Nel 2025, la situazione delle donne in Iran è entrata in una nuova e complessa fase. Dopo la morte del presidente Raisi nel 2024 e l’elezione del riformista Masoud Pezeshkian, le speranze di un cambiamento si scontrano con un inasprimento della repressione, ora attuata con metodi tecnologici. La lotta per i diritti, infiammata dalle proteste per Mahsa Amini, continua a fronte di un sistema che si adatta per mantenere il controllo, basato sulla legge coranica (shari’a).
Indice dei contenuti
Le restrizioni chiave nel 2025
Ambito della restrizione | Descrizione della norma imposta |
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Abbigliamento (Hijab) | Obbligo legale di indossare il velo e abiti modesti in pubblico, con pene severe per le trasgressioni. |
Sorveglianza tecnologica | Uso sistematico di telecamere con riconoscimento facciale per identificare e multare le donne senza hijab (Piano Nour). |
Libertà di movimento | Divieto di viaggiare all’estero senza il permesso scritto del marito o di un tutore maschile. |
Vita pubblica e artistica | Divieto di cantare come soliste o ballare in pubblico e di assistere a eventi sportivi maschili negli stadi. |
Contesto storico: l’epoca Pahlavi
Prima della rivoluzione, durante la dinastia Pahlavi (anni ’30-’70), la condizione delle donne iraniane era nettamente diversa. Godevano di maggiori diritti, con accesso all’istruzione superiore e al mondo del lavoro. In quel periodo fu innalzata l’età minima per il matrimonio e le donne partecipavano più attivamente alla vita pubblica, anche se in un contesto monarchico autoritario.
La svolta del 1979: la Rivoluzione Islamica
La Rivoluzione del 1979, guidata dall’ayatollah Khomeini, segnò un’inversione radicale. Furono imposte leggi basate su una rigida interpretazione della shari’a: l’obbligo di indossare lo hijab divenne il simbolo più visibile di un nuovo ordine che limitava drasticamente la libertà delle donne in quasi ogni aspetto della vita, una situazione costantemente documentata da organizzazioni come Amnesty International.
La situazione nel 2025: governo Pezeshkian e Piano Nour
La morte di Mahsa Amini nel 2022 ha scatenato le più grandi proteste della storia della Repubblica Islamica, sotto lo slogan “Donna, Vita, Libertà”. Questo ha segnato un punto di non ritorno. Nel 2025, dopo l’elezione del presidente Masoud Pezeshkian nel 2024, il clima è di tesa ambiguità. Se da un lato Pezeshkian ha usato toni più concilianti, il potere reale (Guardiani della Rivoluzione, sistema giudiziario) ha risposto con una stretta ancora più forte.
La novità più allarmante è l’implementazione del cosiddetto “Piano Nour” (Piano Luce), una strategia di repressione tecnologica. Migliaia di telecamere di sorveglianza dotate di riconoscimento facciale sono state installate in luoghi pubblici per identificare le donne che non indossano correttamente l’hijab. Le sanzioni sono automatiche e vanno da multe pecuniarie al blocco di conti bancari, fino alla confisca dell’automobile o del passaporto, come riportato da diverse agenzie per i diritti umani, tra cui l’OHCHR delle Nazioni Unite. Questo sistema mira a rendere la disobbedienza civile insostenibile economicamente e socialmente, senza il confronto diretto con la polizia morale per le strade. Nonostante ciò, la resistenza non si è spenta: atti di disobbedienza quotidiana, come mostrarsi in pubblico senza velo, continuano a sfidare il regime, trasformando ogni gesto in un atto politico.
Fonte immagine: FreePik
Articolo aggiornato il: 12/09/2025