Semi di cannabis: consigli per la scelta e per la coltivazione

Nel momento in cui si parla del settore della cannabis non si può non fare riferimento ai semi autofiorenti. Si tratta di elementi che hanno acquisito nel corso del tempo una grande popolarità, anche perché le loro peculiarità sono davvero interessanti. I semi in questione sono molto conosciuti e apprezzati anche da parte di coloro che si avvicinano per la prima volta a questo settore, anche per il fatto che riescono a crescere con grande rapidità. I tempi della fioritura a partire dai semi autofiorenti, infatti, vanno fatti rientrare in un tempo che va da 7 a 10 settimane. Ma cerchiamo di scoprirne di più sui semi di cannabis.

Fare attenzione ai falsi miti

I semi di cannabis possono essere soggetti a dei falsi miti o a dei luoghi comuni intorno alla loro coltivazione. Per esempio, una convinzione comune è quella di distinguere tra semi femminili e semi maschili. Si ritiene erroneamente che le due varietà si possono distinguere in base ad una piccola depressione che è situata nella parte inferiore dei semi.

In genere chi si adatta a questo falso mito afferma di preferire quelli femminili per la loro capacità di produrre le cime. Ma in tutto questo non c’è niente di vero, perché l’unico modo per sapere quali siano in realtà i semi femminili è quello di fare attenzione ai fiori o di chiedere informazioni al rivenditore di fiducia.

Scegliere soltanto semi di qualità

Se si vuole procedere alla coltivazione dei semi di cannabis e si vuole ottenere il massimo dal raccolto, è importante procedere all’acquisto soltanto di semi di qualità. Ma come fare a sapere della qualità dei prodotti? È possibile mettere in atto quella che si chiama la prova del galleggiamento.

Per fare questa prova si deve prendere dell’acqua distillata. In essa si immergono i semi e poi si controlla che cosa accade dopo circa due ore. Generalmente accade che quelli che rimangono a galla sono piuttosto scarsi come qualità. Quelli che, invece, vanno a fondo sono ottimali da piantare e possono essere utili per farli germinare.

Inoltre bisogna controllare il grado di morbidezza al tatto. Anche i semi che sono troppo morbidi non sono di grande qualità. Invece quelli più duri potrebbero essere migliori.

Come strutturare la coltivazione

Ci sono tanti fattori di cui si deve tenere conto per portare avanti la coltivazione dei semi autofiorenti. Innanzitutto si deve considerare lo schema più corretto per l’illuminazione. Di solito gli autofiorenti non sono fotoperiodici, perciò non sono soggetti all’alternanza della luce e del buio.

Tuttavia non è detto che l’illuminazione sia completamente inutile, infatti questa può essere effettuata con delle lampade di riferimento, sempre avendo cura di dosare l’energia che può essere ricavata dalla luminosità.

Non si deve cadere nell’errore, nel pensare che le piante di cannabis autofiorenti rendano meno delle fotoperiodiche, ovvero di quelle che sono vincolate al ciclo di luce per la crescita. Di solito le piante che derivano dai semi di cannabis autofiorenti possono raggiungere un’altezza compresa tra i 60 e i 100 centimetri. Ecco perché sono anche i preferiti da chi ha poco spazio in casa o nel balcone per la loro coltivazione.

Molto importante, poi, per quanto riguarda la coltivazione, è considerare quali siano gli additivi migliori per il terriccio. Ma appunto quali sono i migliori? Tutto può variare in base all’umidità dell’ambiente nel quale avviene la coltivazione. Se sono ambienti molto umidi, si dovrebbe aggiungere al terriccio un po’ di fibra di cocco, altrimenti si può utilizzare la perlite, in ambienti poco abbondanti di umidità. In ogni caso bisogna tenere conto sempre del rapporto che deve essere di 70:30, sia per la fibra di cocco che per la perlite.

 

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