Pasqualino e la sua luce: due chiacchiere con la stella del sorriso appassionata di stelle del cinema
Lui si chiama Pasqualino Esposito, vive a Casavatore vicino Napoli ed ha una simpatia travolgente ed una purezza d’animo che lo rendono trasparente e cristallino come una bella giornata d’estate: lui è inverno e primavera insieme, è saggezza e leggerezza, lui è la risata che nasce nel bel mezzo di una stagione arida.
Pasqualino è affetto da osteogenesi imperfetta, detta anche malattia delle ossa di vetro: la sua malattia gli porta grave fragilità alle ossa, malformazione degli arti, difficoltà respiratorie a causa della gabbia toracica malformata e gli è quindi essenziale l’aiuto della ventilazione meccanica.
Il cinema è la stella polare della sua quotidianità, la sua scappatoia ed isola felice, e questa passione lo ha portato a divenire una stella del sorriso che ha incontrato stelle in carne ed ossa: i suoi idoli cinematografici. Pasqualino può infatti vantare tantissimi incontri con svariate stelle del cinema, attori di fiction e nomi di spicco della scena nostrana e internazionale, nonché la partecipazione a numerosi eventi e festival. Il suo festival preferito è La Festa del Cinema di Roma, a cui ha partecipato due volte: ha anche instaurato un forte legame con il direttore Antonia Monda e con Valeria Allegritti.
La passione può salvare una vita e renderla degna di essere vissuta, può dare respiro e leggerezza alla sofferenza, e Pasqualino ci affida un grande messaggio: la realtà non è quella che si vede. Lo diceva Eugenio Montale nei suoi versi, e Pasqualino si fa testimonianza viva di queste parole. Ma solo per chi avrà la sensibilità adatta per coglierle e farle proprie, per chi saprà dilatare le proprie pupille e il proprio cuore.
Ciao Pasqualino. Come nasce la tua passione per il cinema? Come ti è venuta l’idea di girare i principali eventi e conoscere i tuoi idoli da vicino?
Ho sentito parlare, tramite i telegiornali, di vari festival del cinema che prevedevano gli incontri degli attori con il pubblico, e ho trovato subito l’energia di provare anche io questa esperienza. Ho cercato su Internet qualche festival che si trovasse più nella mia zona, tra Napoli e Roma, e ho deciso quindi di andarci. Sono andato per la prima volta ad un festival nel 2010, e mi è piaciuta molto l’atmosfera e tutto il contesto. Ho conosciuto tantissimi attori, ho cominciato a seguirli in televisione e mi è venuto spontaneo appassionarmi al cinema.
Quali sono i generi cinematografici che ti piacciono di più e chi sono i tuoi attori preferiti?
Amo in particolare i film horror e di avventura. Degli horror mi piace l’emozione, il panico e le forti sensazioni, invece per quanto riguarda i film d’avventura, li scelgo perché mi piace sorridere nel vivere le storie. La mia attrice italiana preferita in assoluto si chiama Silvia Mazzieri, protagonista della fiction “Il paradiso delle signore”, poi ci sono Elisabetta Pellini e Benedetta Gargari. Come attrici straniere invece amo Nicole Kidman e Jessica Alba. Silvia Mazzieri la considero come una sorella: l’ho conosciuta su Facebook senza sapere che lei fosse un’attrice. Mi ha colpito subito la sua immagine del profilo semplice, che ritraeva soltanto il suo volto: aveva il viso di un angelo. Ho provato una sensazione davvero speciale e sono stato attirato da un’energia particolare per inviarle la richiesta. Abbiamo fatto amicizia e ci siamo dati un appuntamento per incontrarci a Roma a Piazza Navona, e da lì è nata una profonda amicizia. Lei è di una simpatia unica, ci siamo scambiati il numero di cellulare e ci vediamo molto spesso quando vado a Roma. Per me è diventata come una sorella a tutti gli effetti. Silvia si merita il meglio dalla vita, si merita che tutti conoscano lei e la sua arte, perché è la sua sensibilità a renderla una creatura speciale. Senza di lei sarei triste a vita, il mio sorriso è anche merito suo, perché lei emana una luce speciale, che sprigiona gioia di vivere e bellezza, la considero una creatura lucente e meravigliosa.
Una passione? Può salvare una vita. E Pasqualino ne è prova vivente.
Raccontaci della tua quotidianità e della tua giornata tipo in una città come Napoli. Quali sono le cose che cambieresti e sulle quali c’è bisogno, secondo te, di maggiore sensibilizzazione?
La maggior parte del tempo lo trascorro a casa. Se non fosse per patirei una noia totale, dal momento che la mia malattia non mi permette né di camminare e né di stare seduto, quindi da solo non posso fare nulla. Ho qualche amico o amica che ogni tanto mi vengono a trovare, ci facciamo delle belle chiacchierate e mi fanno compagnia: i pochi amici che ho sono persone meravigliose. Come si suol dire, meglio pochi ma buoni. In particolare ho un amico che abita nel mio stesso paese che per me è come un fratello: esco molto con lui, mi accompagna a fare delle belle passeggiate, andiamo ai ristoranti e ai festival, mi vuole un bene dell’anima. La cosa che mi piacerebbe cambiare al Sud e in Campania è senza dubbio il fatto che alcuni eventi non permettono agevolazioni ai disabili e un’assistenza come si deve, come mi è accaduto ad un festival recentemente. Questi episodi mi fanno stare male, perché non bastano i problemi fisici, poi c’è anche chi ti dice che non puoi accedere e partecipare ad eventi che ti piacciono. Al di là di questo episodio, fortunatamente, non ho mai avuto alcun tipo di esperienza negativa quotidiana tra la gente, al massimo quando ero piccolo stavo molto da solo, perché i bambini preferivano giocare con chi poteva muoversi.
C’è spesso il luogo comune che vuole i disabili come persone tristi e circondate dalla solitudine, mentre tu invece sei più forte del destino e vinci ogni giorno sulla tua malattia, con forza e leggerezza. Diceva Montale che la realtà non è quella che si vede. Qual è la realtà che vedi tu?
Specie negli ultimi anni, ci sono alcuni giorni in cui mi prende la tristezza, perché non posso fare quello che voglio. Ti capita di riflettere, quando le persone attorno a te sono prese dai problemi inutili e non pensano ai reali problemi della vita. Alcune persone non comprendono e non conoscono la vera sofferenza, il disagio e le malattie, pensano esclusivamente ai soldi, al lavoro e sono molto egoisti, non usano la propria intelligenza. La mia realtà è fatta di ironia, solarità, ed è forgiata dal carattere forte che ho: mi piace sempre reagire, infatti a volte mi soprannomino Il Gladiatore. Come il Gladiatore amo la giustizia, sono un lottatore, combatto con la mia malattia, e se qualcuno mi offende o accadono episodi di discriminazione, non sono il tipo che non ci pensa più. Io preferisco sempre lottare e rispondere. In alcuni casi, però, è meglio controbattere con l’indifferenza, anche se ammetto che ciò avviene molto più raramente.
Qual è il tuo sogno più grande?
Questo sogno non si realizzerà mai, ma lo diciamo lo stesso: mi piacerebbe fare un bellissimo cortometraggio o una bella fiction, per fornire la testimonianza e la prova che la sofferenza debba essere affrontata senza abbattersi. Il messaggio che lancio a chi sta soffrendo è un messaggio di forza e di lotta, lo slancio per trovare sempre qualcosa di bello e piacevole da fare, scoprire nuove emozioni. Perché se si aspetta la malattia o la sofferenza per cambiare o per amare la vita, si finisce male prima del tempo.