Il viaggio di Alessio Mautone: “Sei mesi all’ombra”

Alessio Mautone

Abbiamo incontrato Alessio Mautone, giovane scrittore della provincia di Salerno, autore de “Sei mesi all’ombra”suo primo romanzo. Non un  diario, non una romanzo, solo pagine di vissuto.

La giovinezza che subito incontra la speranza e la battaglia.

Il giovane autore Alessio Mautone si racconta nel suo viaggio attraverso le pagine che scorrono senza sosta, incalzanti, trascinando il lettore nelle parole dure ma permeanti

Trascinandolo nella continua ricerca della felicità e della vittoria.

Alessio Mautone, autore del libro ”Sei mesi all’ombra”. Raccontaci un po’ di te.

Sono Alessio Mautone, ho ventiquattro anni e sono nato in una cittadina in provincia di Salerno, nel cuore del Cilento, a Vallo della Lucania. Studio Economia, amo il teatro e ho scritto, circa un anno fa, un libro autobiografico che racconta di una storia, non necessariamente la mia, dove chiunque può rivedersi in un passaggio, in una pagina, in un evento a me successo che potrebbe capitare a chiunque, in ogni momento della vita.

Nel tuo Diario di viaggio troviamo una grande attenzione per i tuoi affetti, figure a volte salvifiche per la tua persona. Dai molto spazio alla figura di Margherita. Durante un tuo intervento hai specificato che Margherita non è realmente esistita. Perché hai sentito la necessità di creare questo personaggio così permeante all’interno della storia?

Ho specificato questo elemento suscitando clamore nelle persone perché, leggendo il libro, la figura di Margherita è descritta cosi accuratamente al punto da risultare vera. Sono sempre stato dell’idea che nessuno si salva da solo, e così è stato. Però, un pensiero del quale sono sempre stato convinto è questo: puoi avere chiunque vicino ma nessuno, a meno che tu non lo senta, può capire in che condizioni in cui ti trovi. Io ho sentito questa condizione di disagio che, nel libro, non doveva esserci. Doveva essere tutto perfetto, proprio come volevo io. E la verità è che, alla fine, si corre sempre da soli. Può darsi che Margherita fosse la mia forza nascosta che ho scoperto soltanto scrivendo questo libro.

Ad oggi, dopo la pubblicazione del tuo libro, dopo aver vinto la tua battaglia ed averne scritto, cosa sono l’amore e la morte per te?

Io vedo amore ovunque. Pochi amici, famiglia, una persona che sta al tuo fianco. Credo che l’amore, diversamente da ciò che fanno credere gli scettici, sia l’unico tranello in cui cascano tutti. È l’unico motivo per cui noi siamo qui. E siamo noi a renderlo difficile perché, pur essendo strano, è una cosa semplice. Per questo la gente prima lo leva al cielo, poi lo odia e poi continua ad amarlo. Perché è una sostanza astratta che senti dentro e che, facciamocene una ragione, non capiremo mai. La morte, penso, sia un premio, una gratificazione per quanto fatto nella vita terrena che dobbiamo accettare, sempre, perché essere egoisti è facile ma non è logico. Il brutto non è essere morti dopo aver vissuto ma vivere da morti. Questa è la cosa che fa più paura al mondo.

I ricavati della vendita del libro saranno destinati a quella che, per Alessio, è stata la sua seconda casa in quei mesi di ombra: l’IRCCS-CROB di Rionero in Vulture

Pagina dopo pagina la speranza e la vitalità si fanno sempre più forti. Tu stesso hai definito questo libro come un libro di speranza, ma cos’è la speranza, come hai imparato a cercarla?

La speranza è un qualcosa che desideriamo e che non dipende da noi. Si cerca negli altri, in coloro che sanno rendere più leggero un attimo, un momento, un periodo complesso. Noi siamo gli artefici della speranza e solo noi abbiamo la possibilità di aiutare qualcuno. Tornando a prima, nessuno si salva da solo.

Studi recenti raccontano di una realtà molto poco felice per quanto riguarda l’aumento delle malattie tumorali nelle zone limitrofe al Cilento. Dopo aver letto la tua storia, senti di dovere dare la colpa a qualcuno?

È facile dare colpe, puntare il dito, ma anche questo non è logico. Siamo tutti colpevoli. Colpevole è chi si disinteressa, chi vive di omertà, chi promette e non mantiene. Dare la colpa alla classe dirigente è riduttivo perché quella classe, quei politici, sono frutto delle nostre scelte. È un circolo vizioso che andrà avanti per decenni e dal quale non usciremo se non ci svegliamo. Qui viviamo ancora di clientelismo, di omertà, di pudore. “Un’isola felice”, così la descrivono, che però si accontenta.

Dopo aver vissuto questo intenso viaggio, dopo aver sofferto, sperato e lottato, chi è Alessio, oggi?

Un ragazzo normale con i suoi amici, con le sue emozioni, con i suoi difetti. Una persona che cerca sempre di perseguire le idee che lo rendono migliore e si circonda di persone, o almeno tenta, che possano rendergli questa vita più semplice.

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