Luigi e Ugo: Napoli con altri occhi

Luigi e Ugo

È morto nella notte del 4 ottobre Luigi Caiafa durante la rapina ai danni di tre automobilisti a via Duomo a Napoli, ucciso da alcuni spari della polizia. Aveva 17anni Luigi, non aveva visto molto del mondo e quello che aveva visto forse non doveva essergli piaciuto molto perché impugnasse poi una pistola e inscenasse una rapina, all’alba di un giorno qualsiasi. Sembra che alcune storie si ripetano a volte, che gli eventi si ripieghino su loro stessi, ciclici e non suggeriscano altro che la loro plausibile prevedibilità. Qualche tempo fa come Luigi era morto un altro ragazzo. Si chiamava Ugo Russo, era suo coetaneo, figlio della stessa terra che calpestava Luigi e probabilmente non con occhi tanto diversi dai suoi.
Napoli nel giro di qualche mese ha perso due vite, allo stesso modo: nella paura, nel giochino amaro di veder capitolare gli altri davanti a un’arma e guadagnare poi qualcosa da raccontare. Probabilmente questo dato non significa niente: ogni giorno, in ogni parte del mondo si sentono storie di sopraffazione, delinquenza, storie piegate nelle pagine dei quotidiani. Eppure significa tantissimo. Napoli non ha solo perso due giovani in una maniera che dovrebbe essere totalmente lontana dalla gioventù e in generale da qualsiasi mente pensante. Sta rischiando di rendere ordinaria la brutalità di determinate azioni, di ridimensionarle a chiacchiere da bar, di normalizzarle quasi. È questo il pericolo più grande da scongiurare dietro la vita di Luigi e Ugo: dire che è normale e che in fondo non c’è molto da meravigliarsi perché dai contesti di violenza dalla quale si proviene si genera solo altra violenza. Invece bisognerebbe scandalizzarsi alla maniera di Pasolini, rimanerne sconcertati, sforzarsi di non pensare che sia così e basta ma andare a fondo, capire le problematiche che accompagnano determinati gesti per poi prevenirli.
Luigi e Ugo non sono il simbolo di una terra che da anni è martoriata dalla criminalità. Sono dei ragazzi che hanno sbagliato e finiscono per essere parte di un retaggio culturale che spesso giustifica o tende a incasellare gli eventi in una dimensione cromatica che prevede il bianco e nero, senza ulteriori sfumature. Ed ecco che alcune vicende si riducono a sentenze e le sentenze diventano avvenimenti che si replicano, senza riflessione. Per questo poi è importante cambiare prospettiva, accogliere i fatti per come sono e poi comprenderli nel più dignitoso rispetto della vita.
Oggi tra via Duomo e via Marina si commemora una tragedia con la tacita speranza che quello di Luigi non sia un semplice nome sul necrologio ma un messaggio per vedere Napoli con altri occhi: non di chi non c’è più ma di chi potrà esserci, andando a fondo, con lo sguardo attento e mai generale sulle cose.

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

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