Una notte al Museo di Capodimonte

Una notte al museo di Capodimonte

museo di capodimonte

Il museo di Capodimonte è un gioiello spesso dimenticato, poco valorizzato e celebrato, figlio di una città che di amarsi non riesce proprio a farsene una ragione.

Il piacere della visita, grazie all’associazione culturale NonsoloArt, può essere maggiorato, scegliendo come orario d’ingresso al pubblico il tramonto. Il contrasto di luci e ombre del crepuscolo che hanno acceso di un bagliore rossastro l’entrata in stile caserma del museo si dimostra decisamente pensata. Armonia perfetta tra la natura del parco e la natura umana, strette in un abbraccio primordiale da notte dei tempi. L’oscurità ha poi preso il posto del giorno, giungendo il momento di visitare il museo di Capodimonte.

Museo di Capodimonte, il museo dei Borbone

Costruito a partire dal 1734 per volere di Carlo III di Borbone, bisognoso di esporre le opere ereditate dalla madre Elisabetta Farnese, l’esposizione accoglie opere della Galleria Napoletana, della collezione Borgia e d’Avalos e soprattutto della Galleria Farnese. Ci sarebbe anche una sala dedicata all’arte moderna, unica in Italia per il Vesuvius di Andy Warhol. Guidati da una preparatissima guida, particolarmente erudita sui pettegolezzi dei vari sovrani borbonici, si compie un vero e proprio viaggio nel tempo fino alla corte del re Carlo. Il quale non poté certo definirsi sfortunato, poiché come già detto ereditò dalla madre una collezione d’arte immensa che oggi va a comporre la Collezione Farnese.

Esposta al primo piano del museo, quest’ultima accoglie opere che spaziano da Raffaello a Tiziano, da Masaccio a Mantegna, da Vasari a Correggio. La collezione Farnese è uno specchio di secoli di arte pittorica italiana e non solo. Nell’arco di poche sale ho ammirato le atmosfere lugubri e apocalittiche del Misantropo di Bruegel e la forte carica erotica delle Danae di Tiziano, passando per la mitologia di Ercole al Bivio del Carracci fino al nichilismo religioso della Crocifissione di Masaccio. Insomma il meglio del meglio di cinquecento anni di arte italiana, il tutto posto sotto l’egida di un unico uomo.

La visita è poi proseguita con la Galleria delle Porcellane, splendido esempio di come l’artigianato possa elevarsi al rango delle arti più elevate. A seguire, quasi per dimostrazione da parte di Carlo III di essere il solito tiranno e non un benefattore che ha esposto la propria collezione privata al pubblico, l’Appartamento Reale e il Salotto di Porcellana. Simili allo stile sfarzoso e regale della Reggia di Caserta, essi sono tra le creazioni più lussuose e principesche del Settecento napoletano, in particolare grazie al contributo della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte, fondata proprio da Carlo III. Come ultimo intermezzo, salendo al secondo piano, si raggiunge la Sala degli Arazzi. Sette sono gli stendardi esposti, che vanno a comporre il ciclo della Battaglia di Pavia nel 1525, decisiva per le sorti della storia europea.

È la Flagellazione di Cristo che riporta tutti in vita di sera

La Galleria Napoletana è composta interamente da opere di artisti partenopei o personalità legate a Napoli vissute tra il XIII e il XVIII secolo. Lì è possibile rendersi conto di cosa un uomo solo è capace di fare: Flagellazione di Cristo di Caravaggio. Posto in fondo al secondo piano, il quadro è visibile nitidamente da metri e metri di distanza, illuminato da un solo led delle dimensioni di una lampada da tavolo, per effetto dei giochi di chiaroscuro del pittore. È un’opera colossale e solenne con una gestualità ridotta al minimo, sobria ed essenziale. I corpi emergono dal buio venendo definiti dalla luce abbagliante, in modo da descrivere con enorme pathos l’evento che il dipinto racconta.

La serata prosegue nel cuore di Porta Piccola con un gustoso apericena in un’atmosfera incantevole sulla terrazza de “Il Portoncino”, delizioso locale ubicato in un palazzetto del ‘700 da dove è possibile godere di un fantastico panorama e guardare negli occhi il Vesuvio. NonsoloArt mescola insieme arte, cultura e gastronomia per rivalutare e valorizzare le tradizioni, la storia e il patrimonio storico-artistico del territorio campano. Pur privo di T-Rex giganti che si muovono per le sale, di Moai parlanti che chiedono una gomma e di faraoni che lanciano anatemi vecchi di millenni, come nel celebre film con Robin Williams e Ben Stiller, rimarrete stupefatti dalla bellezza di una notte al museo di Capodimonte.

Capodimonte come Napoli vale un’esistenza. Un consiglio: andateci, non ve ne pentirete.

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A proposito di Matteo Pelliccia

Cinefilo, musicofilo, mendicante di bellezza, venero Roger Federer come esperienza religiosa.

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