Il quorum è un concetto rilevante nella democrazia, presente in molti ordinamenti giuridici e regolamenti interni di associazioni, assemblee e organi collegiali. In Italia, è molto spesso correlato ai referendum abrogativi e talvolta alle elezioni amministrative o politiche. Negli ultimi giorni si è tornato a parlare della possibilità di eliminare definitivamente il quorum, in merito al referendum dell’8-9 giugno che ha visto soltanto il 30,6% di elettori. Dopo neanche un giorno, è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare per abolire il quorum nei referendum abrogativi, previsto dall’articolo 75 della Costituzione. La proposta è stata pubblicata sulla piattaforma ufficiale del Ministero della Giustizia per la raccolta firme del comitato “Basta quorum”, formato dai cittadini. Ma cosa significa il quorum e quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di abolire il quorum?
Cos’è il quorum?
La parola deriva dal latino e significa “dei quali”. In un contesto giuridico e politico, indica il numero minimo di voti validi espressi affinchè una votazione sia considerata valida o, in altri casi, il numero minimo di partecipanti necessario affinchè un’assemblea possa deliberare. É bene porre l’accento sui diversi quorum come:
-il quorum strutturale o costitutivo che riguarda il numero minimo di membri che devono essere presenti affinchè un organo sia validamente costitutivo e possa iniziare a lavorare
-il quorum funzionale o deliberativo che riguarda il numero minimo di voti favorevoli necessario affinchè una decisione sia valida o il risultato referendario efficace.
Nel dibattito italiano sull’abolizione ci si riferisce principalmente al quorum funzionale. Attualmente, perchè un referendum abrogativo in Italia sia valido, è necessario che vi partecipi la maggioranza degli aventi diritti al voto ( il 50% più uno). Ciò significa che se meno della metà degli elettori si reca alle urne, il referendum non raggiunge il quorum, di conseguenza la legge che si voleva abrogare rimane in vigore indipendentemente dal numero di sì o di no espressi.
I vantaggi dell’abolizione del quorum
Evidente è che il quorum trasforma l’astensione in un vero e proprio “voto contrario”, implicito. Il quorum vede il silenzio come veto, abolendolo si supererebbe il disinteresse. Inoltre, un’eventuale abolizione del quorum darebbe maggiore peso ai votanti effettivi. Ogni voto espresso avrebbe un impatto più diretto sul risultato indipendentemente dalla partecipazione complessiva. Già molti sono i Paesi europei e occidentali (Svizzera, Irlanda, Francia e Spagna solo per i referendum consultivi) che non prevedono un quorum di partecipazione per i loro referendum, basandosi solo sulla maggioranza dei voti espressi.
Gli svantaggi dell’abolizione del quorum
Ci sono valide ragioni per mantenere il quorum e molto spesso ruotano attorno alla necessità di garantire una rappresentatività e una solidità delle decisioni. Il quorum è pensato per assicurare che decisioni importanti, non vengano prese da una minoranza per quanto attiva. Se solo una piccola percentuale della popolazione andasse a votare e decidesse l’abrogazione di una norma, questa decisione potrebbe non essere percepita come legittima da un intera collettività. Inoltre, c’è il rischio che piccoli gruppi organizzati possano usare lo strumento per imporre la propria agenda oltre a una ridotta legittimità politica. Primo fra tutti, il fenomeno dell’inflazione referendaria, senza il freno del quorum, porterebbe a un aumento di proposte referendarie su qualsiasi tema, anche secondario, causando disorientamento.
Dunque, l’abolizione del quorum è sicuramente un tema che tocca profondamente il funzionamento della democrazia diretta e il rapporto tra cittadini e istituzioni, ed è per questo motivo che non esiste una risposta semplice o universalmente giusta. Sicuramente è però evidente che la decisione di mantenere o abolire il quorum dipende soprattutto dalla visione che si ha del ruolo del referendum nella democrazia e nella fiducia che si ripone nella capacità dei cittadini di mobilitarsi.
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