Chi è Javier Milei: lo spietato neopresidente argentino

Chi è Javier Milei: lo spietato neopresidente argentino

Javier Gerardo Milei è un politico, economista, scrittore, docente, conduttore radiofonico argentino, che aveva già raggiunto in precedenza una certa visibilità pubblica grazie alla partecipazione a dibattiti televisivi e con le aspre critiche ai governi di Cristina Fernández de Kirchner, Mauricio Macri e Alberto Fernández. Nel 2023 ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali argentine dello stesso anno, sostenuto dalla coalizione La Libertad Avanza, arrivando primo nelle elezioni primarie di agosto e secondo nelle elezioni vere e proprie di ottobre. Il 19 novembre è stato eletto al ballottaggio col 55,69% dei voti, sconfiggendo il candidato rivale peronista, Sergio Massa. Ufficialmente dal 10 dicembre 2023 Javier Milei si insedia come il nuovo presidente dell’Argentina, noto con il soprannome di presidente con la motosega per averla sfoggiata durante un incontro pubblico come simbolo dei tagli alla spesa pubblica.

Javier Milei viene descritto da vari giornalisti come un politico ed economista ultra-liberalista di estrema destra e lui stesso si autodefinisce un anarco-capitalista di matrice trumpista; ma in cosa consiste la sua campagna elettorale?

Programma di riordinamento economico e fiscale di Javier Milei

Lo slogan della sua campagna elettorale afferma: «Non sono venuto qui per guidare agnelli ma per risvegliare i leoni», denunciando la casta politica, da lui accusata di essere composta da «politici inutili e parassiti che non hanno mai lavorato».

Nel 2019, ad un convegno di cosplayer tenutosi a Buenos Aires, Javier Milei ha vestito i panni di Generale AnCap, una sorta di supereroe, inventato dallo stesso attuale leader politico, che combatte l’élite finanziaria responsabile della crisi economica che attraversa il Paese. Il suo scopo è quello di tirar fuori l’Argentina dalla crisi economica: nonostante il tasso di disoccupazione non sia elevato, il popolo continua ad impoverirsi perché c’è un’inflazione al 147%, un debito pubblico molto elevato, prestiti dal fondo monetario internazionale e si pagano gli interessi del 145%.

Il suo programma prevede la promozione delle idee ultra-liberiste del libertarismo di destra per abbattere la spesa pubblica, tra cui: la chiusura della banca centrale argentina e una drastica riduzione dei ministeri dell’Argentina a meno della metà – tra cui quello per l’Ambiente e quello per le Pari opportunità – e l’unificazione del Ministero dell’Istruzione, della Sanità, del Lavoro e dello Sviluppo Sociale in un nuovo ministero detto “Ministero del Capitale Umano”. A causa dell’assenza di soldi, il leader argentino ha immediatamente proposto delle riforme shock, tra le quali: la liberalizzazione del mercato per la vendita degli organi umani, l’eliminazione di ogni vincolo per la vendita delle armi, la privatizzazione dell’istruzione e della sanità, la vendita delle aziende di Stato ed, infine, la riforma bandiera.

La dollarizzazione dell’economia

Il neoeletto Javier Milei intende sostituire il peso argentino con il dollaro americano per ogni transazione all’interno del paese. Il 1° gennaio 2024 l’Argentina sarebbe dovuta entrare nel gruppo dei BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che aspira ad eliminare l’egemonia del dollaro. Javier Milei si è opposto a tale ingresso, affermando che non avverrà e demolendo il sogno del Brasile, che mirava ad utilizzare le proprie monete di scambio nel commercio tra Brasile e Argentina, e facendo saltare anche l’aspirazione cinese di estendere la sua influenza sul Sudamerica.

Queste riforme shock, così ambiziose ed epocali, potranno raggiungere dei riscontri positivi? Le incognite sono molte: la prima riguarda le modalità con cui l’Argentina prenderà i dollari per finanziare l’intera economia. È necessario mettere in conto che l’industria e la finanza americana possano essere pronte ad acquistare le aziende di Stato che l’Argentina potrebbe mettere in vendita: si va dal settore delle telecomunicazioni a quello dell’energia fino alla banche, ma ciò che principalmente attira l’attenzione statunitense è senz’altro la grande risorsa dell’Argentina, ossia le miniere di litio.

Il nuovo presidente dice “no” alle manifestazioni popolari

Dopo aver attuato una drastica riduzione dei Ministeri di Stato, Javier Milei ha promesso di promuovere durissime norme che sopprimono le proteste di piazza in Argentina, sviluppando un sistema punitivo di massa per il controllo del dissenso. Questo provvedimento prevede che le forze armate del paese possano interrompere violentemente scioperi, arrestare manifestanti, oltre a “proteggere” i bambini dalle famiglie che li portano in manifestazione.

Se la campagna elettorale di Milei ha aperto uno spiraglio di speranza per molti argentini che non vedono l’ora di uscire dalla crisi che invade il loro paese, altri sono profondamente interdetti dalle riforme spietate che sta attuando il nuovo presidente.

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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