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Le civiltà del Vicino Oriente e dell’Europa antica si sono sviluppate parlando lingue appartenenti a due grandi “famiglie”: le lingue semitiche e le lingue indoeuropee. Comprendere le loro origini e differenze significa fare un viaggio affascinante nella storia dei popoli, delle migrazioni e della cultura che ha plasmato il nostro mondo.

Le lingue semitiche: origine e caratteristiche

Il termine “semitico” deriva dal nome di Sem, uno dei tre figli del patriarca biblico Noè. È fondamentale sottolineare che questa è una classificazione puramente linguistica, non etnica o razziale. I popoli che parlavano queste lingue non discendevano da un unico “popolo semita”, ma condividevano una struttura linguistica comune.

La caratteristica più distintiva delle lingue semitiche è la struttura basata su radici triconsonantiche. Una radice di tre consonanti (es. K-T-B) esprime un concetto di base (in questo caso, “scrivere”), e le diverse parole vengono formate inserendo delle vocali. Per esempio, dalla radice K-T-B in arabo derivano kataba (lui scrisse), kitāb (libro) e maktab (ufficio).

Le principali lingue semitiche includono:

  • Lingue antiche: accadico (la lingua dei Babilonesi e degli Assiri), ebraico biblico, aramaico (la lingua parlata da Gesù), fenicio, ugaritico.
  • Lingue moderne: arabo, ebraico moderno, amarico (lingua ufficiale dell’Etiopia), maltese.

Le lingue indoeuropee: un’origine comune tra Europa e Asia

A partire dal III millennio a.C., ondate migratorie di popoli nomadi e pastori si spostarono dalle steppe pontico-caspiche (secondo l’ipotesi più accreditata) verso l’Europa, l’Anatolia e l’India. Questi popoli parlavano dialetti imparentati tra loro, che nel corso dei secoli si sono evoluti nelle lingue che oggi chiamiamo indoeuropee. Anche in questo caso non si parla di un unico popolo, ma di gruppi con origini culturali e linguistiche comuni.

La prova di questa origine comune risiede nelle somiglianze lessicali e grammaticali. Ad esempio, la parola “padre” ha una radice riconoscibile in molte lingue di questa famiglia: pater in latino e greco, father in inglese, vater in tedesco, pitṛ́ in sanscrito. L’italiano, lo spagnolo, il francese, l’inglese, il tedesco, il russo, il persiano e l’hindi sono tutte lingue indoeuropee.

I principali rami della famiglia indoeuropea sono:

  • Italico (da cui il latino e le lingue romanze come l’italiano)
  • Germanico (inglese, tedesco, olandese)
  • Ellenico (greco)
  • Slavo (russo, polacco, ceco)
  • Indo-iranico (sanscrito, persiano, hindi)
  • Celtico (irlandese, gallese)

Le differenze principali in sintesi

Per capire meglio le differenze, ecco una tabella comparativa a due colonne.

Lingue Semitiche Lingue Indoeuropee
Origine: Vicino Oriente (Mesopotamia, Levante, Penisola Arabica). Origine: Origine dibattuta (probabilmente steppe pontico-caspiche), diffuse in Europa, Iran e India.
Struttura: Basata su radici di 3 consonanti (es. S-L-M per “pace”). Le vocali modificano il significato. Struttura: Basata su una radice a cui si aggiungono prefissi e suffissi (es. “in-cred-ibile”). Le vocali sono parte della radice.
Esempi: Arabo, Ebraico, Aramaico, Accadico. Esempi: Italiano, Inglese, Russo, Persiano, Greco, Sanscrito.

Il termine “semita”: da concetto linguistico ad abuso razziale

È di fondamentale importanza comprendere come il termine “semita” abbia subito una tragica distorsione. Nato come categoria linguistica nel XVIII secolo per descrivere una famiglia di lingue, è stato forzatamente travisato e applicato a una presunta “razza semita”. Questa aberrazione pseudoscientifica ha avuto il suo culmine nel XIX e XX secolo, diventando la base ideologica dell’antisemitismo.

Nella propaganda, in particolare quella della Germania nazista, gli Ebrei venivano definiti “i Semiti” per eccellenza e descritti come una razza inferiore. Questo abuso del termine, che ignora completamente il suo significato originale, ha alimentato pregiudizi e persecuzioni di una violenza inaudita. Parlare di “semita” in termini razziali è scientificamente infondato e storicamente pericoloso.

Dove approfondire: un consiglio pratico

Per toccare con mano la storia di queste antiche civiltà e delle loro lingue, un’esperienza straordinaria è visitare un museo che conservi reperti archeologici del Vicino Oriente. Poter osservare da vicino una tavoletta in cuneiforme accadico o un’iscrizione fenicia rende la storia molto più concreta.

  • Istituzione suggerita: The British Museum (Londra) o la sezione Vicino Oriente del Museo del Louvre (Parigi).
  • Cosa vedere: La Stele di Rosetta (che include il geroglifico, demotico e greco), le tavolette cuneiformi della Biblioteca di Assurbanipal, il Codice di Hammurabi (Louvre).
  • Sito web (British Museum): www.britishmuseum.org

Fonte immagine: Wikipedia

 

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