Safety Booth: le nuove cabine antiaggressione in Corea

safety booth

In alcune zone della Corea del Sud, uno dei paesi noti per la sua bellezza, per la sua storia e le sue tradizioni, sono state introdotte le cosiddette Safety Booth, delle “cabine” all’interno della quale è possibile chiudere sé stessi e chiedere aiuto alle autorità in caso di pericolo o necessità. Le cabine al loro interno presentano un bottone di emergenza collegato ad una linea della polizia. Le forze dell’ordine, non appena schiacciato il pulsante, arriveranno immediatamente in soccorso della persona in pericolo. Una volta premuto il pulsante SOS la porta della Safety Booth si chiuderà, tenendo all’esterno della cabina l’eventuale minaccia.

Negli ultimi anni sono, purtroppo, stati sempre più frequenti i casi di aggressione, all’estero come in Italia, e avere una fonte di protezione in più tranquillizza sicuramente i cittadini. Ormai camminare da soli, di giorno e soprattutto di notte, diventa un momento di puro terrore, dunque, in Corea, il governo ha deciso di installare questi “luoghi sicuri” dove qualsiasi persona può rifugiarsi in caso si dovesse sentire seguita o minacciata. Insomma queste Safety Booth potrebbero rappresentare letteralmente una salvezza per molte persone, in diverse situazioni, ed evitare così delle tragiche storie.

I pareri delle persone sono però contrastanti, c’è chi è entusiasta per questa novità, chi sostiene che la Corea sia “un passo avanti” e che si impegni fortemente nella protezione dei suoi cittadini. Questi pensieri sono condivisi da molti, come anche la creator Elita Hasarova, la quale ha condiviso sui suoi social un video dove si mostra molto impressionata dalla installazione di queste Safety Booth, questi luoghi di sicurezza che si possono trovare facilmente per strada, e che potrebbero potenzialmente contribuire a salvare delle vite. Tuttavia sono presenti anche diversi pareri negativi. C’è chi si domanda cosa accadrebbe se l’aggressore dovesse riuscire ad entrare nella cabina, o se la cabina non funzionasse adeguatamente. Teoricamente la persona che cerca rifugio all’interno della Safety Booth dovrebbe comunque essere tutelata dal fatto che la polizia arriverebbe sul luogo dell’aggressione in pochissimo tempo, intervenendo prontamente.

Ovviamente gli scenari potrebbero essere molteplici, non si può prevedere il futuro, tuttavia è stato sicuramente apprezzato l’impegno da parte del governo della Corea del Sud nel rendere le sue strade più sicure. Certamente  sarebbe corretto che strutture come le Safety Booth fossero disponibili in ogni parte del mondo, o almeno che fossero aumentati i controlli, soprattutto quelli notturni, al fine di garantire protezione e sicurezza ai cittadini in tutto il mondo. Speriamo però che questa possa comunque essere un’azione che porti all’attenzione dei governi degli altri Paesi la critica situazione di paura vissuta dai cittadini di ogni età, che le Safety Booth possano essere loro d’ispirazione.

I controlli non sono mai troppi, la sicurezza dei cittadini viene prima di ogni altra cosa, ed è giusto potersi sentire sicuri di camminare da soli, sia di giorno che di notte. 

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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A proposito di Sara Migliaccio

Studentessa di Lingue e Culture Comparate, presso l'Università degli studi di Napoli L'Orientale, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e opportunità.

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