Sciopero degli autori Hollywoodiani: cosa sta succedendo?

Sciopero degli autori Hollywoodiani: cosa sta succedendo?

Sciopero di autori e attori Hollywoodiani: quali sono le motivazioni e chi è sceso in sostegno della causa?

Ad oggi, da più di tre mesi, gli sceneggiatori della Writers Guild of America (WGA) sono in sciopero e recentemente si sono uniti anche attori appartenenti alla SAG-Aftra. Per chi non lo sapesse, questo è il secondo sciopero attuato dalle stesse categorie di lavoratori, il primo, avvenuto nel 2007, vide una vittoria da parte degli autori, i quali costarono una perdita ad Hollywood di 380 milioni di dollari, ma ottennero finalmente nuovi contratti che assicuravano loro un maggior introito, visti anche gli enormi successi di alcune serie tv del momento. Ed ancora, nel lontano 1960, ci fu un ancora più grande sciopero ove presero parte anche gli attori e i quali richiedevano benefici che ad oggi possono sembrare banali e scontati, quali un fondo pensione, una assicurazione sulla salute ed, infine, un aumento salariale in quanto, con l’avvento della tv, i loro lavori erano mostrati anche su una nuova piattaforma. Anche in questo sciopero, essi vinsero, guadagnando diritti basilari.

Se nello sciopero del 1960, l’avvento della televisione era sì un gran passo in avanti, ma per il cinema e – soprattutto – per alcuni attori, fu un grande incubo, ad oggi questo stesso incubo si è tramutato in una Intelligenza Artificiale, conosciuta per la maggior parte come AI. L’AI che ogni giorno cresce e si diversifica e di cui già moltissime aziende hanno iniziato ad usarne i “benefici”, non è regolata da alcuno strumento o da alcun organo statale americano e, dunque, presenta una minaccia prepotente alla creatività e al lavoro di tutti i personaggi coinvolti dietro a prodotti di cui ogni giorno fruiamo. La paura di autori e attori non è però da denigrare, sottovalutare o svalutare: difatti l’AI è una vera e propria macchina da guerra che mina ai posti di lavoro di ognuno di noi. Ed i lavoratori di Hollywood, ad eccezione delle star che tutti noi conosciamo, sono normalissimi operatori che sono tutt’altro che ricchi o famosi. Ma per fortuna hanno il diritto di protestare e scioperare.

Ormai noto è, infatti, che queste categorie di lavoratori – in base allo stato/città americana in cui lavorano – hanno una paga oraria davvero normale: i membri della SAG guadagnano circa 26 mila dollari l’anno, ciò consente loro a malapena di vivere e non dona neppure accesso alle assicurazioni sulla salute (in quanto in America il diritto alla salute è regolato diversamente); inoltre essi, è stato stimato, che non guadagnino neppure 18 dollari l’ora. In California la paga oraria è di 27,73 dollari mentre invece a New York è di 63,39 dollari. Queste cifre possono sembrare giuste, forse anche alte, se considerati in concomitanza con un contratto full time, ma ciò non è applicabile al cinema, in quanto è riconosciuto essere un lavoro intermittente e non annuale. Molti infatti devono districarsi anche in più lavori. Essi sono arrabbiati, stanchi e giustamente abbattuti dal mondo che cambia di secondo in secondo e dal fatto che nulla possa garantir loro un futuro sereno, mentre invece i proprietari di case di produzione sono milionari e, talvolta, giungono anche all’arena mossa di criticare il diritto di lavoratori che alle spalle non hanno poi molto.

Cosa chiedono autori ed attori che hanno avviato questo sciopero?

Essenzialmente la stessa cosa: aumento di stipendi e regolazioni sull’uso delle AI in merito a progetti creativi. Altro problema, per cui si è attuato questo sciopero, sono i siti di streaming, i quali mirano alla paga di attori (anche quelli che ricoprono ruoli importanti) e che vedono il frutto del loro lavoro solo in piccoli pagamenti, quando i loro prodotti giungono sulle piattaforme di streaming. La star conosciutissima Mandy Moore, che ha recitato in This is Us, conferma di aver ricevuto il pagamento residuo per la serie tv di un penny. La compagnia SAG ha proposto dunque di avere una fetta di incassi che proviene dalle piattaforme streaming, ma essa è stata rifiutata.

Molte persone, supporters di questo movimento, si chiedono come comportarsi, se cancellare i loro abbonamenti dalle piattaforme possa essere d’aiuto o se non andare al cinema a vedere i nuovi Barbie o Oppenheimer sia una buona mossa. Lo sciopero di attori ed autori non mira a questo, essi non intimano in alcun modo le persone a boicottare le piattaforme streaming o i cinema. 

Nel frattempo moltissime produzioni si sono, giustamente, arrestate e passerà un po’ di tempo da qui al vedere la prossima stagione di Stranger Things o il nuovo Deadpool 3 o ancora i nuovi adattamenti Beetlejuice Wicked. Ed ancora, altri ritardi li vedrà il sequel del Gladiatore, il nuovo film delle Tartarughe Ninja mostrando ad oggi una netta perdita nelle tasche delle case di produzione hollywoodiane.

Per fortuna molte stelle del cinema hanno deciso di scendere in strada ed unirsi allo sciopero, nei picchetti dove gli autori sostano fuori dai loro uffici rifiutando di dare servizio alle case di produzione. Alcuni di essi hanno dato anche vita a cartelli provocatori, come “Nomina il tuo film preferito senza attori”, a sottolineare che senza accordi non ci saranno film o attori disponibili a filmarli.

Alcuni nomi sono: gli inseparabili Paul Dano Zoe Kazan (entrambi in Ruby Sparks), Jason Sudeikis (Ted Lasso), Rosario Dawson (Sin City), la sempre presente – quando si parla di diritti umani – Susan SarandonAdam Scott (Parks and Recreation), Olivia Wilde (Don’t Worry Darling) e la giovane Joey King (Bullet Train) la quale ha dichiarato: “Sono così fiera di far parte di una unione che combatte per un contratto equo per tutti i membri! Questo sciopero è davvero necessario” e con loro moltissimi altri.

 

Fonte immagine: Pexels.com

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