La condizione delle donne iraniane, una riflessione

La condizione delle donne iraniane

L’Iran, grazie alla Rivoluzione iraniana, passò nel 1979 da monarchia a repubblica islamica sciita e la sua costituzione si ispira alla shari’a, la legge coranica. Le donne di questo paese, sebbene secondo la Costituzione godono di pari dignità sociale e economica degli uomini, devono seguire la legge della shari’a, ovvero quelle regole di comportamento dettate da Dio e, per questo motivo, la condizione delle donne iraniane è iniziata a peggiorare dopo il passaggio da monarchia a repubblica.

Cosa ha cambiato la condizione delle donne iraniane? Vediamolo insieme

La condizione delle donne iraniane durante la dinastia Pahlavi, cioè dall’inizio degli anni ’30 fino alla fine degli anni ’70, era migliore rispetto a quella di oggi. Infatti, le donne godevano di molti diritti e avevano maggiori possibilità di studiare e di lavorare, tant’è che ci furono ben due primi ministri donna durante questo periodo. Fu anche innalzata l’età minima per il matrimonio e, anche se solo per poco, fu introdotto il diritto all’aborto. Quando l’ayatollah Khomeini fece esplodere una rivolta nel popolo iraniano nel 1979, le donne si confermarono ancora una volta al fianco dello scià (e quindi contro Khomeini), ma infine fu proclamata la repubblica. A partire da questo momento, la condizione delle donne iraniane comincia a cambiare, più in negativo che in positivo.

Secondo la Costituzione iraniana le donne possono svolgere diverse professioni a patto che indossino lo hijab, il velo islamico, per coprire i capelli e che coprano tutto il corpo con abiti non succinti. Dunque, indossare lo hijab in questo paese, così come in Afghanistan, è una vera e propria legge e, per questo motivo, numerose donne hanno cominciato a ribellarsi ad essa portando solo per un breve periodo alla revoca di questa legge che ben presto fu però reintrodotta. Inoltre, Khomeini andava completamente contro la libertà delle donne e, infatti, impose loro l’impossibilità di partecipare a giochi sportivi o di andare allo stadio, ma anche di viaggiare senza essere accompagnate dal marito e, se compivano adulterio, potevano essere punite anche con la pena di morte. Negli anni ’90 fu introdotto nuovamente anche il diritto all’aborto, che oggi può accadere solo in caso di pericolo di vita per la donna. Durante la presidenza di Khatami, invece, ci fu una vera e propria segregazione delle donne ma, nonostante queste leggi, ci fu in questo periodo la prima donna vicepresidente dell’Iran.  

Le leggi promulgate durante la presidenza Khomeini valgono ancora oggi, oltre a delle altre che tolgono alle donne persino il diritto di cantare e ballare e che le rendono penalmente responsabili già dalla tenera età di nove anni. Nonostante ciò, ci sono alcune, pochissime donne che hanno avuto il privilegio di partecipare attivamente alla vita politica del paese ma, nel governo attuale, ve ne è una sola che si occupa degli affari femminili. Tuttavia, la condizione delle donne iraniane non sembra migliorare. Possono vestire anche con jeans o pantaloni, ma a patto che indossino una tunica che copra loro il fondoschiena, per non essere arrestate dalla polizia. Alcune donne, inoltre, portano lo hijab senza però raccogliere all’interno tutti i capelli e questo non è visto di buon occhio dalla polizia, perché si tratta di una disobbedienza ad una legge morale. Questo è il motivo per il quale, negli ultimi mesi, sono state arrestate, picchiate o addirittura uccise numerose donne in Iran anche solo perché il velo era indossato male, come è capitato alla giovane Mahsa Amini, che ha perso la vita a soli 22 anni lo scorso settembre a causa delle percosse ricevute da parte della polizia iraniana, o ad un’altra ragazzina di 14 anni morta lo scorso dicembre dopo essere stata picchiata e violentata, per non aver portato il velo a scuola. 

Inoltre, gli estremisti islamici contribuiscono al peggioramento della condizione delle donne iraniane, negando loro la possibilità di poter studiare, soprattutto all’università, dove per loro è più facile emanciparsi e, proprio per questo motivo, solo un paio di mesi fa quasi un migliaio di ragazzine iraniane sono state avvelenate nella propria scuola con un gas nocivo. Nonostante tutti questi tentativi di boicottaggio, questi ultimi non riescono a fermare la forza di queste donne che lottano da anni per migliorare la propria condizione. Si tratta di diritti che non hanno mai spiccato il volo, oltre a tante altre discriminazioni dello Stato iraniano verso tantissimi altri aspetti della società odierna. 

Fonte immagine: FreePik

A proposito di Lucrezia Stefania Scoppetta

Ciao! Sono Lucrezia, ho 21 anni. Frequento l’università “L’Orientale” di Napoli, dove studio lingua e letteratura inglese, giapponese, e portoghese.

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