È di poche settimane fa la scoperta di ulteriori venticinque tavolette in legno provenienti dal forte romano di Vindolanda, in Northumbria, nel Nord dell’Inghilterra. Le nuove scoperte vanno ad aggiungersi ai già noti ritrovamenti avvenuti a partire dal 1973, i più copiosi dei quali si datano al 1992 grazie all’attività di Robin Birley, archeologo e direttore degli scavi; il figlio Andrew, seguendo le orme del padre, ha sempre sperato che ancora vi si celasse qualche reperto maggiormente sorprendente e, sotto la sua direzione, il suo team ha recuperato le nuove tavolette, pronte per essere decifrate grazie alle moderne tecnologie: un ritrovamento «che aspettavo da una vita» dichiara Birley, dopo aver brindato con i suoi collaboratori. Proprio come i precedenti, i documenti in legno contengono singolari quadretti della vita militare del I secolo d.C.
Un po’ di archeostoria del forte e delle tavolette di Vindolanda
Le tavolette di Vindolanda, i più antichi documenti scritti a mano tra quelli rinvenuti al di là della Manica, sono senza dubbio tra i reperti di maggiore fascino conservati nella sezione del British Museum di Londra dedicata alla dominazione romana in Gran Bretagna. Vindolanda fu un forte Romano in Britannia, costruito in legno prima del 90 d.C., a sud della linea del Vallo di Adriano, che segnava il confine tra la provincia romana della Britannia e la tremebonda Caledonia, corrispondente all’odierna Scozia. Nel periodo intercorso tra la ritirata delle truppe romane dalla Scozia e la costruzione del Vallo, Vindolanda fu un sito strategico della frontiera romana proprio per la posizione tra i due punti chiave di Solway e Tyne, oggi Stanegate.
Le scoperte archeologiche sono straordinarie, perché ci restituiscono uno spaccato di vita militare assolutamente unico e decisamente privato, costituito dalla corrispondenza dei soldati al fronte con i propri cari, su sottili tavolette in legno, appositamente preparate per lo scopo scrittorio. Al momento, solo l’8% del sito è stato indagato, ma sono già venuti alla luce oltre mille testi relativi al periodo di occupazione del forte tra il 90 e il 120 d.C. Le preziose tavolette, circa un centinaio, sono sottilissimi frammenti, derivati dal legno di betulla, ontano e quercia, che ci offrono una chiara visione di quella che era la vita delle legioni romane nelle province a nord dell’Impero e del grado di istruzione dei soldati di stanza in tale presidio. I testi ritrovati variano dalla corrispondenza pubblica e privata dell’esercito, ai rapporti giornalieri degli ufficiali al prefetto; vi è perfino un pridianum, ovvero un rapporto ufficiale della cohors I Tungrorum, contenente elenchi di provviste varie consegnate ai diversi membri della guarnigione. Questo corpus di documenti, ad oggi il più antico archivio di lettere della Gran Bretagna, ci illumina, pertanto, sulla vita nel limes dell’Impero e sulla tipologia di linguaggio dell’esercito romano sul finire del I secolo d.C.: un esempio eloquente in tal senso è rappresentato dalla tavoletta N. 291, contenente un invito alla sua festa di compleanno da parte di Claudia Severa, moglie di uno dei comandanti, destinato all’amica Sulpicia Lepidina; le tavolette, inoltre, sono scritte prevalentemente in corsivo, e rivelano come i Romani utilizzassero altri supporti oltre al papiro e al legno unito alla cera.
Le più recenti scoperte del sito
Le nuove venticinque lettere sono state ritrovate lo scorso 22 giugno nel livello più profondo del forte, protette dalle eccezionali condizioni del terreno e dall’umidità della regione. Birley ha spiegato: «Le tavolette erano distanziate a intervalli regolari lungo una linea, sotto a uno strato di fondamenta pieno di detriti. Ci siamo chiesti se qualcuno le stesse portando in una borsa magari bucata, o se qualcuno le avesse buttate una ad una mentre le stava leggendo camminando. Non c’è niente di più emozionante che leggere questi messaggi personali dal passato lontano». Rispetto alla classica betulla, molti testi si trovano su quercia «e ciò consente una migliore lettura e conservazione», aggiunge Birley. I testi attendono ora di essere decifrati grazie ai raggi infrarossi, che consentiranno di evidenziare le scritte in inchiostro, ma l’esame iniziale ha già dimostrato come alcune delle missive fossero state firmate dal già noto Masclus, decurione di cavalleria che, nei precedenti ritrovamenti del sito, dava indicazioni sul rifornimento del forte del muro di Adriano e richiedeva al suo superiore, il prefetto Flavio Ceriale, maggiori scorte di birra per il suo avamposto; adesso, venticinque anni dopo, le tavolette sembrano includere ancora delle richieste dello stesso ufficiale romano, inerenti questa volta a un commeatus, un congedo.
Secondo gli esperti, i nuovi frammenti «ci aiuteranno a capire la vita dell’Impero e forse a far emergere nuovi nomi a cui dovremmo dare un posto nella storia della Gran Bretagna romana. Per tutti noi, dagli studiosi ai volontari che scavano, il giorno in cui abbiamo alzato “al cielo” le prime tavolette ritrovate sarà un momento che ricorderemo per sempre».