bufala, con prosciutto crudo e scaglie di parmigiano.

Cosa ha rappresentato il lockdown per voi ristoratori?

Il lockdown è stato un po’ come un gancio del Mike Tyson dei tempi migliori o di Mohamed Alí, o, che dir si voglia in maniera più favolistica, fantasiosa, cinematografica, un gancio di Rocky, un gancio inaspettato, un fulmine a ciel sereno, perché è vero che si sentiva nell’aria che qualcosa non andasse nel migliore dei versi, però, in effetti, c’era quella sorta di fiducia che poteva essere una cosa, diciamo, abbastanza veloce, non così lunga… Che poi, tra l’altro, continua a durare con i suoi svantaggi, soprattutto dal punto di vista della progettualità, perché non si capisce cosa ci aspetta nel futuro. Il lockdown è stata una cosa molto dura. Lasciare un’attività quando tu sei impegnato quasi venti ore al giorno e all’improvviso non sai cosa fare, è dura, non solo perché hai paura del virus e di tutte le conseguenze fisiche che ti può portare, ma è dura soprattutto dal punto di vista psicologico.

[foto: comunicato stampa]

A proposito di Antonella Sica

Napoletana, laureata in Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. Giornalista pubblicista; appassionata di musica, sport, attualità, comunicazione. Ama scrivere, fotografare, creare lavorando all'uncinetto e a punto croce. Realizza bijoux a crochet utilizzando anche materiale di riciclo.

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