La pizzetta fritta, scrigno di sapori napoletani

pizzetta fritta

La pizzetta fritta napoletana: non esiste solo la classica pizza, ma anche questa gustosissimo tesoro dello street food amato proprio da tutti.

Tutti conosciamo la classica pizza napoletana, vera e propria Mecca dei sapori e dei piaceri presso cui andare in pellegrinaggio sempre e ovunque, e non c’è nulla da aggiungere a qualcosa che sprigiona la propria poesia autonomamente, soltanto al primo morso e al primo contatto con le papille gustative.
Nell’Olimpo dello street food, sono però molti gli astri a brillare, molte sono le divinità che rifulgono in tutta la loro lucentezza dorata: frittatine, crocché di patate, fritture miste di mare e di terra, ma anche lei. Sì, lei la pizzetta fritta, da non confondere con la pizza fritta, altro pezzo di storia incastonato nel museo napoletano.
C’è quasi  da confondersi in questa specie di tassonomia culinaria, ma il cuore (o lo stomaco) riuscirà sempre a ricondurci alle varie differenze tra le pietanze, per gustarle tutte al meglio e rispettandone l’unicità.
Spesso messa in secondo piano rispetto alla più conosciuta e rassicurante pizza napoletana, la pizzetta fritta si ritaglia comunque il suo angolo di autonomia e gloria: assaporata in piedi, tra le viuzze lastricate del centro storico, seduti sulle scale, da soli o in condivisione con chi si ama, la pizzetta fritta è come una perla intrisa di olio, pomodoro e mozzarella.
Soltanto in formato più piccolo della classica pizza, e con una cottura diversa.

La storia della pizzetta fritta napoletana, chiamata anche “montanara”: da Antonio Valeriani passando per L’Oro di Napoli di Vittorio De Sica.

Le pizzette fritte dette anche pizzetta montanara, come tante perle ammucchiate in uno scrigno, fanno davvero gola e si lasciano mangiare prima, ed innanzitutto, con lo sguardo.
Chiamata anche “montanara”, la pizzetta fritta si presenta come un succulento e verace disco di impasto di pizza, e ha delle origini davvero antiche: secondo alcuni, comparirebbe in un testo tradizionale di Antonio Valeriani, risalente al 1600, e in cui verrebbe descritta come una pietanza irrinunciabile della domenica, mentre secondo altri sarebbe stata portata a Napoli da forestieri.
Non conosciamo la verità, ma sappiamo quando è avvenuta la sua consacrazione: nel film di Vittorio De Sica, L’Oro di Napoli,  la pizzetta fritta è preparata da una verace e sensualissima Sofia Loren, e ciò ha proiettato questo pezzo di street food nell’immaginario collettivo come un fotogramma indelebile.
E, a proposito di Sofia Loren, è proprio presso la pizzeria “Donna Sophia”, nel cuore di Via dei Tribunali, che si può gustare un’ottima pizzetta fritta trasudante gusto, amore e tradizioni.
Ma perché alcuni chiamano la pizzetta fritta napoletana “montanara”? Questo inusuale nome deriverebbe da una credenza che vede la pizzetta fritta come un’invenzione dei “montanari”, i contadini che vivevano nelle zone montuose e che erano soliti mangiare, durante le pause dalle fatiche quotidiane, panini farciti con pomodoro, basilico e formaggio.

La ricetta della pizzetta fritta: come farla in casa e concedersi una cena veloce e sostanziosa!

Con l’autunno e l’arrivo dell’inverno, si sa, la pigrizia dilaga, e anche solo affrontare il freddo sferzante per assicurarsi un ricco bottino di pizzette fritte, frittatine e crocché diventa un’impresa titanica degna della scalata del K2.
Ma allora perché non aguzzare l’ingegno e provare a fare la pizzetta fritta a casa?
Birra, buona compagnia, una bella serie tv e balconi aperti (vi servirà, visto che friggerete) saranno i vostri alleati ideali.
La pizzetta fritta non è altro che un dischetto della pasta utilizzata per la pizza, fritta, non farcita all’interno (come accade per la pizza fritta, sua parente stretta), ma condita esternamente con passata di pomodoro a cucchiaiate generose, formaggio e basilico.
Per quattro persone, dovrete procurarvi i seguenti ingredienti: 500 gr di farina di tipo 00, 250 ml di acqua, un cucchiaio di olio extravergine di oliva, mezzo panetto di lievito di birra (12 gr), mezzo cucchiaio di sale, 400 gr di mozzarella, una bottiglia di passata di pomodoro, parmigiano, basilico e olio per friggere (preferibilmente di semi d’arachide).
Per iniziare, disponete la farina a fontana, al centro della farina versate l’acqua dove avrete precedentemente sciolto il lievito di birra e  iniziate a impastare. Man mano che impastate, aggiungete anche il sale e il cucchiaino di sale, fino ad avere l’impasto della consistenza giusta. Dall’impasto, estraete delle piccole palline di pasta e lasciatele lievitare per un paio d’ore in un luogo fresco e asciutto, facendo attenzione a disporle a debita distanza tra loro.
Nel frattempo, occupatevi della preparazione del sugo di pomodoro: in una padella capiente create un bel soffritto d’aglio con l’olio extravergine e, una volta dorato l’aglio, aggiungete la passata di pomodoro e qualche foglio di basilica sminuzzata per impregnare la salsa col suo inconfondibile aroma. Aggiustate di sale e continuate a far cuocere il sugo fin quando non si sarà rappreso e non si sarà insaporito al punto giusto.
Quando la pasta sarà giunta a lievitazione, prendete le palline, appiattitele e friggetele in abbondante olio di semi d’arachide (la temperatura deve tra i 180 e i 200 gradi); giratele di tanto in tanto, fino ad arrivare alla doratura e alla consistenza che si preferisce.
Aiutandovi con una schiumarola, prelevate le pizzette fritte dall’olio bollente e adagiatele su abbondanti fogli di carta assorbente, tamponatele e disponetele su un bel piatto da portata.
Su ciascuna pizzetta fritta, versate un abbondante cucchiaio di salsa di pomodoro, mozzarella a dadini, formaggio e una foglia di basilico per guarnire il tutto, dando un tocco artistico che non guasta mai.
Ora, dopo la preparazione (e dopo aver fatto arieggiare adeguatamente la casa), siete pronti per assaporare una vera e propria golosità lussuriosa napoletana, di quella lussuria che solo il fritto può regalare.
Ogni piccolo morso contiene la fragranza croccante del fritto, la morbidezza della pasta che si gonfia come una nuvoletta e la sapidità dolciastra del pomodoro, che si sposa delicatamente con la freschezza del basilico: se la pizzetta fritta è l’oro di Napoli, assaporarla rende sicuramente più ricchi.

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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