Sartù al Vomero, il gourmet alla riscoperta della tradizione

Sartù al Vomero, il gourmet alla riscoperta della tradizione

Sartù al Vomero, raffinato ristorante, offre ai suoi clienti piatti fortemente legati alla tradizione napoletana e alla stagionalità degli ingredienti, accompagnandoli attraverso un percorso di degustazione che coinvolge tutti i sensi, dal gusto alla vista.

Sartù al Vomero, quando la tradizione diventa gourmet

Location elegante, accurata selezione di vini e musica jazz, stampe con Billie Holiday e John Coltrane. Benvenuti da Sartù al Vomero, ristorante che coniuga la bontà della tradizione locale con l’estro e la creatività del gourmet, grazie alla maestria dello chef Mauro Buonanno che ha illustrato il menu insieme al patron Carlo Capuano, architetto amante della cucina e dell’arte.

La scelta del nome affonda le radici in epoca borbonica, quando i monsù, i cuochi francesi di corte, crearono questo piatto arricchendo il riso con numerosi ingredienti e trasformando lo “sciacquapanza” (così veniva etichettato il riso al Meridione) in una portata che veniva posta a centro tavola su di un piedistallo, da cui deriva il termine surtout, sartù. Scelta non casuale se si dà un’occhiata al menu, che propone in cima alla lista dei primi il sartù di riso in bianco che, come vuole la tradizione, viene preparato senza salsa di pomodoro. Fonti di ispirazione per la scelta delle portate sono i ricettari di Vincenzo Corrado, Ippolito Cavalcanti e Jeanne Caròla Francesconi, vere e proprie bibbie della cucina campana.

Sartù, un percorso sensoriale anche in versione vegetariana

 

Lo spumante Trentapioli Asprinio d’Aversa doc inaugura la cena, che si apre con un omaggio dello chef a base di alice alla puttanesca seguito dal Timpano di scamorza, uno scrigno di pane con pomodoro San Marzano, scamorza e salame. Un ottimo greco di tufo Vigna Cicogna di Benito Ferrara accompagna il pezzo forte: il Sartù di riso in bianco, a base di riso Arborio, piselli, carne di vitello e fegatini.

Segue un piatto che, a detta dello chef, o si ama o si odia: le Linguine con fegato di polpo e caffè dell’Honduras, perfetto connubio tra sapore di mare e retrogusto amaro. Da provare.

Il secondo atto prevede un saporitissimo Baccalà dalla Serenissima al Regno delle due Sicilie, mantecato veneziano, guazzetto napoletano e fritto siciliano.

Non mancano le opzioni vegetariane: Risotto al Piennolo giallo e rosso, Vellutata di cavolo alla vaniglia con uova, Insalata composta su base di sedano e salsa alla scapece.

Per concludere la cena è stato servito un Berolà distillato all’albicocca pellecchiella insieme a una rivisitazione della Zuppa inglese alla napoletana, con bagna al Maraschino e crema pasticcera classica e al cioccolato e a una Tarte Tatin alla mela annurca.

Cura del dettaglio, prodotti di stagione provenienti dal proprio orto, recupero della tradizione, piatti gourmet, tutto questo offre Sartù ai suoi clienti, per un’esperienza che farà felici le papille gustative di ogni palato.

A proposito di Giulia Verruti

Laureata in Filologia Moderna alla "Federico II" di Napoli, amo la letteratura, il teatro, la lingua francese e i viaggi. Sono un'appassionata di giornalismo e scrittura, con un interesse particolare per gli eventi artistici e culturali della mia città.

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