Negli ultimi anni, il discorso sulla settimana lavorativa corta ha avuto nuova linfa vitale, non solo per quanto riguarda il benessere dei lavoratori, ma anche per il suo impatto sull’economia di una nazione. Come dimostrato da esperimenti su larga scala in Paesi come Islanda, Nuova Zelanda e Regno Unito, la settimana lavorativa corta si è rivelata un vero successo sia dal punto di vista sociale che economico quando implementata correttamente.
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Si lavora meno e si produce di più
Secondo diversi studi, tra cui quelli condotti dall’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ridurre l’orario di lavoro può portare a un aumento della produttività. Diversi dati hanno dimostrato che un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa può migliorare il morale e la concentrazione dei dipendenti, aumentando di conseguenza la qualità e la quantità del loro lavoro durante le ore lavorative. Oltretutto, con una settimana lavorativa più corta, i lavoratori sono meno inclini all’esaurimento e all’affaticamento, diminuendo di conseguenza anche i fenomeni di assenteismo e il tasso di turnover del personale.
Quali modelli esistono? E cosa succede allo stipendio?
Prima di analizzare i pro e i contro, è fondamentale chiarire un punto chiave che spesso genera confusione: non esiste un solo modello di settimana corta. Le due principali modalità sono:
- Orario compresso: si lavora lo stesso numero di ore settimanali (solitamente 40), ma condensate in 4 giorni invece di 5 (es. 4 giornate da 10 ore). In questo caso, lo stipendio rimane invariato.
- Orario ridotto: è il modello più discusso, spesso riassunto dalla formula “100-80-100”. Significa ricevere il 100% dello stipendio, lavorando l’80% delle ore, in cambio del mantenimento del 100% della produttività. È questo il modello al centro dei più importanti studi internazionali.
Pro e contro per le imprese
Benché possa sembrare controintuitivo, adottare una settimana lavorativa di 4 giorni a parità di salario si può tradurre, a lungo termine, in un aumento del guadagno. Tuttavia, è normale che nel breve periodo l’azienda debba affrontare una fase di assestamento e investimento. Uno studio condotto dall‘Università di Stanford ha evidenziato come le aziende, riducendo i giorni di apertura degli uffici, possano anche tagliare i costi operativi. Ecco una sintesi dei principali vantaggi e delle sfide.
Vantaggi per le aziende (pro) | Sfide e criticità (contro) |
---|---|
✅ Aumento della produttività e dell’efficienza. | ❌ Complessità organizzativa iniziale (turni, processi). |
✅ Maggiore attrazione e ritenzione dei talenti. | ❌ Non applicabile a tutti i settori (es. sanità, produzione h24) senza un’attenta riprogettazione. |
✅ Riduzione dei costi (energia, acqua, gas) e dell’assenteismo. | ❌ Rischio di intensificare lo stress se non supportato da processi più efficienti. |
✅ Miglioramento dell’immagine aziendale e della reputazione. | ❌ Necessità di investire in tecnologia e formazione per ottimizzare il tempo. |
Effetti sull’economia
Con minor tempo passato a lavorare e più tempo libero a disposizione, i lavoratori hanno maggior possibilità di partecipare alla vita sociale: eventi, fare compere, andare nei ristoranti, nei cinema, viaggiare, insomma di consumare, con effetti dunque positivi sul settore del consumo sia interno che esterno. In un paese con una scarsa domanda interna, la settimana lavorativa in 4 giorni potrebbe essere una soluzione per stimolare l’economia locale, favorendo settori come il turismo, l’intrattenimento e il commercio al dettaglio. L’Italia è uno di quei Paesi che beneficerebbe dalla settimana lavorativa corta; la sua economia è stata infatti colpita da periodi di stagnazione. Secondo dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), l’Italia è uno dei Paesi europei con i tassi di produttività più bassi, rendendo fondamentale la valutazione di nuovi modelli organizzativi.
Il parere di un esperto e i dati dal mondo
Pedro Gomes, economista presso la Birkbeck, University of London e autore del libro “Friday Is the New Saturday”, afferma che: “La riduzione della settimana lavorativa non è solo una questione di benessere dei lavoratori, ma può anche portare a un aumento della produttività e della competitività delle imprese.” I dati lo confermano: il più grande esperimento al mondo, condotto nel Regno Unito su oltre 60 aziende e monitorato dall’organizzazione 4 Day Week Global, ha mostrato che il 92% delle aziende partecipanti ha deciso di proseguire con la settimana corta, registrando un calo del 71% dei livelli di burnout e, dato notevole, un aumento medio del 35% dei ricavi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Esempi concreti in Italia
Anche in Italia diverse realtà stanno sperimentando con successo questo modello. Tra i casi più noti vi sono Intesa Sanpaolo, che ha offerto ai suoi dipendenti la possibilità di lavorare 4 giorni a settimana per 9 ore (modello compresso) a parità di stipendio, e colossi come Lamborghini e Luxottica, che hanno siglato accordi sindacali per introdurre una progressiva riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, dimostrando che questo approccio è percorribile anche nel settore manifatturiero.
Premesse necessarie affinché ciò diventi realtà
La settimana lavorativa corta non può essere applicata efficientemente se prima non si adottano delle politiche adeguate e una profonda riorganizzazione. Attualmente in Italia non esiste una legge specifica in materia; l’adozione è demandata alla contrattazione collettiva di secondo livello o ad accordi aziendali individuali. Per una diffusione su larga scala servono fondamenta solide, tra cui: il sostegno economico alle imprese nella fase di transizione, la definizione di obiettivi chiari e misurabili (KPI) e la promozione di una cultura lavorativa basata sulla fiducia e sui risultati, non sulle ore di presenza. La tecnologia e la digitalizzazione diventano alleati indispensabili per ottimizzare i processi.
In conclusione, la settimana lavorativa corta non è solo una questione di benessere dei lavoratori, ma rappresenta un’opportunità strategica per migliorare l’economia di una nazione. È necessario però l’impegno e il sostegno da parte di imprese e governi, perché lo sforzo parte dalle alte sfere. Solo con queste premesse, questo modello lavorativo innovativo potrebbe diventare un pilastro per la creazione di una società più rigogliosa e sana, contribuendo al miglioramento della vita di tutti. Forse, un giorno, si potrebbe smettere di vivere per lavorare e si potrebbe iniziare a lavorare per vivere.
fonte dell’immagine: Wikicommons
Articolo aggiornato il: 24/05/2024