Delitto di Garlasco: il caso si riapre dopo 18 anni

Delitto di Garlasco: il caso si riapre dopo 18 anni

C’è un silenzio particolare che cala nelle case italiane quando, tra i servizi del telegiornale, ricompare quel nome: Chiara Poggi. Basta un’immagine, ossia la villetta di Via Pascoli, le scale e la porta aperta,  per risvegliare un ricordo collettivo mai spento: il delitto di Garlasco

Delitto di Garlasco
Villetta della famiglia Poggi, in via Pascoli, a Garlasco

Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi, una ragazza di 26 anni, viene ritrovata senza vita nella villetta di famiglia. A distanza di 18 anni, quando tutto sembrava ormai scritto, il caso viene clamorosamente riaperto: nuove prove scientifiche e testimonianze mettono a dura prova l’intero processo e la sentenza finale, scuotendo l’opinione pubblica. Con esse, torna la domanda che non ha mai smesso di tormentare coloro che seguirono il caso: chi ha ucciso Chiara Poggi?

Il ritorno di un’ombra

Un’impronta insanguinata, compatibile con la mano di Andrea Sempio, un amico di lunga data del fratello di Chiara, è stata ritrovata vicino alla scena del crimine. Nessuno aveva mai puntato il dito contro di lui, eppure ora il suo nome è al centro delle indagini.

Inoltre, nuove analisi hanno rilevato la presenza di tracce di DNA sotto le unghie della vittima, le quali corrisponderebbero proprio a Sempio. È così che nel marzo 2025, la procura di Pavia ha notificato l’avviso di garanzia all’indagato.

Ancora, durante le perquisizioni nell’abitazione di Sempio e della sua famiglia, sono stati sequestrati diversi oggetti, tra cui un martello, rinvenuto in un canale a Tromello: questa potrebbe essere l’arma del delitto, mai trovata in 18 anni. Al momento, la scientifica sta effettuando delle analisi per verificarne la compatibilità con le ferite riscontrate sul corpo della ragazza.

Voci del passato del delitto di Garlasco

Tra le carte processuali e i rilievi tecnici, spuntano anche nuove testimonianze. Una testimone anonima ha raccontato che Stefania Cappa, cugina della vittima, avrebbe confidato di essere invidiosa di Chiara. Parole che fino a ora erano rimaste nell’ombra e che ora potrebbero acquisire un significato diverso. Il tempo, la memoria e le ferite mai chiuse si intrecciano, rendendo difficile distinguere verità da ricostruzione. 

La condanna di Alberto Stasi nel delitto di Garlasco

Ad essere maggiormente sconvolto è Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi all’epoca dei fatti, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere. È uscito di prigione nel 2023 per buona condotta e ora si trova in stato di libertà condizionale. I legali di Stasi si sono già attivati per chiedere la revisione del processo, affermando che le accuse contro il loro assistito stiano iniziando a vacillare.

Tutto sembrava definito, congelato nel tempo con la condanna di Stasi. Intanto, chi conosceva davvero Chiara, osserva con dolore e speranza. La famiglia Poggi, nonostante tutto il dolore, dichiara di star cercando solo la verità, senza desiderio di vendetta contro nessuno. 

La Procura ha disposto un incidente probatorio per riesaminare tutte le prove e tutti i reperti, compresi i dati trascurati durante le prime indagini. Nel frattempo, l’attenzione mediatica è altissima attorno al delitto di Garlasco. La trasmissione televisiva Chi l’ha visto? ha intervistato nuovi testimoni mai ascoltati prima e sta rivelando vari retroscena.  Ma questa volta c’è una collettività che vuole chiarezza dopo anni di dubbi e silenzi.

Una ferita aperta nel cuore del Paese

Chiara Poggi oggi avrebbe 43 anni. Forse avrebbe una famiglia, un lavoro, una vita semplice come quella che conduceva allora. Invece, è rimasta ferma nel tempo. Il suo nome è diventato dolore e mistero. Ma ora, a quasi vent’anni di distanza, qualcosa si muove. E mentre le case italiane si zittiscono tutte davanti alla TV, tutti si chiedono la stessa cosa: sarà questa la volta buona per arrivare alla verità?

Fonte Immagine: RaiPlay 

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