Il principio di solidarietà: dagli Stati alle persone

Il principio di solidarietà: dagli Stati alle persone

La politica dell’Unione Europea in materia di frontiere, visti, immigrazione e asilo è qualificata, tra l’altro, come una politica fondata sulla solidarietà tra gli Stati membri. L’obiettivo del principio di solidarietà, previsto dal diritto primario dell’UE, è quello di distribuire gli oneri della gestione delle politiche comuni in questa materia, in quanto, com’è noto, il peso ricade quasi totalmente sui paesi di frontiera.

Negli ultimi dieci anni, l’Unione Europea ha tentato più volte di dare attuazione al principio di solidarietà attraverso misure che volevano favorire la stretta collaborazione tra gli Stati membri, une gestione condivisa del fenomeno migratorio e una ripartizione equa ed equilibrata degli oneri che derivano dall’immigrazione. Un esempio è il sistema di ricollocazione di quote obbligatorie di migranti del 2015 che, in parole povere, consisteva nella redistribuzione dei migranti arrivati in Italia e Grecia negli altri Stati, istituito in seguito al picco della crisi migratoria e in soccorso a quegli Stati di frontiera summenzionati che più hanno risentito delle centinaia di migliaia di migranti sbarcati, precipitati in una situazione di emergenza. Il sistema ha visto la dura ed esplicita opposizione da parte degli Stati dell’Europa orientale, come Ungheria e Slovacchia che addirittura hanno presentato ricorso alla Corte di Giustizia, e la mancata adempienza agli obblighi derivanti da tale sistema da parte di altri ancora.

La mancata attuazione del principio di solidarietà tra gli Stati membri si proietta anche nell’atteggiamento della popolazione dell’Unione Europea, esplicato non solo attraverso la partecipazione al dibattito su quello che deve essere il destino dei migranti che arrivano e quali Stati dovrebbero farsi carico, ma anche nei confronti degli stessi migranti. Queste persone scappano da guerre, condizioni di povertà estrema, malattie, torture e trattamenti inumani e degradanti, e rischiano la vita nel loro viaggio attraverso il Mediterraneo o la rotta balcanica nella speranza di un futuro migliore per sé stessi e le loro famiglie, però tutto questo non sembra essere sufficiente per alcune persone che restano indifferenti davanti la morte nel Mediterraneo o le condizioni nelle quali i migranti riversano non tanto nei centri di accoglienza o detenzione degli Stati membri dell’UE ma quanto quelle dei centri di Paesi terzi come la Libia e la Turchia con cui alcuni Stati membri o l’Unione stessa sottoscrive accordi per “liberarsi” dei migranti o non permettergli di toccare il suolo nazionale.

La riluttanza ad attuare e sostenere le misure che si basano sul principio di solidarietà è anche frutto della propaganda di movimenti populisti e partiti di destra, che spesso descrivono l’immigrazione come la causa di tutti i problemi dello Stato, e della narrazione della crisi migratoria portata avanti dai e attraverso i social media che tende alla disinformazione o semplicemente ad alimentare il sentimento di ostilità verso i migranti.

In conclusione, quello che si evince è un legame tra il comportamento dei singoli Stati nei confronti degli altri Stati e dei migranti e l’atteggiamento della loro popolazione rispetto al tema dell’immigrazione che si traduce nella mancanza di rispetto del principio di solidarietà da parte degli Stati e nell’assenza di solidarietà da parte della popolazione di questi Stati. Il problema è che le vittime di tali mancanze restano i migranti. 

Fonte immagine di copertina: Pixabay.

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