I cambiamenti climatici sono variazioni a lungo termine del sistema climatico terrestre determinate prevalentemente da interferenze antropogeniche, in particolare l’emissione nell’atmosfera di gas a effetto serra. La comunità scientifica globale, rappresentata dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ha confermato con certezza inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse.
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Le cause dei cambiamenti climatici: i dati del 2025
Secondo il Glossario Dinamico ISPRA-CATAP per cambiamenti climatici si intende “qualsiasi cambiamento di clima attribuito direttamente o indirettamente ad attività umane, il quale altera la composizione dell’atmosfera mondiale”. L’uomo esercita un’influenza crescente sul clima tramite attività come la combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l’allevamento intensivo. Queste attività immettono enormi quantità di gas serra nell’atmosfera, incrementando l’effetto serra naturale e determinando il riscaldamento globale.
I dati più recenti confermano l’accelerazione di questo processo. Secondo i report della World Meteorological Organization (WMO), la temperatura media globale nel 2024 ha superato di circa 1.45 °C i livelli pre-industriali (1850-1900), avvicinandosi pericolosamente alla soglia critica di 1.5°C. Le concentrazioni di diossido di carbonio (CO2) in atmosfera hanno superato stabilmente le 420 parti per milione (ppm), un livello mai raggiunto negli ultimi milioni di anni.
Le conseguenze: cosa ci attende secondo la scienza
Le conseguenze di questo riscaldamento sono già visibili e destinate a intensificarsi. Secondo l’ultimo rapporto di sintesi dell’IPCC, stiamo assistendo a un aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità prolungate, incendi e alluvioni. Un documento pubblicato dal Breakthrough National Centre For Climate Restoration aveva già ipotizzato scenari preoccupanti, come il collasso di ecosistemi fondamentali quali la barriera corallina e la foresta amazzonica.
Le proiezioni scientifiche indicano che senza un’azione immediata, un miliardo di persone potrebbe essere costretto a migrare e due miliardi soffrirebbero di scarsità idrica. L’agricoltura collasserebbe in molte regioni, riducendo drasticamente la produzione di cibo. In Italia, gli impatti sono già evidenti con la progressiva desertificazione di alcune aree del Sud, lo scioglimento dei ghiacciai alpini e l’aumento di eventi alluvionali.
La risposta politica globale: l’accordo di Parigi e la visione dei leader
Di fronte a questa emergenza, la risposta internazionale si è evoluta. Se in passato accordi come la Convenzione di Vienna del 1985 o il Protocollo di Kyoto del 1997 hanno gettato le basi, oggi il quadro di riferimento globale è l’Accordo di Parigi del 2015, un trattato giuridicamente vincolante firmato da 196 parti.
L’accordo di Parigi: obiettivi chiave | |
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Obiettivo di temperatura | Mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°c rispetto ai livelli pre-industriali, proseguendo gli sforzi per limitarlo a 1.5°c. |
Neutralità climatica | Raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il prima possibile per conseguire un equilibrio tra emissioni e assorbimenti (net-zero) nella seconda metà del secolo. |
Finanza e adattamento | Aumentare il sostegno finanziario dei paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo per la mitigazione e l’adattamento. |
Il pensiero dei leader politici attuali
Nel 2025, la scena politica globale è complessa. Il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, parla di “era dell’ebollizione globale”, chiedendo un’azione radicale contro i combustibili fossili. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, prosegue con l’attuazione dell’European Green Deal per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. La posizione degli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, ha visto un netto cambiamento di rotta. L’amministrazione ha espresso scetticismo riguardo l’urgenza e le cause antropiche dei cambiamenti climatici, promuovendo attivamente l’aumento della produzione di combustibili fossili e l’allentamento delle regolamentazioni ambientali. Questo approccio si pone in contrasto con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, dal quale gli USA si erano ritirati durante il suo precedente mandato. La Cina, pur restando il maggior emettitore globale, prosegue con i suoi piani per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060.
Come combattere il cambiamento climatico: azioni collettive e individuali
Le soluzioni devono essere drastiche e repentine. A livello globale, è necessario convertire l’attuale sistema energetico sostituendo i combustibili fossili con fonti prive di carbonio come vento, acqua, energia solare o biomasse. Questa svolta dipende da una volontà politica che permetta di imbracciare il cambiamento, come delineato dall’Accordo di Parigi.
Nel nostro piccolo possiamo fare la differenza, attuando scelte di vita più eco-sostenibili. Possiamo ridurre il consumo di alimenti a elevato impatto ambientale, come la carne rossa, e optare per una spesa a chilometro zero. È fondamentale ridurre l’uso della plastica, preferire mezzi di trasporto sostenibili e limitare gli sprechi d’acqua. Parlare dei cambiamenti climatici e sensibilizzare chi ci circonda è altrettanto importante. La situazione è realmente preoccupante e se non si agisce subito non ci sarà un futuro in cui sperare.
Salvare il pianeta significa, prima di tutto, salvare noi stessi.
Immagine di copertina: Pixabay
Articolo aggiornato il: 15/09/2025