Mario Paciolla: il coraggio che merita la verità

Mario Paciolla

Mario Paciolla era un giovane napoletano che lavorava per la pace. E lo voleva così tanto che questo suo desiderio gli ha fatto perdere la vita, il 15 luglio 2020, in una maniera articolata e misteriosa, banalmente archiviata come “suicidio per impiccagione”.
Aveva 33 anni ed era in Colombia per conto delle Nazioni Unite, inviato per assicurare il rispetto degli accordi di pace tra il Governo colombiano e gli ex guerriglieri FARC, stipulati nel 2016 dopo 40 anni di scontri, in realtà mai completamente conclusesi.
Infatti, il caso Paciolla si colloca in una ben più profonda rete di atti intimidatori, attuati dai gruppi armati che si contendono da decenni il controllo della regione di Caquetá, nella Colombia sudorientale, territorio particolarmente ambito dalle mafie locali per interessi che riguardano la produzione e l’esportazione di cocaina, la deforestazione massiva e le licenze petrolifere.
Mario si occupava anche di incontri con le autorità locali, della stesura dei report della Missione, oltre che di un bellissimo progetto di riconversione: il fiume Caguán, utilizzato in passato dai trafficanti di droga per il trasporto di cocaina, grazie a “Remando por la Paz – Rafting for Peace”, è divenuto luogo di allenamento e simbolo della Nazionale colombiana di Rafting che, ai Mondiali in Australia, ha partecipato con cinque ex guerriglieri e tre contadini di San Vicente del Caguán.
Il confine tra riconoscenza e ingratitudine in luoghi così culturalmente fragili e con equilibri quasi inesistesti è sottilissimo. Il 29 agosto 2019, l’esercito colombiano effettua un bombardamento sul centro di comando di RogelioBolivar Cordova, detto El Cucho, il comandante di una delle fazioni di dissidenti delle Farc, volenteroso di interrompere il processo di disarmo e smobilitazione decretato dagli accordi di pace. Paciolla era stato incaricato di stilare un rapporto sulla vicenda in cui avevano perso la vita ben sette minorenni. Proprio questo documento viene utilizzato impropriamente  poco dopo dal senatore Barreras per denunciare pubblicamente il fatto che Botero, ministro della difesa, aveva tenuto nascosta all’opinione pubblica la morte dei minorenni, causando le dimissioni dello stesso.
Allora Mario comincia a sentirsi in pericolo: il suo rapporto, contenente il suo nome e cognome, che doveva rimanere riservato, era stato utilizzato per un attacco politico di enorme portata. Decide di chiedere il trasferimento, di essere aiutato, ma l’ONU lo ignora.
Ne parla con la madre, con gli amici, con la fidanzata. Rivela di avere paura ed esprime il suo ultimo desiderio: bagnarsi nel mare di Napoli per non sentirsi più sporco.
Mario acquista un biglietto di ritorno, ma la notte prima di partire, la sua vita finisce.
Tante sono le ragioni che portano a scartare l’ipotesi di suicidio. Non entriamo in merito, ma vogliamo sottolineare certi aspetti improtanti, per cui vale la pena sapere di Mario e della sua vita.

Grazie al video introduttivo gentilmente inviato dai genitori di Paciolla, al racconto di alcuni studenti che hanno inquadrato il contesto della cooperazione colombiana e l’esperienza di Mario stesso e grazie anche alla preziosa memoria dei suoi amici (impegnati nel comitato “In memoria di Mario Paciolla”),l’Università degli studi di Napoli L’Orientale ha colto l’occasione per raccontare questa storia e i rischi dell’esperienza sul campo, ma solo per sottolineare la passione che Mario metteva in tutto ciò che faceva, dalle relazioni personali al suo lavoro.
Riflettiamo, dunquq, su quanto sia doveroso, per ognuno noi, impegnarci per pretendere la giustizia e la verità che merita un ragazzo come Mario, coraggioso al punto tale da lottare per ciò in cui credeva, correre pericolosi rischi ma non scendere mai a compromessi con le sue convinzioni. È necessario fare rumore, ampliare la risonanza, diventare le onde del golfo, quelle che tanto sognava, capaci di onorare la sua memoria. E, infine, “volare” insieme a lui.

“Non diventerò un astronauta, ma Amerò lo stesso la luna.
Non sarò lupo di mare, ma vi troverò sempre un rifugio.
Non comporró una canzone, ma mi emozionerò ascoltando la magia della musica.
Non ritrarrò né l’alba né il tramonto di un placido paesaggio campestre, ma ne coglierò l’essenza.
Non conoscerò il nome delle stelle, ma riuscirò a raccoglierle quando inciamperanno nel buio .
Non avrò le Ali di un gabbiano, forse,
ma volerò lo stesso.”
di Mario Paciolla.

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Fonte immagine: Il Fatto quotidiano

A proposito di Carolina Cappelli

Mi chiamo Carolina Cappelli, ho ventun anni e sono nata e cresciuta a Napoli. Dopo il diploma conseguito al Liceo Scientifico Vincenzo Cuoco, ho deciso di iscrivermi al cdl in Lingue, culture e letterature moderne europee, per ampliare le mie conoscenze di lingua straniera, ma dopo il primo anno mi sono convinta ad optare per il cdl in Lettere moderne, più in linea con gli studi propriamente linguistico-letterari. I miei interessi spaziano da sempre nell’ambito artistico culturale: ho frequentato per qualche anno un corso di teatro fino a dedicarmi completamente, all’età di undici anni, alla danza, scoperta per caso dopo il continuo rifiuto di mia madre di iscrivermi a scuola calcio, dimostrazione della mia grande curiosità verso le cose più varie. Il percorso di studi a danza è stato formativo e ricco di belle esperienze, di vario genere, da spettacoli per strada a collaborazioni con il teatro Bellini di Napoli. La prima parte della mia formazione si è conclusa nel giugno del 2019 quando, dopo lo spettacolo di fine anno e gli esami accademici, ho conseguito il diploma in danza classica, moderna e contemporanea. Scrivere, invece, è sempre stato parte della mia vita. Il mio carattere irruente e testardo è sempre stato equilibrato dalla capacità di dar ordine all’espressione proprio mediante la scrittura. Inoltre, è sempre stato uno dei modi migliori per dar spazio alla mia forte sensibilità. Proprio questa mi porta ad essere una persona fortemente emotiva, sempre coinvolta a pieno in quello che fa, e molto attenta ai bisogni degli altri. L’aspetto sociologico dei fatti è da sempre, per me, fonte di particolare curiosità. Ciò mi ha spinto ad elaborare, negli anni del liceo, alcuni piccoli articoli pensati come un’analisi sociale di un fatto di cronaca popolare, essendo molto legata alla mia città d’origine. Queste prime prove sono sfociate in pubblicazioni su Il Mattino e Il Roma. La comunicazione, lo scambio di idee ed opinioni, le discussioni creative e la libertà di pensiero sono tra le cose che più ricerco perché determinanti per la crescita e la buona salute “spirituale”. Il mio sogno è quello di rendere la scrittura il mio pane quotidiano e questa collaborazione è la mia prima vera esperienza, per la quale sono molto entusiasta e fiduciosa. Spero di esserne all’altezza e, contemporaneamente, di poter crescere insieme. Grazie mille per la possibilità.

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