La Casina Vanvitelliana, gioiello di età borbonica

Casina Vanvitelliana

Alla scoperta di un luogo incantato: la Casina Vanvitelliana.

A Nord di Napoli, lungo il versante occidentale dei Campi Flegrei, in un’area vulcanica, si estende il lago Fusaro, usato dagli Angioini per la macerazione della canapa (il suo nome deriva infatti dal lemma latino infusarium, inzuppato d’acqua, ‘nfuso) e, prima ancora, usato dalle genti greche e romane per l’allevamento di ostriche e mitili. 

Era il 1752 quando Carlo di Borbone decise di acquistare il Lago Fusaro, facendovi costruire nel mezzo una casetta ottagonale, destinata alla caccia e alla pesca. Trent’anni dopo, nel 1782, Ferdinando IV di Borbone affidò all’architetto Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, l’incarico di costruire la casina Reale del Fusaro, nota ai più come la Casina Vanvitelliana. Collegata alla riva del lago da un lungo pontile in legno, l’opera del Vanvitelli presenta una struttura assai particolare, una pianta composta da tre corpi ottagonali che si intersecano l’uno alla sommità dell’altro con finestre disposte su due livelli. Al piano terra si estende la Sala Circolare, che era destinata a serate ed eventi di gala; salendo si accede al Piano Nobile, riservato solo al Re o a un suo ospite, e alla Sala delle Meraviglie, così chiamata per il meraviglioso gioco di prospettive creato tra le finestre e le tele sulle pareti raffiguranti le quattro stagioni, che oggi possiamo solo immaginare, essendo state trafugate durante i moti rivoluzionari giacobini.    

Un vero gioiello architettonico, impreziosito all’interno da svariate opere d’arte, che all’ora del tramonto, con i suoi colori freddi, si fonde con le tinte calde del cielo, creando un ossimorico abbraccio mozzafiato sullo specchio d’acqua formatosi dalla chiusura del tratto di mare tra Cuma e Torregaveta, che il mito vuole essere la palude infernale del fiume Acheronte. 

Nel corso dei secoli ha accolto numerosi personaggi illustri come Gioacchino Rossini, lo Zar di Russia, Vittorio Emanuele III ed è stata spesso location cinematografica, si pensi a Ferdinando e Carolina della grande Lina Wertmüller, Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci e L’imbroglio nel lenzuolo di Alfonso Arau.

Erroneamente confusa, per anni, con la palafitta incantata della Fata Turchina del celebre sceneggiato del ’72 di Luigi Comencini, è stata ribattezzata La casa di Pinocchio e i più fedeli continuano a chiamarla così. In effetti, l’atmosfera da favola c’è. 

Oggi la Casina Vanvitelliana, la cui sala dell’Ostrichina in questi giorni è stata  adibita a centro per la campagna di vaccinazione Anti-Covid, oltre ad essere un’importante meta turistica, ospita riti nuziali.

Percorrere il suo pontile, lasciarsi incantare dai suoi colori e dall’atmosfera di fantasticheria in cui è immersa sono solo uno dei tanti validi motivi per visitare Baia, Bacoli e i Campi Flegrei tutti, da sempre terra di storia e leggende, da sempre terra di fuoco e mito.

Fonte foto: © Angelo Re Barone – angelo_re_barone (IG)

 

 

 

 

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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